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Jobs Act Autonomi, partite Iva: ‘non è lo Statuto del lavoro autonomo’

Jobs Act Autonomi, partite Iva: ‘non è lo Statuto del lavoro autonomo’

Coalizione 27 Febbraio: ‘mancano misure per l’equo compenso e l’estensione di tutte le tutele ai professionisti ordinisti’

Vedi Aggiornamento del 18/12/2020
Jobs Act Autonomi, partite Iva: ‘non è lo Statuto del lavoro autonomo’
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 18/12/2020
16/05/2017 - “Non è lo Statuto del lavoro autonomo, ma potrebbe diventarlo”. È il commento che la Coalizione 27 Febbraio ha esposto sul Jobs Act degli Autonomi durante la manifestazione di sabato 13 maggio per la richiesta dell’equo compenso.
 
La Coalizione 27 Febbraio (#27F) mira ad individuare i problemi comuni nel lavoro indipendente, in quello autonomo e delle partite iva, per elaborare soluzioni ed organizzare azioni di pressione politica e sindacale. Con questo obiettivo, la Coalizione propone delle migliorie al Jobs Act degli Autonomi che potrebbero far sentire rappresentate dalla nuova norma anche le professioni intellettuali.
 
“Certe previsioni valgono per alcune tipologie di lavoratori, certe previsioni per altre, con il sorgere di non pochi dubbi interpretativi, in ogni caso è una legge che poco riguarda i lavoratori professionisti iscritti agli Ordini ed alle Casse di previdenza private” ha spiegato Cosimo D. Matteucci, membro della Coalizione 27 Febbraio intervenuto alla manifestazione per la richiesta dell’equo compenso ai professionisti.
 
Nonostante le premesse, la Coalizione ha affermato di riconosce al Jobs Act Autonomi il merito di aver introdotto per la prima volta una serie di diritti ai lavoratori autonomi, ma con una precisazione “non è certo il frutto dell’azione benevolente di questo governo. Questa legge viene dopo una serie di lotte e di rivendicazioni che da anni i lavoratori autonomi portano avanti”.
 

I limiti del Jobs Act Autonomi

A differenza di quanto si afferma sui media - ha esordito Cosimo D. Matteucci - la nuova legge non delinea una disciplina organica del lavoro autonomo, ma prevede per lo più interventi circoscritti, destinati agli iscritti alla gestione separata Inps, che sono poco più di 220mila.
 
Entrando nello specifico - ha continuato - ci si accorge che la platea dei beneficiari di molti degli interventi è ancora più ristretta, potendo essere circoscritta a quei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS che prestano la propria attività a favore di imprese o grossi committenti. 
 
Da molte norme sul welfare - ha spiegato Matteucci - sono esclusi professionisti iscritti alle casse di previdenza private (come avvocati, ingegneri, architetti, farmacisti e geometri) che, secondo le ultime rilevazioni ADEPP, sfiorano la quota di 1,5 milioni.
 

Le misure del Jobs Act Autonomi per tutti i professionisti

La Coalizione ritiene positive una serie di novità che si applicano a tutti i professionisti. Si tratta del divieto di clausole vessatorie nei contratti, dell’obbligo per i committenti di rispettare i termini per i pagamenti, dell’accesso ai Fondi europei e della partecipazione agli appalti pubblici. Giudicata apprezzabile anche la previsione di costituire sportelli del lavoro autonomo presso i centri per l’impiego, “per i quali però non è prevista copertura finanziaria, con la conseguenza immaginabile che essi non saranno mai messi in grado di funzionare”.
 
Giudizio positivo è stato espresso anche sulla possibilità di dedurre dal reddito le spese per la formazione, l’aggiornamento professionale, la certificazione delle competenze e gli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornita da forme assicurative o di solidarietà.
 

Welfare, le contraddizioni del Jobs Act Autonomi

In base alla legge, ha osservato la Coalizione, la gravidanza, la malattia e l’infortunio dei lavoratori autonomi che prestano la loro attività in via continuativa per il committente non comportano l’estinzione del rapporto di lavoro, "fatto salvo il venir meno dell’interesse del committente”.
 
La formulazione della norma, secondo Matteucci, si presta a molti dubbi interpretativi perché non spiega se si riferisce al rapporto con qualsiasi committente o se esclusivamente ad un rapporto caratterizzato da una forma di stabilità che vada al di là del singolo incarico, “insomma a quei rapporti in cui la partita IVA dissimuli una situazione di dipendenza di fatto”. In quest’ultimo caso, ha lamentato, “sembra che vengano legittimate le false partite IVA e che non si affronti il problema dei licenziamenti mascherati”.
 
Il congedo parentale per massimo 6 mesi entro i primi tre anni di vita del bambino - ha spiegato ancora Matteucci - si calcola sulla somma dei congedi dei due genitori, anche se uno è in un'altra gestione o cassa di previdenza privata. La misura riguarda espressamente solo i lavoratori iscritti alla Gestione Separata.
 

Malattia, i limiti del Jobs Act Autonomi

L’equiparazione delle terapie domiciliari alla degenza ospedaliera, in sé auspicabile e quindi corretta - ha sottolineato Matteucci - vale solo per le malattie oncologiche o gravi patologie cronico-degenerative, o che comunque comportino una inabilità temporanea del 100%, senza nessuna considerazione per le situazioni in cui la capacità lavorativa è grandemente ridotta.
 
In ogni caso - ha aggiunto - questa misura riguarda solo i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS che scelgano di versare uno 0,72% in più di contribuzione pensionistica “che quindi non ricevono alcun regalo” e ne sono quindi esclusi gli ordinisti. 
 
Per la possibilità di sospensione del pagamento di contributi previdenziali in caso di malattia o infortunio, non è spiegato se la misura si applica anche agli iscritti alle casse di previdenza private.
 

Dis-coll, escluse le partite IVA

L'indennità di disoccupazione per i titolari di contratti di collaborazione - ha illustrato Matteucci - diventa finalmente strutturale, e viene definitivamente estesa ad assegnisti di ricerca e dottorandi borsisti. Non è prevista invece nessuna forma di protezione per i dottorandi senza borsa di studio, i borsisti di ricerca e tutte quelle figure, numerose tra i lavoratori della conoscenza, che lavorano con partita IVA e sono prive di qualsiasi protezione quando sono costretti alla discontinuità del reddito. “È un paradosso, è stata riconosciuta una tutela contro la perdita del lavoro ai ricercatori precari che hanno un contratto parasubordinato, ma non alle partite Iva a cui è destinata la legge".
 

Equo compenso e altre lacune del Jobs Act Autonomi

Quello che doveva essere un testo per la tutela del lavoro autonomo, ha affermato la Coalizione 27 Febbraio, regola lo Smart Working, che in realtà riguarda il lavoro subordinato e non doveva essere inserito nella legge appena approvata, ma non afferma il diritto a un equo compenso che, “insieme alla certezza dei pagamenti e al reddito minimo garantito, è misura decisiva per sottrarre gli autonomi dal ricatto del lavoro sottopagato”.
 
“Quello che servirebbe - ha concluso - è una estensione universale del welfare e delle tutele”.
 
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