Il nuovo Codice Appalti presto in vigore. Ecco cosa ne pensano progettisti e imprese
NORMATIVA
Il nuovo Codice Appalti presto in vigore. Ecco cosa ne pensano progettisti e imprese
Soddisfazione per la centralità del progetto, critiche sulla mancanza di riferimenti al DM Parametri e ai lavoratori autonomi
19/04/2016 - È attesa in queste ore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo Codice Appalti. A partire dall'entrata in vigore inizierà la corsa per l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che deve adottare una serie di decreti attuativi per regolare nel dettaglio tutta la materia dei contratti pubblici.
Nel frattempo resta in vigore il vecchio regolamento attuativo, che sarà mandato in pensione pezzo per pezzo man mano che saranno pronti i decreti di attuazione. Nelle intenzioni del Governo questo dovrebbe evitare una frattura tra le vecchie e le nuove regole, anche se in molti temono incertezze nell’applicazione delle norme.
I cardini della riforma sono la buona progettazione, i tempi certi per la realizzazione delle opere e l’aggiudicazione dei lavori facendo attenzione alla qualità delle proposte. Soluzioni che in generale soddisfano gli operatori del settore, ma che hanno suscitato anche qualche critica.
Soddisfazione è stata espressa dall'OICE, l'Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Secondo il presidente, Gabriele Scicolone, “il varo del nuovo codice dei contratti pubblici rappresenta un fondamentale punto di svolta dell’assetto normativo del nostro settore. Fra legge delega e decreto delegato abbiamo visto concretizzate richieste che l’OICE avanza da anni a favore della centralità del progetto e del progettista: dall’abolizione dell’incentivo del 2% per la progettazione interna alla P.A., alla regola che si affidano i lavori sul progetto esecutivo, al divieto di prezzo più basso per i servizi di ingegneria e architettura, alla limitazione dell’appalto integrato e al divieto di affidare contratti sulla base del progetto preliminare. Tutto questo creerà più mercato per il nostro settore, più trasparenza nei rapporti con le stazioni appaltanti e maggiore chiarezza dei ruoli dal lato degli operatori economici”.
L’associazione ha giudicato positivi anche il limite a 100mila euro per gli affidamenti a trattativa privata, la norma “che agevola la costituzione di società di ingegneria nella partecipazione alle gare per i primi cinque anni di vita”, la gradualità del BIM, l’eliminazione della cauzione provvisoria per i progettisti, il rilancio della figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e i criteri reputazionali per la qualificazione. Riferendosi nello specifico al BIM il presidente ha commentato "il nuovo Codice valorizza appieno l'esigenza innovativa nel processo di predisposizione degli elaborati progettuali, introducendo espressamente nel nostro ordinamento l'uso dei metodi e degli strumenti elettronici per la progettazione che dovranno essere introdotti nel nostro sistema con un decreto ministeriale messo a punto da una apposita Commissione di esperti. Per la nostra Associazione si tratta di un punto che rafforza fortemente il principio della centralità del progetto". L'argomento sarà approfondito durante il Forum internazionale Oice sul BIM in programma per domani, 20 aprile.
“Ci dispiace soltanto - ha concluso Scicolone - che non sia stata recepita l’importante e da noi sollecitata indicazione sull’obbligo di applicare il DM parametri a tutela di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di ingegneria”.
Positivo il commento generale di Carla Tomasi, presidente della Federazione Industrie, Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere specialistiche per le Costruzioni (Finco) che però avrebbe preferito che nel testo fossero già inserite le caratteristiche delle opere specialistiche e generali ai fini della qualificazione Soa. La regolamentazione della materia avverrà invece con un decreto dell’Anac, ma Finco si è detta pronta a suggerire ipotesi di revisione delle categorie in base alle nuove esigenze legate all’ambiente, all’efficienza energetica e alla specialità delle lavorazioni.
“Forse chi si aspettava un cambiamento davvero epocale nella materia degli appalti resterà deluso, ma è indubbio che la riforma approvata oggi dal Consiglio dei Ministri ha il merito di semplificare e regolare una materia complessa e delicata” ha commentato il sindacato Filca Cisl. Tra gli aspetti positivi, elencati dal segretario generale, Franco Turri, ci sono il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in sostituzione del massimo ribasso, che spesso avveniva disapplicando i contratti di lavoro, i controlli dell’Anac, la soglia dei 150mila euro per l’attestazione Soa e il limite del 30% al subappalto. Sono state invece espresse perplessità sull’articolo 177 che prevede l’affidamento in maniera diretta, nella misura massima del 20%, di lavori, progettazioni e manutenzioni. “Un provvedimento - ha concluso Turri - che rischia di tradursi in centinaia di licenziamenti nelle società concessionarie autostradali, e sul quale abbiamo avanzato proposte serie e concrete che ci auguriamo vengano prese in considerazione”.
Le associazioni Acta, Alta Partecipazione, Confassociazioni e Confprofessioni denunciano la discriminazione di professionisti, lavoratori autonomi e freelance. “Lo Statuto del lavoro autonomo - hanno dichiarato in un comunicato - è esplicitamente diretto a favorire l’accesso agli appalti di tutti i professionisti autonomi”. Secondo il comma 1 dell’articolo 7 dello statuto, le Amministrazioni Pubbliche devono promuovere la partecipazione dei lavoratori autonomi alle gare fornendo loro le informazioni attraverso l’attivazione di sportelli preposti. “Tuttavia il nuovo codice appalti - si legge nel comunicato - fa riferimento alle micro e alle piccole imprese, cioè soggetti iscritti alla Camera di Commercio, ma non ai professionisti autonomi e freelance. La figura del lavoratore autonomo dovrebbe essere quindi espressamente contemplata”.
Nel frattempo resta in vigore il vecchio regolamento attuativo, che sarà mandato in pensione pezzo per pezzo man mano che saranno pronti i decreti di attuazione. Nelle intenzioni del Governo questo dovrebbe evitare una frattura tra le vecchie e le nuove regole, anche se in molti temono incertezze nell’applicazione delle norme.
I cardini della riforma sono la buona progettazione, i tempi certi per la realizzazione delle opere e l’aggiudicazione dei lavori facendo attenzione alla qualità delle proposte. Soluzioni che in generale soddisfano gli operatori del settore, ma che hanno suscitato anche qualche critica.
Soddisfazione è stata espressa dall'OICE, l'Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Secondo il presidente, Gabriele Scicolone, “il varo del nuovo codice dei contratti pubblici rappresenta un fondamentale punto di svolta dell’assetto normativo del nostro settore. Fra legge delega e decreto delegato abbiamo visto concretizzate richieste che l’OICE avanza da anni a favore della centralità del progetto e del progettista: dall’abolizione dell’incentivo del 2% per la progettazione interna alla P.A., alla regola che si affidano i lavori sul progetto esecutivo, al divieto di prezzo più basso per i servizi di ingegneria e architettura, alla limitazione dell’appalto integrato e al divieto di affidare contratti sulla base del progetto preliminare. Tutto questo creerà più mercato per il nostro settore, più trasparenza nei rapporti con le stazioni appaltanti e maggiore chiarezza dei ruoli dal lato degli operatori economici”.
L’associazione ha giudicato positivi anche il limite a 100mila euro per gli affidamenti a trattativa privata, la norma “che agevola la costituzione di società di ingegneria nella partecipazione alle gare per i primi cinque anni di vita”, la gradualità del BIM, l’eliminazione della cauzione provvisoria per i progettisti, il rilancio della figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e i criteri reputazionali per la qualificazione. Riferendosi nello specifico al BIM il presidente ha commentato "il nuovo Codice valorizza appieno l'esigenza innovativa nel processo di predisposizione degli elaborati progettuali, introducendo espressamente nel nostro ordinamento l'uso dei metodi e degli strumenti elettronici per la progettazione che dovranno essere introdotti nel nostro sistema con un decreto ministeriale messo a punto da una apposita Commissione di esperti. Per la nostra Associazione si tratta di un punto che rafforza fortemente il principio della centralità del progetto". L'argomento sarà approfondito durante il Forum internazionale Oice sul BIM in programma per domani, 20 aprile.
“Ci dispiace soltanto - ha concluso Scicolone - che non sia stata recepita l’importante e da noi sollecitata indicazione sull’obbligo di applicare il DM parametri a tutela di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di ingegneria”.
Positivo il commento generale di Carla Tomasi, presidente della Federazione Industrie, Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere specialistiche per le Costruzioni (Finco) che però avrebbe preferito che nel testo fossero già inserite le caratteristiche delle opere specialistiche e generali ai fini della qualificazione Soa. La regolamentazione della materia avverrà invece con un decreto dell’Anac, ma Finco si è detta pronta a suggerire ipotesi di revisione delle categorie in base alle nuove esigenze legate all’ambiente, all’efficienza energetica e alla specialità delle lavorazioni.
“Forse chi si aspettava un cambiamento davvero epocale nella materia degli appalti resterà deluso, ma è indubbio che la riforma approvata oggi dal Consiglio dei Ministri ha il merito di semplificare e regolare una materia complessa e delicata” ha commentato il sindacato Filca Cisl. Tra gli aspetti positivi, elencati dal segretario generale, Franco Turri, ci sono il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in sostituzione del massimo ribasso, che spesso avveniva disapplicando i contratti di lavoro, i controlli dell’Anac, la soglia dei 150mila euro per l’attestazione Soa e il limite del 30% al subappalto. Sono state invece espresse perplessità sull’articolo 177 che prevede l’affidamento in maniera diretta, nella misura massima del 20%, di lavori, progettazioni e manutenzioni. “Un provvedimento - ha concluso Turri - che rischia di tradursi in centinaia di licenziamenti nelle società concessionarie autostradali, e sul quale abbiamo avanzato proposte serie e concrete che ci auguriamo vengano prese in considerazione”.
Le associazioni Acta, Alta Partecipazione, Confassociazioni e Confprofessioni denunciano la discriminazione di professionisti, lavoratori autonomi e freelance. “Lo Statuto del lavoro autonomo - hanno dichiarato in un comunicato - è esplicitamente diretto a favorire l’accesso agli appalti di tutti i professionisti autonomi”. Secondo il comma 1 dell’articolo 7 dello statuto, le Amministrazioni Pubbliche devono promuovere la partecipazione dei lavoratori autonomi alle gare fornendo loro le informazioni attraverso l’attivazione di sportelli preposti. “Tuttavia il nuovo codice appalti - si legge nel comunicato - fa riferimento alle micro e alle piccole imprese, cioè soggetti iscritti alla Camera di Commercio, ma non ai professionisti autonomi e freelance. La figura del lavoratore autonomo dovrebbe essere quindi espressamente contemplata”.