Cambio d’uso, Cassazione: è una ristrutturazione, serve il permesso di costruire
RISTRUTTURAZIONE
Cambio d’uso, Cassazione: è una ristrutturazione, serve il permesso di costruire
Architetti Firenze: a rischio abbandono gli edifici nei centri storici, dove sono possibili solo lavori di restauro e risanamento conservativo
25/05/2017 - Il cambio di destinazione d’uso si qualifica sempre come un intervento di ristrutturazione edilizia pesante per cui è necessario il permesso di costruire. Il principio è stato affermato dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza 6873/2017, ha condannato una serie di interventi svolti su Palazzo Tornabuoni Corsi nel centro storico di Firenze.
Secondo l’Ordine degli Architetti di Firenze, invece, in questo modo si rischia di condannare all’abbandono molti edifici situati nei centri storici, dove sono consentiti solo interventi di restauro e risanamento conservativo.
I giudici hanno spiegato che il DL 133/2014 "Sblocca Italia" convertito nella Legge 164/2014, ha consentito, nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria, la possibilità di procedere al frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari, la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari e del carico urbanistico. Per questo tipo di lavori non è stato invece liberalizzato il cambio di destinazione d’uso.
Lo Sblocca Italia, voluto dall'allora Ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, aveva lanciato la campagna di comunicazione "è casa tua, decidi tu" per spiegare tutta una serie di semplificazioni ai lavori in casa. Campagna che però aveva da subito lasciato perplessi i tecnici.
La Cassazione ha inoltre illustrato che gli interventi di restauro o di risanamento conservativo per i quali non occorre il permesso di costruire sono solo le opere di recupero abitativo che mantengono le strutture preesistenti, alle quali apportano un consolidamento, un rinnovo o l’inserimento di nuovi elementi costitutivi, a condizione che siano rispettate la tipologia, la forma e la struttura dell’edificio.
Nei centri storici, ha concluso la Cassazione, per gli interventi di restauro e risanamento conservativo che comportano il cambiamento della destinazione d’uso è sempre richiesto il permesso di costruire.
Sulla base di queste considerazioni, i giudici hanno giudicato illegittimi i lavori eseguiti su Palazzo Tornabuoni Corsi, che dopo il mutamento degli elementi formali dell'edificio, l’aumento delle unità immobiliari e l'alterazione dell'originale impianto tipologico-distributivo e dei caratteri architettonici era stato trasformato in residenze di lusso.
“Negare la possibilità di rifunzionalizzare, con destinazioni d'uso compatibili alla tutela del bene, il nostro patrimonio edilizio storico - obietta l'Ordine degli Architetti - equivale a condannarlo all'abbandono e al decadimento. In questo momento migliaia di operazioni di riqualificazione e rigenerazione urbana che si erano avviate nel cuore delle nostre città storiche sono messe a rischio. A Firenze, in conseguenza del caos normativo con la complicità di uno strumento urbanistico inadeguato, si sta giungendo a una vera paralisi dell'attività edilizia. A farne le spese sono cittadini, investitori, imprese e professionisti che hanno operato in assoluta buona fede osservando la legge. A farne le spese sono le nostre città che si vuol condannare all'immobilismo. Il danno economico è enorme. Il danno di sfiducia verso le istituzioni del Paese è ancor più grande”.
Dato che la vicenda sta creando incertezze negli uffici comunali, che in qualche caso stanno bloccando le pratiche per timore di infrangere la legge, l’Ordine degli Architetti di Firenze ha chiesto un provvedimento di immediata applicazione che ribadisca che il mutamento di destinazione d'uso di un immobile è cosa indipendente dalla categoria di intervento edilizio su di esso consentita.
Bettarini ha spiegato che la sentenza è importante e bisognerà adeguarsi, ma che la vicenda non è ancora conclusa. La Cassazione ha annullato la pronuncia del Tribunale di Firenze in primo grado, ma adesso bisogna attendere la pronuncia in secondo grado della Corte d’Appello. Intanto, ha assicurato, il confronto è in corso.
Secondo l’Ordine degli Architetti di Firenze, invece, in questo modo si rischia di condannare all’abbandono molti edifici situati nei centri storici, dove sono consentiti solo interventi di restauro e risanamento conservativo.
Il cambio d’uso è una ristrutturazione edilizia pesante
La Cassazione ha affermato che negli interventi di manutenzione straordinaria è necessario mantenere la destinazione d’uso originaria.I giudici hanno spiegato che il DL 133/2014 "Sblocca Italia" convertito nella Legge 164/2014, ha consentito, nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria, la possibilità di procedere al frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari, la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari e del carico urbanistico. Per questo tipo di lavori non è stato invece liberalizzato il cambio di destinazione d’uso.
Lo Sblocca Italia, voluto dall'allora Ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, aveva lanciato la campagna di comunicazione "è casa tua, decidi tu" per spiegare tutta una serie di semplificazioni ai lavori in casa. Campagna che però aveva da subito lasciato perplessi i tecnici.
La Cassazione ha inoltre illustrato che gli interventi di restauro o di risanamento conservativo per i quali non occorre il permesso di costruire sono solo le opere di recupero abitativo che mantengono le strutture preesistenti, alle quali apportano un consolidamento, un rinnovo o l’inserimento di nuovi elementi costitutivi, a condizione che siano rispettate la tipologia, la forma e la struttura dell’edificio.
Nei centri storici, ha concluso la Cassazione, per gli interventi di restauro e risanamento conservativo che comportano il cambiamento della destinazione d’uso è sempre richiesto il permesso di costruire.
Sulla base di queste considerazioni, i giudici hanno giudicato illegittimi i lavori eseguiti su Palazzo Tornabuoni Corsi, che dopo il mutamento degli elementi formali dell'edificio, l’aumento delle unità immobiliari e l'alterazione dell'originale impianto tipologico-distributivo e dei caratteri architettonici era stato trasformato in residenze di lusso.
Architetti Firenze: palazzi storici condannati all’abbandono
L’ordine degli Architetti di Firenze mette in guardia da un potenziale impasse per il recupero degli immobili storici. Se il cambio di destinazione d’uso è considerato una ristrutturazione edilizia pesante, ma la ristrutturazione edilizia pesante è vietata nel centro storico, il risultato è che in buona parte della città i cambi di destinazione d’uso verranno bloccati.“Negare la possibilità di rifunzionalizzare, con destinazioni d'uso compatibili alla tutela del bene, il nostro patrimonio edilizio storico - obietta l'Ordine degli Architetti - equivale a condannarlo all'abbandono e al decadimento. In questo momento migliaia di operazioni di riqualificazione e rigenerazione urbana che si erano avviate nel cuore delle nostre città storiche sono messe a rischio. A Firenze, in conseguenza del caos normativo con la complicità di uno strumento urbanistico inadeguato, si sta giungendo a una vera paralisi dell'attività edilizia. A farne le spese sono cittadini, investitori, imprese e professionisti che hanno operato in assoluta buona fede osservando la legge. A farne le spese sono le nostre città che si vuol condannare all'immobilismo. Il danno economico è enorme. Il danno di sfiducia verso le istituzioni del Paese è ancor più grande”.
Dato che la vicenda sta creando incertezze negli uffici comunali, che in qualche caso stanno bloccando le pratiche per timore di infrangere la legge, l’Ordine degli Architetti di Firenze ha chiesto un provvedimento di immediata applicazione che ribadisca che il mutamento di destinazione d'uso di un immobile è cosa indipendente dalla categoria di intervento edilizio su di esso consentita.
Comune di Firenze: ‘la vicenda non è ancora conclusa’
Giovanni Bettarini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Firenze, ha cercato di tranquillizzare professionisti e imprese affermando che gli interventi effettuati finora sono salvi.Bettarini ha spiegato che la sentenza è importante e bisognerà adeguarsi, ma che la vicenda non è ancora conclusa. La Cassazione ha annullato la pronuncia del Tribunale di Firenze in primo grado, ma adesso bisogna attendere la pronuncia in secondo grado della Corte d’Appello. Intanto, ha assicurato, il confronto è in corso.