Catanzaro, Lonetti: ‘gli ordini diffondono un messaggio anticoncorrenziale’
PROFESSIONE
Catanzaro, Lonetti: ‘gli ordini diffondono un messaggio anticoncorrenziale’
Secondo il dirigente comunale, il ripristino dell’obbligo di Parametri ‘determinerà un danno per il bilancio dello Stato’
12/10/2017 - Non si placano le proteste sul bando, pubblicato dal Comune di Catanzaro, per la redazione di un piano strutturale che non prevede nessun compenso per i progettisti. Da una parte gli Ordini professionali e le associazioni di categoria, che difendono il diritto a ricevere un pagamento per il lavoro svolto. Sul versante opposto il Comune di Catanzaro che sostiene di aver agito per il bene della collettività perché destinerà le risorse risparmiate ad altri interventi urgenti e perché i professionisti che svolgeranno l’incarico otterranno un guadagno in termini di visibilità, come accade nel caso delle sponsorizzazioni.
In una lettera, che pubblichiamo integralmente, l’architetto Giuseppe Lonetti, dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Catanzaro, continua ad alimentare il botta e risposta con i professionisti, mettendo anche in guardia gli Ordini dai rischi che corrono a tenere comportamenti in grado di limitare la concorrenza.
“Considerata la mia appartenenza all'Ordine degli Architetti sono compiaciuto nel riscontrare che il nuovo intervento del mio Presidente nazionale risulta privo di quei termini offensivi e diffamatori caratterizzanti il precedente intervento; tuttavia, non ne ritengo condivisibili i contenuti, soprattutto nelle vesti di dipendente dell'Amministrazione Pubblica, in quanto contrastanti con quanto statuito dal Consiglio di Stato e dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.
Un opportuno approfondimento avrebbe infatti consentito di accertare che sull’argomento dei minimi tariffari l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha irrogato nel 2014 una sanzione di 912.536,40 euro nei confronti del Consiglio Nazionale Forense, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1164/2016. Stessa sorte è toccata al Consiglio Nazionale dei Geologi. Anche in questo caso il Consiglio di Stato ha confermato (sentenza n. 238/2015), dopo aver interrogato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la sanzione irrogata dall’Antitrust. Da tali sentenze emergono principi chiari e insuperabili, salvo un futuro ripensamento degli stessi organi giurisdizionali, in merito all’ostacolo che l’imposizione di minimi tariffari pone alla piena attuazione del principio di libera concorrenza nel mercato evidenziando l’effetto restrittivo che deriva dalle previsioni dei codici deontologici che ancorano il compenso professionale al parametro del decoro. Appare quindi evidente che l’invito del Presidente Cappochin a riflettere sulla violazione delle norme del codice deontologico deve essere rispedito al mittente in quanto le predette norme deontologiche sono da ritenersi illegittime.
Il sottoscritto, nel ruolo di dipendente dell’Amministrazione Pubblica, ha cercato di perseguire esclusivamente l’interesse pubblico nel rispetto della giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia che ha, più volte, chiarito che il codice deontologico non può porsi in contrasto con le norme dell’Unione Europea in tema di libera concorrenza nel mercato. Diversamente, continuare a richiamare gli architetti al monito del rispetto del decoro professionale nella determinazione dei compensi, come nuovamente fatto nell’ultimo intervento del Presidente Cappochin, è in evidente contrasto con quanto affermato dai vertici della giustizia nazionale ed europea. Perseverare in tali comportamenti rischia di arrecare seri danni alla categoria considerato che già in seguito all’indagine conoscitiva avviata nel 2007 l’Antitrust ha evidenziato le criticità dei codici deontologici professionali (compreso quello degli architetti) rispetto all’esigenza di libera concorrenza. In tale contesto, sono certo che sia interesse dell’Ordine, e necessariamente di chi ci rappresenta a livello nazionale, rimeditare sulle posizioni espresse: prodigarsi per diffondere un messaggio anticoncorrenziale travestito da violazione deontologica e rischiare di incorrere, come già avvenuto per altri ordini professionali, in severe sanzioni dell’Antitrust certamente non è perseguire gli interessi della categoria.
Parimenti non condivisibili, e strumentali al condizionamento delle future scelte politiche, sono le affermazioni del Presidente Cappochin sulla qualità della gestione urbanistica del Comune di Catanzaro. La Città di Catanzaro, infatti, potrà, grazie alla conferma ricevuta con la sentenza del Consiglio di Stato, ottenere una prestazione professionale di alto livello che migliorerà la qualità urbana, nonostante la limitata partecipazione alla gara condizionata dalla campagna intimidatoria, offensiva e restrittiva della concorrenza posta in essere dagli ordini.
La qualità della prestazione non è necessariamente collegata al compenso, ma è frutto della diligenza di ogni professionista e, anzi, rivendicarne l’imprescindibile connessione risulta offensivo nei confronti degli stessi professionisti che hanno ritenuto di partecipare al bando. La reintroduzione del decreto parametri (DM 17 giugno 2016) che nasce da un costante contrasto tra gli Ordini Professionali e la politica nazionale dopo la riforma Bersani è questione legata all'instabilità politica, tuttavia trattandosi di rispetto obbligatorio della normativa comunitaria il governo non potrà non intervenire; inutile ricordare che per tale contrasto gli Ordini hanno rischiato in passato di essere annullati e comunque sono stati riformati. E’ stato inoltre osservato da autorevoli esperti che il reinserimento del decreto parametri determinerà un danno per il bilancio dello Stato in termini di aumento della spesa pubblica. Ritengo, infine, auspicabile che il Presidente Cappochin nel perseguimento dell’effettivo interesse della categoria si faccia promotore di trasparenza, principio ormai fondamentale anche per gli Ordini professionali, comunicando a tutti i colleghi iscritti, avvalendosi degli Ordini locali, tutte le sentenze e gli atti citati in modo tale che, dopo averne consapevolmente appreso i contenuti, possano con serenità e onestà intellettuale giungere a una corretta valutazione della vicenda”.
In una lettera, che pubblichiamo integralmente, l’architetto Giuseppe Lonetti, dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Catanzaro, continua ad alimentare il botta e risposta con i professionisti, mettendo anche in guardia gli Ordini dai rischi che corrono a tenere comportamenti in grado di limitare la concorrenza.
“Considerata la mia appartenenza all'Ordine degli Architetti sono compiaciuto nel riscontrare che il nuovo intervento del mio Presidente nazionale risulta privo di quei termini offensivi e diffamatori caratterizzanti il precedente intervento; tuttavia, non ne ritengo condivisibili i contenuti, soprattutto nelle vesti di dipendente dell'Amministrazione Pubblica, in quanto contrastanti con quanto statuito dal Consiglio di Stato e dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.
Un opportuno approfondimento avrebbe infatti consentito di accertare che sull’argomento dei minimi tariffari l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha irrogato nel 2014 una sanzione di 912.536,40 euro nei confronti del Consiglio Nazionale Forense, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 1164/2016. Stessa sorte è toccata al Consiglio Nazionale dei Geologi. Anche in questo caso il Consiglio di Stato ha confermato (sentenza n. 238/2015), dopo aver interrogato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la sanzione irrogata dall’Antitrust. Da tali sentenze emergono principi chiari e insuperabili, salvo un futuro ripensamento degli stessi organi giurisdizionali, in merito all’ostacolo che l’imposizione di minimi tariffari pone alla piena attuazione del principio di libera concorrenza nel mercato evidenziando l’effetto restrittivo che deriva dalle previsioni dei codici deontologici che ancorano il compenso professionale al parametro del decoro. Appare quindi evidente che l’invito del Presidente Cappochin a riflettere sulla violazione delle norme del codice deontologico deve essere rispedito al mittente in quanto le predette norme deontologiche sono da ritenersi illegittime.
Il sottoscritto, nel ruolo di dipendente dell’Amministrazione Pubblica, ha cercato di perseguire esclusivamente l’interesse pubblico nel rispetto della giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia che ha, più volte, chiarito che il codice deontologico non può porsi in contrasto con le norme dell’Unione Europea in tema di libera concorrenza nel mercato. Diversamente, continuare a richiamare gli architetti al monito del rispetto del decoro professionale nella determinazione dei compensi, come nuovamente fatto nell’ultimo intervento del Presidente Cappochin, è in evidente contrasto con quanto affermato dai vertici della giustizia nazionale ed europea. Perseverare in tali comportamenti rischia di arrecare seri danni alla categoria considerato che già in seguito all’indagine conoscitiva avviata nel 2007 l’Antitrust ha evidenziato le criticità dei codici deontologici professionali (compreso quello degli architetti) rispetto all’esigenza di libera concorrenza. In tale contesto, sono certo che sia interesse dell’Ordine, e necessariamente di chi ci rappresenta a livello nazionale, rimeditare sulle posizioni espresse: prodigarsi per diffondere un messaggio anticoncorrenziale travestito da violazione deontologica e rischiare di incorrere, come già avvenuto per altri ordini professionali, in severe sanzioni dell’Antitrust certamente non è perseguire gli interessi della categoria.
Parimenti non condivisibili, e strumentali al condizionamento delle future scelte politiche, sono le affermazioni del Presidente Cappochin sulla qualità della gestione urbanistica del Comune di Catanzaro. La Città di Catanzaro, infatti, potrà, grazie alla conferma ricevuta con la sentenza del Consiglio di Stato, ottenere una prestazione professionale di alto livello che migliorerà la qualità urbana, nonostante la limitata partecipazione alla gara condizionata dalla campagna intimidatoria, offensiva e restrittiva della concorrenza posta in essere dagli ordini.
La qualità della prestazione non è necessariamente collegata al compenso, ma è frutto della diligenza di ogni professionista e, anzi, rivendicarne l’imprescindibile connessione risulta offensivo nei confronti degli stessi professionisti che hanno ritenuto di partecipare al bando. La reintroduzione del decreto parametri (DM 17 giugno 2016) che nasce da un costante contrasto tra gli Ordini Professionali e la politica nazionale dopo la riforma Bersani è questione legata all'instabilità politica, tuttavia trattandosi di rispetto obbligatorio della normativa comunitaria il governo non potrà non intervenire; inutile ricordare che per tale contrasto gli Ordini hanno rischiato in passato di essere annullati e comunque sono stati riformati. E’ stato inoltre osservato da autorevoli esperti che il reinserimento del decreto parametri determinerà un danno per il bilancio dello Stato in termini di aumento della spesa pubblica. Ritengo, infine, auspicabile che il Presidente Cappochin nel perseguimento dell’effettivo interesse della categoria si faccia promotore di trasparenza, principio ormai fondamentale anche per gli Ordini professionali, comunicando a tutti i colleghi iscritti, avvalendosi degli Ordini locali, tutte le sentenze e gli atti citati in modo tale che, dopo averne consapevolmente appreso i contenuti, possano con serenità e onestà intellettuale giungere a una corretta valutazione della vicenda”.