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Dissesto idrogeologico, 2 milioni di persone a rischio alluvioni
AMBIENTE
Dissesto idrogeologico, 2 milioni di persone a rischio alluvioni
XII Rapporto Ispra: ‘le aree più fragili sono quelle in cui l’intervento antropico ha modificato il territorio’
20/12/2016 - Il rischio alluvioni coinvolge quasi 2 milioni di abitanti che vivono in aree dove l’intervento antropico ha profondamente modificato il territorio.
Questo uno dei dati più allarmanti evidenziati nel XII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in cui si sono approfonditi anche i temi relativi alla qualità dell’aria, all’inquinamento elettromagnetico, ai consumi idrici e al trasporto pubblico.
Le conseguenze più pesanti sono concentrate in quelle aree dove l’intervento antropico ha profondamente modificato il territorio e il paesaggio naturale, rendendoli più fragili e vulnerabili.
Infatti, nel Report sono stati analizzati gli eventi alluvionali significativi del 2015 e degli ultimi 5 anni, che evidenziano come a un’innegabile modifica del regime pluviometrico, che ha accentuato il peso delle cause scatenanti dei dissesti, si sia sovrapposta l’azione di sistematica alterazione delle condizioni naturali originarie da parte dell’uomo, già dal primo dopoguerra e comunque prima dell’entrata in vigore dei Piani di Assetto Idrogeologico, con il risultato di amplificarne molto le conseguenze negative.
Di conseguenza gli eventi alluvionali colpiscono, determinando conseguenze significative, i comuni capoluogo di provincia, che non hanno previsto, molto spesso per scelta, nello sviluppo di nuovi piani urbanistici, azioni destinate al miglioramento della riqualificazione fluviale o alla manutenzione del reticolo idrografico minore.
Nei comuni capoluogo di provincia, le aree a pericolosità idraulica elevata, inondabili con tempo di ritorno tra 20 e 50 anni, sono pari al 7,4% della superficie totale, le aree a pericolosità media (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) sono pari al 16,2% del territorio e in esse vivono quasi 2 milioni di abitanti.
Situazioni peggiori per il mancato rispetto dei valori limite per PM10, particolato fine (PM2.5), biossido di azoto (NO2) a Torino, Vercelli e nell’agglomerato di Milano. Sempre nel 2015, il 90% della popolazione nei comuni considerati risulta esposto a livelli medi annuali superiori al valore guida OMS per il PM10 (20 µg/m³).
Dal 1999 al Luglio 2016: 15 superamenti per gli elettrodotti, 151 per impianti radiotelevisivi e 39 per la telefonia mobile. La quasi totalità dei superamenti risulta rientrata nei limiti di legge.
Il car sharing è attivo nel 2015 in 26 capoluoghi: in 24 car sharing a postazione fissa; in 6 a flusso libero gestito da operatori privati; a Torino, Milano, Firenze e Roma sono presenti entrambi i servizi. Segnali positivi anche per il bike-sharing: raddoppia nel periodo 2011-2014 il numero di biciclette; così come aumentano le postazioni di prelievo e riconsegna di oltre il 50%.
Nel quadriennio 2012/2015, nelle 116 città oggetto del Rapporto si è registrata una riduzione dei consumi idrici dell’8,4%. Il 2015 ha registrato una dispersione reale dell’acqua immessa nella rete di distribuzione pari al 35,4%: in 90 città sui 116 capoluoghi di provincia si hanno valori di dispersione di rete reali superiori al 20%, di cui 18 superiori addirittura al 50%.
Questo uno dei dati più allarmanti evidenziati nel XII Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in cui si sono approfonditi anche i temi relativi alla qualità dell’aria, all’inquinamento elettromagnetico, ai consumi idrici e al trasporto pubblico.
Rischio alluvioni
Il Rapporto sottolinea che uno dei principali elementi di pericolo per il territorio è costituito dai fenomeni di dissesto idrogeologico innescati da eventi meteorici intensi.Le conseguenze più pesanti sono concentrate in quelle aree dove l’intervento antropico ha profondamente modificato il territorio e il paesaggio naturale, rendendoli più fragili e vulnerabili.
Infatti, nel Report sono stati analizzati gli eventi alluvionali significativi del 2015 e degli ultimi 5 anni, che evidenziano come a un’innegabile modifica del regime pluviometrico, che ha accentuato il peso delle cause scatenanti dei dissesti, si sia sovrapposta l’azione di sistematica alterazione delle condizioni naturali originarie da parte dell’uomo, già dal primo dopoguerra e comunque prima dell’entrata in vigore dei Piani di Assetto Idrogeologico, con il risultato di amplificarne molto le conseguenze negative.
Di conseguenza gli eventi alluvionali colpiscono, determinando conseguenze significative, i comuni capoluogo di provincia, che non hanno previsto, molto spesso per scelta, nello sviluppo di nuovi piani urbanistici, azioni destinate al miglioramento della riqualificazione fluviale o alla manutenzione del reticolo idrografico minore.
Nei comuni capoluogo di provincia, le aree a pericolosità idraulica elevata, inondabili con tempo di ritorno tra 20 e 50 anni, sono pari al 7,4% della superficie totale, le aree a pericolosità media (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) sono pari al 16,2% del territorio e in esse vivono quasi 2 milioni di abitanti.
Qualità dell’aria
ISPRA ha inoltre messo in luce che l’aria continua a rappresentare un problema per la salute degli abitanti. Al 13 dicembre 2016 almeno 18 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero per il PM10 mentre nel 2015, 45 aree urbane su 95 per le quali sono disponibili dati, non hanno rispettato il valore limite giornaliero del PM10, con un numero totale di superamenti e valori medi annuali generalmente superiori a quelli degli ultimi anni, in controtendenza rispetto al trend di medio-lungo periodo, sostanzialmente decrescente.Situazioni peggiori per il mancato rispetto dei valori limite per PM10, particolato fine (PM2.5), biossido di azoto (NO2) a Torino, Vercelli e nell’agglomerato di Milano. Sempre nel 2015, il 90% della popolazione nei comuni considerati risulta esposto a livelli medi annuali superiori al valore guida OMS per il PM10 (20 µg/m³).
Inquinamento elettromagnetico
Nel Rapporto si riscontra, dal 2013 al 2015, un aumento complessivo del 10% del numero di stazioni radio base per telefonia mobile. Attualmente, sono però gli impianti radiotelevisivi a determinare le situazioni di maggiore criticità in termini di casi di superamento dei limiti imposti dalla normativa vigente.Dal 1999 al Luglio 2016: 15 superamenti per gli elettrodotti, 151 per impianti radiotelevisivi e 39 per la telefonia mobile. La quasi totalità dei superamenti risulta rientrata nei limiti di legge.
Trasporto Pubblico Locale
Lieve ripresa dell’utilizzo del Trasporto Pubblico Locale nel 2014 rispetto al 2013: l’incremento si concentra nei grandi comuni e in particolare a Napoli, Torino, Venezia, Bologna e Palermo, anche se si rimane su livelli distanti dai valori del periodo 2008-2011 (circa 8% in meno).Il car sharing è attivo nel 2015 in 26 capoluoghi: in 24 car sharing a postazione fissa; in 6 a flusso libero gestito da operatori privati; a Torino, Milano, Firenze e Roma sono presenti entrambi i servizi. Segnali positivi anche per il bike-sharing: raddoppia nel periodo 2011-2014 il numero di biciclette; così come aumentano le postazioni di prelievo e riconsegna di oltre il 50%.