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Ingegneri: ripristinare le tariffe minime e aumentare le agevolazioni fiscali
PROFESSIONE
Ingegneri: ripristinare le tariffe minime e aumentare le agevolazioni fiscali
Dall'assemblea nazionale: ‘tra il 2007 e il 2014 il reddito professionale medio degli ingegneri è calato quasi del 20%'

08/03/2016 - Ripristino di tariffe di riferimento, revisione della formazione universitaria, agevolazioni fiscali specifiche e nuove forme di welfare.
Queste le richieste esposte degli Ingegneri al Governo nel corso dell’Assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) intitolata “Obiettivo Lavoro”, tenutasi a Bologna venerdì 4 marzo 2016.
Inoltre il Presidente del CNI, Armando Zambrano, ha affermato che “le previsioni per il 2016 non sono per niente rassicuranti”: secondo le stime del CNI i redditi degli ingegneri, nella migliore delle ipotesi, resteranno immutati, ma potrebbero anche subire un calo fino all’1%.
Ecco perché gli ingegneri chiedono alla politica delle iniziative che segnino una rottura rispetto al passato come il ripristino di tariffe di riferimento, un piano organico di incentivi per investimenti in conto capitale per i professionisti, sgravi fiscali e il miglioramento delle norme che regolano il lavoro professionale sulla scia del Jobs Act per gli autonomi.
Il CNI ha messo in evidenza anche l’importanza della formazione che andrebbe ripensata e migliorata, a partire dai percorsi universitari. Zambrano, ha infatti dichiarato: “Una delle ragioni per cui gli ingegneri italiani sono così richiesti nel mondo è che possiedono una formazione universitaria di base forte. Quella può garantirla al meglio soltanto un percorso quinquennale. Su questo punto abbiamo avviato un confronto costruttivo col Ministro dell’Istruzione”.
Riccardo Nencini, Vice Ministro Infrastrutture ha risposto agli ingegneri: “Non ho obiezioni da fare rispetto alle proposte degli ingegneri. All’estero chiedono soprattutto ingegneri italiani. Si fidano delle università italiane. Ma abbiamo meno possibilità di competere con i nostri ingegneri perché le società sono troppo piccole. A tutto questo si aggiunge il forte calo degli investimenti pubblici. Quindi esistono delle carenze sul piano dei finanziamenti che bisognerebbe superare. Ma c’è anche un problema di carenza di progettualità”.
Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e relatore del Jobs Act autonomi, ha dichiarato: “Sono attento al tema che voi sollevate, quello della proletarizzazione delle professioni. Ma la strada sbagliata sarebbe quella di avvicinare i professionisti al mondo della subordinazione. Compito del Governo deve essere liberare la funzione professionale dalla pressione fiscale e regolatoria. Ma potenziamento dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’orgoglio della professione liberale restano fondamentali per un tipo di attività che resta profondamente diversa rispetto al lavoro subordinato”.
A commentare le richieste degli ingegneri, tra gli altri, anche Filippo Taddei, Responsabile economia del PD: “C’è un sentiero coerente di trasformazione di questo Paese. Il nostro problema è come fare in modo che i lavoratori potenzino il proprio capitale umano. Occorre investire competenze. Col Jobs Act autonomo diciamo: siamo dalla vostra parte quando investite su voi stessi”.
“Il quadro - ha concluso Zambrano - resta di emergenza e richiede interventi che siano, in buona misura, di discontinuità con il passato. A fronte della crisi di redditi si aprono prospettive invece sulle nuove frontiere dell'ingegneria, soprattutto sul versante dell'innovazione tecnologica, per cui sono richieste nuove figure come, ad esempio, lo sviluppatore dei mezzi di trasporto alternativi, il responsabile per lo smaltimento dei dati personali, il responsabile della gestione e dell’organizzazione della vita digitale”.
Queste le richieste esposte degli Ingegneri al Governo nel corso dell’Assemblea del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) intitolata “Obiettivo Lavoro”, tenutasi a Bologna venerdì 4 marzo 2016.
Ingegneri: le proposte del CNI per uscire dalla crisi
Al Governo gli ingegneri italiani chiedono una serie di interventi per aiutare i professionisti a fronteggiare gli effetti della crisi che, tra il 2007 e il 2014, ha fatto calare il reddito professionale medio degli ingegneri quasi del 20%.Inoltre il Presidente del CNI, Armando Zambrano, ha affermato che “le previsioni per il 2016 non sono per niente rassicuranti”: secondo le stime del CNI i redditi degli ingegneri, nella migliore delle ipotesi, resteranno immutati, ma potrebbero anche subire un calo fino all’1%.
Ecco perché gli ingegneri chiedono alla politica delle iniziative che segnino una rottura rispetto al passato come il ripristino di tariffe di riferimento, un piano organico di incentivi per investimenti in conto capitale per i professionisti, sgravi fiscali e il miglioramento delle norme che regolano il lavoro professionale sulla scia del Jobs Act per gli autonomi.
Il CNI ha messo in evidenza anche l’importanza della formazione che andrebbe ripensata e migliorata, a partire dai percorsi universitari. Zambrano, ha infatti dichiarato: “Una delle ragioni per cui gli ingegneri italiani sono così richiesti nel mondo è che possiedono una formazione universitaria di base forte. Quella può garantirla al meglio soltanto un percorso quinquennale. Su questo punto abbiamo avviato un confronto costruttivo col Ministro dell’Istruzione”.
Ingegneri: verso una revisione della professione
Il Vice Presidente del CNI Fabio Bonfà, dopo aver presentato i risultati di una ricerca effettuata dal Centro Studi del CNI tra gli iscritti all’Ordine, ha dichiarato: “I dati hanno confermato l’alta aspettativa degli ingegneri nei confronti dei possibili interventi del Governo a sostegno della libera professione. In particolare, gli ingegneri lamentano ancora una volta l’abolizione delle tariffe che, a loro avviso, rappresentano uno degli elementi che più ha pesato nel crollo dei fatturati e nella crisi di attività”.Riccardo Nencini, Vice Ministro Infrastrutture ha risposto agli ingegneri: “Non ho obiezioni da fare rispetto alle proposte degli ingegneri. All’estero chiedono soprattutto ingegneri italiani. Si fidano delle università italiane. Ma abbiamo meno possibilità di competere con i nostri ingegneri perché le società sono troppo piccole. A tutto questo si aggiunge il forte calo degli investimenti pubblici. Quindi esistono delle carenze sul piano dei finanziamenti che bisognerebbe superare. Ma c’è anche un problema di carenza di progettualità”.
Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e relatore del Jobs Act autonomi, ha dichiarato: “Sono attento al tema che voi sollevate, quello della proletarizzazione delle professioni. Ma la strada sbagliata sarebbe quella di avvicinare i professionisti al mondo della subordinazione. Compito del Governo deve essere liberare la funzione professionale dalla pressione fiscale e regolatoria. Ma potenziamento dell’autonomia, dell’indipendenza, dell’orgoglio della professione liberale restano fondamentali per un tipo di attività che resta profondamente diversa rispetto al lavoro subordinato”.
A commentare le richieste degli ingegneri, tra gli altri, anche Filippo Taddei, Responsabile economia del PD: “C’è un sentiero coerente di trasformazione di questo Paese. Il nostro problema è come fare in modo che i lavoratori potenzino il proprio capitale umano. Occorre investire competenze. Col Jobs Act autonomo diciamo: siamo dalla vostra parte quando investite su voi stessi”.
“Il quadro - ha concluso Zambrano - resta di emergenza e richiede interventi che siano, in buona misura, di discontinuità con il passato. A fronte della crisi di redditi si aprono prospettive invece sulle nuove frontiere dell'ingegneria, soprattutto sul versante dell'innovazione tecnologica, per cui sono richieste nuove figure come, ad esempio, lo sviluppatore dei mezzi di trasporto alternativi, il responsabile per lo smaltimento dei dati personali, il responsabile della gestione e dell’organizzazione della vita digitale”.