Abusi edilizi, demolizioni rallentate perché nei Comuni mancano i fondi
NORMATIVA
Abusi edilizi, demolizioni rallentate perché nei Comuni mancano i fondi
A complicare l’iter anche il poco personale qualificato e l’alto numero di ricorsi. La fotografia scattata dalla Conferenza delle Regioni
11/05/2016 - Mancanza di fondi e procedure complicate. Sono le cause che spesso impediscono agli Enti locali la demolizione degli edifici abusivi. Lo ha rilevato la Conferenza delle Regioni, che ha cercato di fare il punto della situazione con un documento elaborato dopo aver inviato un questionario a tutte le Regioni.
Oltre a tracciare il panorama degli abusi edilizi e dei tempi necessari per le demolizioni, le risposte delle Regioni saranno presentate in Commissione Giustizia alla Camera, dove si sta esaminando il disegno di legge sui criteri di priorità per la demolizione dei manufatti abusivi.
Già a marzo la Conferenza delle Regioni aveva svolto un’audizione in Commissione Giustizia per segnalare le criticità esistenti nelle procedure di demolizione e proporre delle migliorie al testo del disegno di legge, ma è stato necessario raccogliere dei dati aggiuntivi
Al questionario hanno risposto Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto, che in molti casi non hanno saputo fornire dati precisi.
Scendendo nello specifico delle risposte, l’Abruzzo ha segnalato che viene comunicato solo l'avvio di procedimenti di demolizione per presunte opere abusive ma non la conclusione dell'iter procedurale.
In Basilicata è emerso che i Comuni lamentano la mancanza di fondi da anticipare per poter procedere alla demolizione dei manufatti abusivi. Se il responsabile non rispetta l’obbligo di abbattere l’abuso, questo viene infatti acquisito al patrimonio comunale per essere poi demolito.
In Campania la procedura è considerata farraginosa perché prevede diverse fasi, come determine, indizione di gara di progettazione e per l'affidamento dei lavori, proposta al Consiglio Comunale e Giunta Comunale per l'impegno di bilancio della somma necessaria alla demolizione e ripristino dello stato dei luoghi, contratto per l'affidamento dell'appalto dei lavori, procedura presso la Cassa Depositi e Prestiti.
Il Friuli Venezia Giulia ha evidenziato un alto numero di ricorsi e contenziosi che allungano i tempi per la conclusione dei procedimenti sanzionatori.
Nel Lazio, oltre ai contenziosi sono state segnalate procedure di condono ancora in corso e resistenze da parte dei Comuni, che per mancanza di fondi sono restii a effettuare le demolizioni.
La Liguria ha affermato che la maggiore causa di rallentamento dell’iter di demolizione è il ricorso alla giustizia amministrativa per ottenere la sospensione dei provvedimenti comunali.
Il Piemonte ha riscontrato difficoltà ad esercitare il potere sostitutivo per la carenza di fondi e di figure professionali specifiche, ma anche per la scarsa conoscenza delle realtà locali dal momento che i Comuni non comunicano dati completi.
Dopo aver ammesso la presenza di un elevato numero di abusi, la Puglia ha segnalato un alto numero di ricorsi al Tar contro i provvedimenti di demolizione, l’insufficienza delle risorse che potrebbero permettere ai Comuni di anticipare le spese di demolizione e la carenza di personale.
Anche in Umbria i ricorsi amministrativi sono stati considerati la maggiore causa di rallentamento e sospensione dei procedimenti di demolizione.
La Basilicata ha risposto che in media ci vuole un anno per demolire un abuso rientrante nell’edilizia privata. Negli ultimi tre anni sono stati demoliti un capannone e 70 immobili residenziali a fronte di un totale di 495 permessi di costruire, di cui 93 in sanatoria.
I tempi medi salgono a 730 giorni (due anni) in Campania. Dal 2005 al 2011 sono state effettuate una cinquantina di demolizioni e nominati cento commissari ad acta per gestire circa 400 abusi realizzati.
Nel Lazio negli ultimi tre anni sono stati abbattuti più di 1119 edifici. Il dato rilevato non tiene conto di molti Comuni che non hanno comunicato nessun dato. Sui tempi medi non si è potuto fare una stima a causa delle grandissime differenze riscontrate in relazione all'entità del manufatto da demolire e alla sua situazione giuridica.
In Piemonte sono state effettuate 577 demolizioni, mentre in Puglia ne risultano 84, più altri sei procedimenti per cui sono stati nominati dei commissari ad acta. In entrambi i casi non ci sono dati sui tempi medi di esecuzione.
Oltre a tracciare il panorama degli abusi edilizi e dei tempi necessari per le demolizioni, le risposte delle Regioni saranno presentate in Commissione Giustizia alla Camera, dove si sta esaminando il disegno di legge sui criteri di priorità per la demolizione dei manufatti abusivi.
Già a marzo la Conferenza delle Regioni aveva svolto un’audizione in Commissione Giustizia per segnalare le criticità esistenti nelle procedure di demolizione e proporre delle migliorie al testo del disegno di legge, ma è stato necessario raccogliere dei dati aggiuntivi
Al questionario hanno risposto Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto, che in molti casi non hanno saputo fornire dati precisi.
Le criticità negli iter di demolizione degli abusi
In generale è emerso che l’accertamento degli abusi e la loro rimozione è un compito di competenza comunale, di cui possono occuparsi le Regioni in alcuni casi di inerzia.Scendendo nello specifico delle risposte, l’Abruzzo ha segnalato che viene comunicato solo l'avvio di procedimenti di demolizione per presunte opere abusive ma non la conclusione dell'iter procedurale.
In Basilicata è emerso che i Comuni lamentano la mancanza di fondi da anticipare per poter procedere alla demolizione dei manufatti abusivi. Se il responsabile non rispetta l’obbligo di abbattere l’abuso, questo viene infatti acquisito al patrimonio comunale per essere poi demolito.
In Campania la procedura è considerata farraginosa perché prevede diverse fasi, come determine, indizione di gara di progettazione e per l'affidamento dei lavori, proposta al Consiglio Comunale e Giunta Comunale per l'impegno di bilancio della somma necessaria alla demolizione e ripristino dello stato dei luoghi, contratto per l'affidamento dell'appalto dei lavori, procedura presso la Cassa Depositi e Prestiti.
Il Friuli Venezia Giulia ha evidenziato un alto numero di ricorsi e contenziosi che allungano i tempi per la conclusione dei procedimenti sanzionatori.
Nel Lazio, oltre ai contenziosi sono state segnalate procedure di condono ancora in corso e resistenze da parte dei Comuni, che per mancanza di fondi sono restii a effettuare le demolizioni.
La Liguria ha affermato che la maggiore causa di rallentamento dell’iter di demolizione è il ricorso alla giustizia amministrativa per ottenere la sospensione dei provvedimenti comunali.
Il Piemonte ha riscontrato difficoltà ad esercitare il potere sostitutivo per la carenza di fondi e di figure professionali specifiche, ma anche per la scarsa conoscenza delle realtà locali dal momento che i Comuni non comunicano dati completi.
Dopo aver ammesso la presenza di un elevato numero di abusi, la Puglia ha segnalato un alto numero di ricorsi al Tar contro i provvedimenti di demolizione, l’insufficienza delle risorse che potrebbero permettere ai Comuni di anticipare le spese di demolizione e la carenza di personale.
Anche in Umbria i ricorsi amministrativi sono stati considerati la maggiore causa di rallentamento e sospensione dei procedimenti di demolizione.
Tempi medi per la demolizione degli abusi edilizi
Pochissime Regioni hanno saputo fornire dati sui tempi medi di demolizione dei manufatti abusivi. Nel questionario è stata chiesta una stima in giorni, differenziata per edifici industriali e privati.La Basilicata ha risposto che in media ci vuole un anno per demolire un abuso rientrante nell’edilizia privata. Negli ultimi tre anni sono stati demoliti un capannone e 70 immobili residenziali a fronte di un totale di 495 permessi di costruire, di cui 93 in sanatoria.
I tempi medi salgono a 730 giorni (due anni) in Campania. Dal 2005 al 2011 sono state effettuate una cinquantina di demolizioni e nominati cento commissari ad acta per gestire circa 400 abusi realizzati.
Nel Lazio negli ultimi tre anni sono stati abbattuti più di 1119 edifici. Il dato rilevato non tiene conto di molti Comuni che non hanno comunicato nessun dato. Sui tempi medi non si è potuto fare una stima a causa delle grandissime differenze riscontrate in relazione all'entità del manufatto da demolire e alla sua situazione giuridica.
In Piemonte sono state effettuate 577 demolizioni, mentre in Puglia ne risultano 84, più altri sei procedimenti per cui sono stati nominati dei commissari ad acta. In entrambi i casi non ci sono dati sui tempi medi di esecuzione.