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Equo compenso: avvocati primi ad ottenerlo, tutti gli altri professionisti lo chiedono

Equo compenso: avvocati primi ad ottenerlo, tutti gli altri professionisti lo chiedono

Fondazione Inarcassa: includere ingegneri e architetti. Confprofessioni: estenderlo a tutti i professionisti e ai rapporti con la PA

Vedi Aggiornamento del 02/11/2017
Equo compenso: avvocati primi ad ottenerlo, tutti gli altri professionisti lo chiedono
di Alessandra Marra
Vedi Aggiornamento del 02/11/2017
29/08/2017 - Estendere a tutti i professionisti le misure sull’equo compenso approvate finora soltanto per gli avvocati.
 
A chiederlo Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa, Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni e Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e primo firmatario del disegno di legge 2858 recante ‘Disposizioni in materia di equità del compenso e responsabilità professionale delle professioni regolamentate’.
 

Equo compenso: approvato un ddl per gli avvocati

La corsa per il riconoscimento dell’equo compenso ai professionisti è ‘ripartita’all’inizio di agosto quando il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha approvato un disegno di legge che detta nuove disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali.
 
Il provvedimento mira a riequilibrare la posizione contrattuale, solo dei professionisti avvocati, nei confronti di soggetti connotati da particolare forza contrattuale ed economica, individuati in particolare nelle imprese bancarie e assicurative e nelle imprese diverse da quelle piccole e medie, nonché a tutelare l’equità del compenso degli avvocati, evitando che una concorrenza potenzialmente distorta possa tradursi nell’offerta di prestazioni professionali al ribasso, con il rischio di un peggioramento della loro qualità.
 
In particolare, il provvedimento prevede la nullità delle clausole vessatorie inserite nelle convenzioni contrattuali stipulate tra professionisti avvocati e clienti cosiddetti “forti”. A tal proposito, vengono definite come vessatorie le clausole che, anche in ragione della non equità del compenso pattuito, determinino un significativo squilibrio contrattuale a carico dell’avvocato. Tale nullità, definita come “parziale” rispetto all’intera convenzione, garantisce il professionista perché consente l’inefficacia della sola parte del regolamento contrattuale o della singola clausola contraria alla legge, mentre la convenzione stessa rimane in vigore.
 
Il giudice, accertata la non equità del compenso previsto e la vessatorietà della clausola, ne dichiara la nullità e ridetermina il compenso sulla base dei parametri fissati sulla base della legge forense del 2012, che sono già destinati a operare per i casi in cui manchi una valida pattuizione tra le parti.
 

Giusto compenso, Fondazione Inarcassa: ora tocca ad ingegneri e architetti

“L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del ddl sull’equo compenso per gli avvocati rappresenta una presa di coscienza che il Governo non poteva più ignorare” commenta il Presidente Comodo.
 
“Si tratta di un testo fondamentale i cui principi vanno subito estesi a tutta la categoria dei liberi professionisti che scontano uno squilibrio nei rapporti contrattuali soprattutto verso i clienti cosiddetti ‘forti’. Anche per la professione di ingegnere e architetto, infatti, vi è il pericolo che una concorrenza distorta, determinata da un lato dall’abuso dei clienti forti e dall’altro lato dall’elevato numero di professionisti operanti sul territorio italiano, possa tradursi nell’offerta di prestazioni professionali al ribasso, con un evidente pericolo di un peggioramento della loro qualità”.
 
“La guerra al ribasso dei prezzi delle prestazioni professionali - conclude Comodo - ostacola soprattutto i giovani che, come ha sottolineato il Ministro Orlando, ‘sono fortemente sottoposti a una vera e propria forma di caporalato intellettuale’.
 

Equo compenso, Confprofessioni: il tema va affrontato per tutti i professionisti

“L’equo compenso è un tema che andava affrontato per tutti”, sottolinea il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, secondo il quale, però, i parametri minimi possono essere utilizzati solo nei casi in cui il committente sia la pubblica amministrazione.
 
“Con l’entrata in vigore del Ddl concorrenza - spiega - è scattato l’obbligo di offrire il preventivo e quindi nei rapporti con i privati potrebbe non avere senso applicare l’equo compenso”. Invece, secondo Stella, è urgente dopo l’estate chiedere l’equo compenso nei rapporti con la pubblica amministrazione (Pa) per evitare che quest’ultima, in una posizione dominante, “schiacci” i professionisti imponendo prezzi troppo bassi.
 

Giusto compenso: unificare i ddl sul tema

Secondo Sacconi “la presentazione da parte del Governo di un ddl sull’equo compenso degli avvocati e’ cosa buona e giusta se verrà assegnato al senato e collegato al ddl Sacconi dedicato ad una remunerazione proporzionata di tutte le prestazioni professionali di cui è già iniziato l’esame”.
 
“Nel più sta il meno anche se il Ministro di Giustizia ritiene gli avvocati meritevoli di tutele specifiche. Come ministro vigilante delle professioni ordinistiche si presume ritenga nondimeno necessario proteggerle tutte dalla concorrenza al ribasso che penalizza ancor più i loro clienti” ha concluso Sacconi.
 
Il ddl sull’equo compenso degli avvocati, infatti,  è la prima norma che si concentra su una sola categoria professionale; gli altri disegni di legge sul tema, presentati nell’ultimo periodo (ddl per abrogare il Decreto Bersani, il ddl Berretta, il ddl Sacconi e il disegno di legge 'Disposizioni in materia di equo compenso nell'esercizio delle professioni regolamentate e del lavoro autonomo' ) hanno sempre disciplinato l'equo compenso per tutte le categorie professionali. 
 
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