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Allarme Ance: 'non è un paese per giovani'
MERCATI
Allarme Ance: 'non è un paese per giovani'
Con la crisi delle costruzioni un’intera generazione scompare dai cantieri
22/05/2018 - Il XIX convegno nazionale dei Giovani imprenditori edili dell’Ance, dal titolo “Costruttori... al lavoro!”, che si è tenuto lo scorso 18 maggio a Napoli, nella suggestiva cornice del Palazzo Reale, lancia un allarme chiaro: un’intera generazione scompare dal mercato del lavoro del settore edile.
Stando ai dati forniti dalla Cnce (Commissione nazionale paritetica per le casse edili), dal 2008 al 2017 il numero di occupati fino a 35 anni di età si è ridotto del 69%, con oltre 200mila giovani in meno impiegati nei cantieri e nelle imprese.
Se prima della crisi i giovani rappresentavano il 43% degli occupati nel settore, oggi se ne rileva soltanto il 25,3%. A svolgere un lavoro spesso rischioso nei cantieri sono per lo più gli ultracinquantenni con importanti ripercussioni sulla sicurezza sul luogo di lavoro.
A puntare i riflettori sul tema del lavoro, le tra tavole rotonde in programma durante la giornata, alle quali hanno partecipato rappresentanti istituzionali italiani e internazionali, giornalisti e personaggi politici.
Tra gli argomenti affrontati, il desiderio di puntare su innovazione ed utilizzo delle moderne tecnologie, valori di cui i più giovani sono notoriamente portatori.
Nel corso del convegno sono intervenuti la presidente dei Giovani Ance, Roberta Vitale, che ha sottolineato il ruolo storico, sociale ed economico della figura dell’imprenditore edile; il presidente dell’Associazione nazionale costruttori, Gabriele Buia, che ha sottolineato l’importanza di rilanciare le città come vera sfida per il futuro.
Tra gli altri contributi quelli di: Susanna Camusso, il segretario della Cgil, Paola De Micheli, il Commissario per la ricostruzione, Aurelio De Laurentiis, il produttore cinematografico e presidente della ssc Napoli, e Gustavo Piga, il professore di economia.
Il bilancio dei posti di lavoro persi nelle costruzioni dall’inizio della crisi nel 2008 vede 600mila occupati in meno, in larga parte concentrati tra i lavoratori alle dipendenze, che si sono ridotti di 428mila unità, mentre per gli indipendenti il calo registrato è di 139mila occupati.
Il Mezzogiorno è stata l’area geografica più colpita dalla crisi, con il -35% di occupazione a fronte di un dato medio nazionale del -28%.
Una grande spinta alla ripresa del Sud Italia proviene da un uso efficiente dei Fondi europei. Infatti, per quanto riguarda la programmazione 2014-2020, a fronte di una dotazione dei Fondi strutturali pari a circa 51 miliardi di euro, nel 2017 sono stati spesi solo il 5,6% dell’assegnazione.
Nel 2017 le donne occupate nel settore delle costruzioni sono risultate pari a circa 92.000, il 6,5% del totale occupati, con un incremento rispetto al 2016 del 3,6%.
Non risultano quote rosa in posizioni lavorative da dirigenti nel settore delle costruzioni, tuttavia spiccano le imprenditrici: il 14,4% (circa pari a 3.000) delle lavoratrici autonome, mentre solo il 5,8% dei lavoratori autonomi maschi si compone di imprenditori.
Se da un lato si riscontra che la crisi del settore abbia tolto alla crescita del Pil italiano mezzo punto ogni anno, e che a una spesa aggiuntiva di 1 miliardo di euro nel settore implichi un incremento di 15.555 occupati, dall’altro non si po’ ignorare il fatto che le costruzioni offrano un contributo rilevante alla composizione del Pil italiano, ossia pari all’8%.
- riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, che nel settore edile rappresenta uno delle grandi cause della fuga dal contratto;
- una detassazione o decontribuzione totale per i giovani sotto i 35 anni e parziale per quelli sotto i 49 anni, nonché per le donne;
- maggiori investimenti nella formazione, sia da parte dello Stato con una maggiore attenzione agli Istituti tecnici, sia da parte delle imprese;
- una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, non solo attraverso sisma bonus ed eco bonus, ma anche e soprattutto favorendo la rottamazione dell’edilizia obsoleta a favore di quella sicura e sostenibile;
- una particolare attenzione alla valorizzazione dei beni culturali, grazie a cui un paese come l’Italia a vocazione turistica può dar lavoro a intere generazioni;
- eliminare gli ostacoli burocratici che impediscono alle risorse stanziate di trasformarsi in cantieri.
"È necessario un piano infrastrutturale per l'Italia, - ha dichiarato Roberta Vitale all’Ansa - che in realtà già esiste perché abbiamo stimato che ci sono 140 miliardi di euro già da spendere nei prossimi dieci anni".
"Le nostre imprese rispettano tutte le norme che il Governo, di anno in anno, mette in campo. Il problema è anche semplificare le norme e avere maggiori controlli - ha concluso - e lavorare insieme con tutti, parti sociali, forze dell'ordine e magistratura per far sì che il nostro settore ritrovi la dignità".
Stando ai dati forniti dalla Cnce (Commissione nazionale paritetica per le casse edili), dal 2008 al 2017 il numero di occupati fino a 35 anni di età si è ridotto del 69%, con oltre 200mila giovani in meno impiegati nei cantieri e nelle imprese.
Se prima della crisi i giovani rappresentavano il 43% degli occupati nel settore, oggi se ne rileva soltanto il 25,3%. A svolgere un lavoro spesso rischioso nei cantieri sono per lo più gli ultracinquantenni con importanti ripercussioni sulla sicurezza sul luogo di lavoro.
A puntare i riflettori sul tema del lavoro, le tra tavole rotonde in programma durante la giornata, alle quali hanno partecipato rappresentanti istituzionali italiani e internazionali, giornalisti e personaggi politici.
Tra gli argomenti affrontati, il desiderio di puntare su innovazione ed utilizzo delle moderne tecnologie, valori di cui i più giovani sono notoriamente portatori.
Nel corso del convegno sono intervenuti la presidente dei Giovani Ance, Roberta Vitale, che ha sottolineato il ruolo storico, sociale ed economico della figura dell’imprenditore edile; il presidente dell’Associazione nazionale costruttori, Gabriele Buia, che ha sottolineato l’importanza di rilanciare le città come vera sfida per il futuro.
Tra gli altri contributi quelli di: Susanna Camusso, il segretario della Cgil, Paola De Micheli, il Commissario per la ricostruzione, Aurelio De Laurentiis, il produttore cinematografico e presidente della ssc Napoli, e Gustavo Piga, il professore di economia.
Allarme Ance: un bilancio drammatico già nel 2017
Nel 2017, i dati Cnce sull’occupazione in generale nel settore edile sono negativi: -3% numero di ore lavorate, -4% numero di imprese e -3,3% lavoratori iscritti.Il bilancio dei posti di lavoro persi nelle costruzioni dall’inizio della crisi nel 2008 vede 600mila occupati in meno, in larga parte concentrati tra i lavoratori alle dipendenze, che si sono ridotti di 428mila unità, mentre per gli indipendenti il calo registrato è di 139mila occupati.
Chi paga il prezzo più alto? Il Sud Italia
Nonostante la ripresa dell’occupazione nel settore registrata nel 2017 (+0,9%), coinvolga soprattutto il Mezzogiorno, con un +2,8% di occupati rispetto al 2016, la crescita registrata nel 2017 nel Sud non riesce a compensare i forti cali degli anni passati.Il Mezzogiorno è stata l’area geografica più colpita dalla crisi, con il -35% di occupazione a fronte di un dato medio nazionale del -28%.
Una grande spinta alla ripresa del Sud Italia proviene da un uso efficiente dei Fondi europei. Infatti, per quanto riguarda la programmazione 2014-2020, a fronte di una dotazione dei Fondi strutturali pari a circa 51 miliardi di euro, nel 2017 sono stati spesi solo il 5,6% dell’assegnazione.
Le quote rosa sono il futuro dell’edilizia?
La presenza di forza lavoro femminile nel mondo delle costruzioni può considerarsi il futuro dell’edilizia? La collocazione delle donne nel settore delle costruzioni avviene, solitamente, in posizioni professionali di tipo intellettuale, mentre è scarsa la presenza in lavori che richiedono l'utilizzo della forza fisica.Nel 2017 le donne occupate nel settore delle costruzioni sono risultate pari a circa 92.000, il 6,5% del totale occupati, con un incremento rispetto al 2016 del 3,6%.
Non risultano quote rosa in posizioni lavorative da dirigenti nel settore delle costruzioni, tuttavia spiccano le imprenditrici: il 14,4% (circa pari a 3.000) delle lavoratrici autonome, mentre solo il 5,8% dei lavoratori autonomi maschi si compone di imprenditori.
Le costruzioni e la crescita del Pil italiano
I lavoratori nelle costruzioni rappresentano il 6,1% della forza lavoro complessivamente impiegata nell’intero sistema economico nazionale ed oltre il 23% di quella occupata in tutto il settore industriale.Se da un lato si riscontra che la crisi del settore abbia tolto alla crescita del Pil italiano mezzo punto ogni anno, e che a una spesa aggiuntiva di 1 miliardo di euro nel settore implichi un incremento di 15.555 occupati, dall’altro non si po’ ignorare il fatto che le costruzioni offrano un contributo rilevante alla composizione del Pil italiano, ossia pari all’8%.
Come affrontare l’allarme occupazione nell’edilizia?
Queste le prime linee guida approfondite durante il convegno nazionale:- riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, che nel settore edile rappresenta uno delle grandi cause della fuga dal contratto;
- una detassazione o decontribuzione totale per i giovani sotto i 35 anni e parziale per quelli sotto i 49 anni, nonché per le donne;
- maggiori investimenti nella formazione, sia da parte dello Stato con una maggiore attenzione agli Istituti tecnici, sia da parte delle imprese;
- una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, non solo attraverso sisma bonus ed eco bonus, ma anche e soprattutto favorendo la rottamazione dell’edilizia obsoleta a favore di quella sicura e sostenibile;
- una particolare attenzione alla valorizzazione dei beni culturali, grazie a cui un paese come l’Italia a vocazione turistica può dar lavoro a intere generazioni;
- eliminare gli ostacoli burocratici che impediscono alle risorse stanziate di trasformarsi in cantieri.
"È necessario un piano infrastrutturale per l'Italia, - ha dichiarato Roberta Vitale all’Ansa - che in realtà già esiste perché abbiamo stimato che ci sono 140 miliardi di euro già da spendere nei prossimi dieci anni".
"Le nostre imprese rispettano tutte le norme che il Governo, di anno in anno, mette in campo. Il problema è anche semplificare le norme e avere maggiori controlli - ha concluso - e lavorare insieme con tutti, parti sociali, forze dell'ordine e magistratura per far sì che il nostro settore ritrovi la dignità".