
Valutazione di impatto ambientale, ok alla sanatoria dopo i lavori
AMBIENTE
Valutazione di impatto ambientale, ok alla sanatoria dopo i lavori
Corte Ue: regolarizzazione possibile se non si eludono le norme europee e si considerano gli effetti già provocati sull’ambiente dall’intervento
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del 06/03/2018

31/07/2017 - La Valutazione di impatto ambientale (VIA) può arrivare anche dopo la realizzazione dei lavori. Si tratta, ha spiegato la Corte di Giustizia Europea con la sentenza C-196/16, di una regolarizzazione ex-post che deve rispettare determinate condizioni.
In primo luogo, hanno sottolineato i giudici comunitari, le norme nazionali che consentono la regolarizzazione non devono tradursi nell’elusione delle norme Ue. È inoltre necessario, ai fini del rilascio della VIA, che sia preso in considerazione l’impatto sull’ambiente già provocato dall’opera e non solo quello futuro.
I giudici precisano però che la regolarizzazione successiva ai lavori è un’eccezione e che i progetti approvati a cantiere iniziato, o a lavoro concluso, non possono essere considerati pienamente conformi alle norme comunitarie.
I Comuni avevano presentato ricorso al Tar ottenendo l’annullamento delle autorizzazioni rilasciate ai sensi di una norma regionale contraria alle Direttive 2011/92/UE e 2014/52/UE, che invece prescrivono la Valutazione di impatto ambientale preventiva.
Successivamente, le società proprietarie degli impianti avevano chiesto una VIA “ex-post”, ma i Comuni avevano obiettato che si trattava di una procedura vietata dalle norme europee e italiane.
È tuttavia possibile una regolarizzazione postuma se non si riscontrano tentativi di elusione delle norme Ue. Per il rilascio della VIA è inoltre necessario considerare tutti gli effetti sull’ambiente, anche quelli già provocati dall’opera. Si tratta, ha concluso la Corte Ue, di valutazioni da condurre caso per caso.
I giudici europei hanno riscontrato le condizioni per il rilascio della VIA ex-post per gli impianti realizzati nelle Marche, che sono quindi rimasti in funzione.
In primo luogo, hanno sottolineato i giudici comunitari, le norme nazionali che consentono la regolarizzazione non devono tradursi nell’elusione delle norme Ue. È inoltre necessario, ai fini del rilascio della VIA, che sia preso in considerazione l’impatto sull’ambiente già provocato dall’opera e non solo quello futuro.
I giudici precisano però che la regolarizzazione successiva ai lavori è un’eccezione e che i progetti approvati a cantiere iniziato, o a lavoro concluso, non possono essere considerati pienamente conformi alle norme comunitarie.
Lavori realizzati senza VIA
Il caso è stato generato dai Comuni marchigiani di Corridonia e Loro Piceno che avevano realizzato degli impianti per la produzione di energia elettrica da biomasse senza nessuna analisi di impatto ambientale preventiva perché consentito dalla LR 20/2011.I Comuni avevano presentato ricorso al Tar ottenendo l’annullamento delle autorizzazioni rilasciate ai sensi di una norma regionale contraria alle Direttive 2011/92/UE e 2014/52/UE, che invece prescrivono la Valutazione di impatto ambientale preventiva.
Successivamente, le società proprietarie degli impianti avevano chiesto una VIA “ex-post”, ma i Comuni avevano obiettato che si trattava di una procedura vietata dalle norme europee e italiane.
VIA ‘postuma’ solo a certe condizioni
Sulla questione è intervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione Europea chiarendo che la Valutazione di Impatto Ambientale, ove richiesta, è fondamentale per l’approvazione del progetto. Questo significa che realizzare un’opera senza aver prima ottenuto la VIA costituisce una violazione normativa.È tuttavia possibile una regolarizzazione postuma se non si riscontrano tentativi di elusione delle norme Ue. Per il rilascio della VIA è inoltre necessario considerare tutti gli effetti sull’ambiente, anche quelli già provocati dall’opera. Si tratta, ha concluso la Corte Ue, di valutazioni da condurre caso per caso.
I giudici europei hanno riscontrato le condizioni per il rilascio della VIA ex-post per gli impianti realizzati nelle Marche, che sono quindi rimasti in funzione.