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Collaudo, no di Inarsind al decreto del CSLLPP

Collaudo, no di Inarsind al decreto del CSLLPP

Sindacato architetti e ingegneri liberi professionisti: ‘l’iscrizione all’Albo sia obbligatoria anche per i pubblici dipendenti’

Vedi Aggiornamento del 13/09/2018
Collaudo, no di Inarsind al decreto del CSLLPP
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 13/09/2018
03/04/2018 - “Per l’ennesima volta in tema di Codice degli Appalti assistiamo ad un groviglio normativo che porta a disattendere delle norme vigenti”.
 
Così INARSIND, Associazione Nazionale di intesa sindacale di Architetti ed Ingegneri liberi professionisti, commenta lo schema di decreto sull’affidamento delle prestazioni di collaudo statico e tecnico-amministrativo, approvato qualche giorno dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (CSLLPP).
 
A norma dell’art. 102 del Codice dei Contratti - ricorda INARSIND - l’affidamento delle prestazioni di collaudo statico e tecnico-amministrativo viene prioritariamente riservato all’interno della P.A. e, solo in subordine, per comprovata mancanza di organico o competenze specifiche, a professionisti esterni.
 

Collaudo, obbligo di iscrizione all’Albo solo per i liberi professionisti

Il decreto approvato dal CSLLPP prevede che per i dipendenti pubblici sia requisito sufficiente all’assunzione dell’incarico l’iscrizione all’Albo dei collaudatori di cui al Capo VI del Decreto, mentre per i liberi professionisti resta necessaria l’iscrizione all’Albo professionale da almeno 10 anni.
 
INARSIND ritiene indispensabile che la decennale iscrizione all’Albo sia resa obbligatoria anche per i pubblici dipendenti, per evitare l’ennesima disparità di trattamento tra questi ed i liberi professionisti, soprattutto data l’importanza della figura di collaudatore nell’esecuzione di un’opera e la garanzia che questo metta a disposizione la massima competenza in materia.
 
È fondamentale - secondo il sindacato - che figure professionali che svolgono la stessa funzione siano soggette alle stesse regole ed agli stessi vincoli quali quelli del Codice Deontologico. In alternativa, le prestazioni dovrebbero essere riservate ai soli liberi professionisti, soggetti esterni e dunque terzi, che operano sotto il controllo degli Ordini professionali deputati, per legge, alla garanzia dell’operato dei propri iscritti nei confronti della collettività”.
 
“Questo forse è un altro film ma che porterebbe senz’altro ad una svolta positiva nel mondo degli appalti pubblici, in modo da non vedere più coincidere controllore e controllato elemento senz’altro non di garanzia per la perfetta esecuzione di un’opera. È legittimo pensare che anche questo decreto voglia essere l’ennesimo passo verso l’eliminazione della libera professione?” - conclude INARSIND.
 
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