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Rischio idrogeologico, pronte le linee guida per progettare gli interventi

Rischio idrogeologico, pronte le linee guida per progettare gli interventi

Il documento sarà in consultazione pubblica da domani sul sito di ItaliaSicura

Vedi Aggiornamento del 08/09/2016
Rischio idrogeologico, pronte le linee guida per progettare gli interventi
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 08/09/2016
07/06/2016 - Saranno messe in consultazione da domani 8 giugno sul sito di ItaliaSicura le Linee Guida per la progettazione degli interventi per il contrasto del rischio idrogeologico; la versione definitiva arriverà il 18 luglio.
 
Le Linee Guida, che orienteranno le attività di programmazione e progettazione dei lavori di riduzione del rischio idrogeologico, sono state redatte seguendo un approccio metodologico per successivi livelli di approfondimento. Ne è scaturito un testo interdisciplinare, dinamico e aperto alla collaborazione.
 
Gli interventi dovranno rispettare i principi di ‘valutazione e gestione’ previsti dalla Direttiva Alluvioni (2007/60/CE) e il quadro di pianificazione distrettuale, e dovranno tener conto dei benefici rapportati ai costi delle opere.
 
Le Linee Guida sono organizzate per gruppi di aree tematiche e schede di riferimento che definiscono l’indice di rilevanza rispetto ai fenomeni e l’inquadramento generale e danno indicazioni sugli interventi da realizzare.
 
Fondamentale la parte relativa alla valutazione e gestione del rischio: sono esplicitati i criteri di gestione ed è indicato come effettuare la valutazione comparata delle diverse opzioni tecniche, attraverso metodi anche semplificati di analisi benefici/costi. Gli interventi devono essere coerenti con la pianificazione e programmazione vigente.
 
Il progetto deve basarsi su una analisi sistemica che tenga conto degli aspetti spaziali, con particolare riguardo ai fenomeni indotti e il non aggravio del rischio alla scala del bacino idrografico, e degli aspetti temporali, con la verifica sull’intero ciclo di vita dell’opera.
 
Devono essere poi condotte specifiche valutazioni di carattere idrologico, idraulico-fluviale e geologico, analisi degli effetti dell’intervento sulla morfodinamica fluviale e costiera, sull’ecosistema fluviale, ripario e costiero e sulla chimica delle acque, degli effetti sociali ed economici dell’intervento e considerazioni relative alla resilienza dell’intervento, anche nei confronti di scenari di cambiamento climatico.
 
Dopo la pubblicazione della versione definitiva (18 luglio), partiranno 21 seminari di presentazione nelle Regioni e Pubbliche Amministrazioni. Successivamente sarà avviata la procedura di manutenzione del testo ‘a regime’, con aggiornamento semestrale.
 

I costi del dissesto idrogeologico

Le Linee Guida sono state presentate in anteprima oggi nel corso del convegno internazionale ‘Citizen Observatories for Water Management’, organizzato a Venezia dall’Autorità di Bacino dei Fiumi dell’Alto Adriatico.
 
“In Italia - ha dichiarato il Direttore della task force del Governo contro il dissesto idrogeologico, Mauro Grassi - i danni pubblici e privati da dissesto assommano, solo a livello statale, a 3,5 miliardi l’anno. Negli ultimi dieci anni abbiamo investito 600 milioni di euro in interventi, ma siamo riusciti ad impegnarne una media di 400 milioni l’anno, cifre che la dicono lunga sulla nostra capacità di intervento. ItaliaSicura si è data un primo obiettivo da 1,2 miliardi di euro, ma a regime dovremmo riuscire ad investire 2 miliardi l’anno per dieci anni”.
 
Per arginare il dissesto della Penisola servirebbero complessivamente 9.324 interventi per un valore di oltre 30 miliardi di euro. Con il Piano Città Metropolitane, ItaliaSicura ha affrontato prioritariamente i territori più densamente popolati. “Si tratta di 132 opere per 1.300 milioni di euro, 654 già finanziati. Contiamo di vedere i cantieri aperti nella prima metà del 2017”, ha puntualizzato Grassi.
 
“Ma deve essere chiaro che gli interventi infrastrutturali non ci mettono al riparo dal rischio sempre più elevato dovuto ai cambiamenti climatici - ha concluso il responsabile dell’Unità di Missione governativa - e il cittadino deve “auto-difendersi” dal rischio. La capacità di reazione delle comunità sarà fondamentale per mitigare davvero i danni”.
 
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