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Ddl Jobs Act autonomi, RPT: ristabilire il ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche

Ddl Jobs Act autonomi, RPT: ristabilire il ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche

Delusione della Fondazione Inarcassa per la mancata predisposizione di un tariffario minimo delle prestazioni

Vedi Aggiornamento del 24/08/2017
di Alessandra Marra
14/03/2017 - Intervenire sul ddl ‘Jobs Act Autonomi’ valutando l’opportunità di ripristinare il riconoscimento del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche e precisando la presenza stabile dei rappresentanti degli Ordini e Collegi professionali al tavolo tecnico sul lavoro autonomo.
 
Questa la richiesta della Rete delle Professioni Tecniche (RTP) in una nota inviata a Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati e relatore del disegno di legge.
 

Jobs Act autonomi: ripristinare il ruolo sussidiario

La RPT ha registrato con rammarico il ridimensionamento della delega al Governo in materia di atti pubblici rimessi alle professioni organizzate in ordini e collegi, in particolare nella parte che prevedeva funzioni finalizzate alla deflazione del contenzioso giudiziario e alla semplificazione in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche, anche attraverso l’istituzione del fascicolo del fabbricato.
 
Con la nota si chiede di valutare l’opportunità di ripristinare la formulazione originaria della disposizione, per dare un respiro maggiore alla delega e per un più ampio riconoscimento del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche.
 

Autonomi: Ordini professionali al Tavolo permanente

La RPT accoglie con favore la previsione di un tavolo tecnico di confronto permanente, che sarà istituito presso il Ministero del lavoro, e che avrà il compito di coordinare e di monitorare gli interventi in materia di lavoro autonomo.
 
Pur apprezzando l’inserimento delle associazioni di settore più rappresentative a livello nazionale (come la RPT), i professionisti tecnici chiedono di ridefinire la parte relativa alla composizione del tavolo, prevedendo un riferimento chiaro ed esplicito ai Consigli nazionali di Ordini e Collegi professionali, anche associati in organismi di rappresentanza unitari, al fine di evitare potenziali interpretazioni escludenti.
 

Lavoratori autonomi ed equo compenso

“Con molta delusione apprendiamo che il testo del Jobs Act autonomi - attualmente in Senato per l’approvazione definitiva - non ha recepito le osservazioni di Fondazione Inarcassa sul tema dell’equo compenso. E’ stata persa l’occasione di predisporre un sistema di tutela per i lavoratori autonomi che si avvicini a quello del lavoro dipendente”.
 
Con queste parole Andrea Tomasi, Presidente di Fondazione Inarcassa commenta l’approvazione alla Camera del testo che definisce lo statuto del lavoro autonomo, deficitario però di una questione centrale per i professionisti, come l’equo compenso.
 
“L’equo compenso non ha trovato spazio nel provvedimento che definisce il nuovo statuto dei lavoratori autonomi. Constatiamo, dunque, con amara delusione che né quanto riferito nel corso delle audizioni svoltesi in Commissione Lavoro alla Camera in ordine alla necessità di inserire l’istituto nel testo, né le dichiarazioni del Presidente Damiano il quale ha più volte riconosciuto l’opportunità di reintrodurre le tariffe minime, sono valsi a qualcosa. Vedremo approvare un provvedimento che, in questa formulazione, manca clamorosamente uno degli obiettivi principali che si proponeva: la riaffermazione della dignità dei liberi professionisti che necessariamente passa anche per la definizione di un tariffario minimo delle loro prestazioni”, conclude Tomasi.
 
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