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Case eco-efficienti, Ance: ‘prorogare gli incentivi’

Case eco-efficienti, Ance: ‘prorogare gli incentivi’

I costruttori propongono di cambiare la fiscalità immobiliare, rivedendo IMU e TASI e puntando sulla ‘sostituzione edilizia’

Vedi Aggiornamento del 21/12/2022
di Alessandra Marra
30/01/2017 - Favorire l’acquisto di case energeticamente efficienti, incentivare la ‘sostituzione edilizia’ che comporti un miglioramento energetico e antisismico e rivedere la fiscalità locale sugli immobili, introducendo in alcuni casi l’esenzione o la deducibilità da IMU e TASI.
 
Queste alcune proposte dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) nel corso dell’audizione del 26 gennaio scorso presso la Commissione bicamerale per il federalismo fiscale, con particolare riferimento alla fiscalità immobiliare.
 

Incentivi per case efficienti e riqualificazioni

L'Ance ha consigliato la proroga triennale (sino al 31 dicembre 2019) della detrazione del 50% dell’IVA pagata per l’acquisto di abitazioni nuove o riqualificate in classe energetica A o B, al fine di favorire la domanda verso l’acquisto di abitazioni di nuova generazione ed eliminare la disparità di trattamento che esiste tra chi compra l’usato dal privato (con registro al 2% o al 9% sul valore catastale dell’abitazione), e chi acquista invece il nuovo o riqualificato dall’impresa (pagando l’IVA al 4% o al 10% sull’intero corrispettivo di vendita).
 
In più ha proposto il riconoscimento della detassazione (registro ed ipocatastali in misura fissa pari a 200 euro ciascuna) delle permute di abitazioni (acquisto del nuovo a fronte della cessione del vecchio) tra privati e imprese di costruzioni che si impegnano a rimettere sul mercato i fabbricati usati, rinnovandone le caratteristiche energetiche e strutturali.
 
I Costruttori edili hanno suggerito di incentivare la “sostituzione edilizia”, che implica la demolizione e ricostruzione dell’esistente, mediante l’estensione della detrazione IRPEF del 50% per le ristrutturazioni edilizie agli interventi di demolizione e ricostruzione con incrementi volumetrici, ammessi come premialità da leggi o regolamenti edilizi locali, e che comportino un miglioramento in termini di efficienza energetica e di antisismica.
 
Infine l’Associazione ha consigliato l’introduzione di un regime fiscale premiale (registro e ipo-catastali in misura fissa, pari a 200 euro ciascuna) per il trasferimento di immobili (aree o fabbricati) a favore delle imprese che esercitano attività di costruzione o di recupero di immobili per la successiva vendita e che intendano utilizzare gli immobili acquistati, entro i successivi 5 anni, per la realizzazione o riqualificazione di edifici ad elevati standard energetici.
 

Fiscalità immobiliare: rivedere IMU e TASI

L’Ance ha evidenziato l’importanza di risolvere la “questione fiscale” per rilanciare l’edilizia; negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad un aumento del gettito fiscale passando dai 9,8 miliardi di euro del 2011 (ICI) a 24,5 miliardi di euro del 2015 (IMU+TASI), con un incremento della pressione fiscale sul possesso del 150% in soli quattro anni.
 
Secondo i costruttori questi maggiori flussi finanziari entrati nelle casse comunali non si sono poi tradotti in nuovi investimenti nel settore immobiliare e infrastrutturale.
 
Ance ha suggerito l’introduzione di un’imposta unica patrimoniale (IMU o TASI), stabile quanto meno per tre anni ed integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi (“service tax”), con l’esclusione dei beni prodotti dalle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita).
 
Inoltre ha proposto:
-la completa esenzione dall’IMU/TASI per le aree edificabili e dalla TASI per i fabbricati costruiti o ristrutturati per la vendita;
-la deducibilità dell’IMU/TASI dalle imposte sui redditi per gli immobili strumentali;
- l’esenzione dall’IMU/TASI dell’abitazione principale oggetto di rent to buy con vincolo bilaterale.


Incentivi fiscali sulle locazioni

Ance ha anche richiamato l’attenzione sull’urgenza di rivedere le attuali storture che allontanano le decisioni di investimento in immobili destinati al mercato della locazione, stanti le forti disparità tra le operazioni effettuate dalle imprese e quelle effettuate dai privati (i quali, a differenza delle imprese, possono contare ad esempio, sull’applicazione del regime della “cedolare secca”).
 
In tal senso, occorrerebbe prevedere l’introduzione di forme di tassazione separata anche per il reddito da affitto delle imprese.
 
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