Consumo di suolo, ISPRA: nel 2017 si è costruita una piazza Navona ogni due ore
AMBIENTE
Consumo di suolo, ISPRA: nel 2017 si è costruita una piazza Navona ogni due ore
Cantieri anche in aree vincolate e a rischio dissesto. Ministro dell’Ambiente Sergio Costa: ‘ripartiamo dalla norma precedente’

18/07/2018 - Nuove infrastrutture e cantieri invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio - coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne - soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici.
In queste aree il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%). È un consumo di suolo ad oltranza, che continua ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica. La superficie naturale è infatti diminuita di 52 kmq negli ultimi 365 giorni.
In altre parole, costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona. Anche se la velocità si stabilizza ad una media di 2 metri quadrati al secondo, quella registrata è solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese. Tutto questo ha un prezzo: la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all’anno.
I dati arrivano dal Rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentati ieri alla Camera dei Deputati.
“Prima di cementificare, si provveda a considerare il costo sociale per il cittadino - ha aggiungo Costa -. Occorre ripensare al paradigma ambientale. Siamo in ritardo ma ancora in tempo”. Il Ministro ha, infine, sottolineato l’urgenza di agire: “Se non ora, ieri!”.
Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana - dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale - ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.
Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia. I Parchi nazionali del Vesuvio, dell’Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.
In linea generale, nell’ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). La densità maggiore rispetto alla media nazionale si trova nelle aree costiere, dove l’intensità del fenomeno è più alta rispetto al resto del territorio (2,33 contro 1,73 m2 /ha), nelle aree a pericolosità idraulica e nelle aree a vincolo paesaggistico (coste, laghi e fiumi).
A livello provinciale, al centro e nel Nord Italia si concentrano le province con l’incremento più alto nel 2017. Sissa Trecasali (Parma), con una crescita che supera i 74 ettari, è il comune italiano che ha costruito di più nell’ultimo anno, principalmente a causa della realizzazione della nuova Tirreno-Brennero.
Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell’immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all’anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’erosione).
Infine, l’ISPRA ipotizza tre scenari al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo):
- il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050;
- il secondo stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno;
- nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.
In queste aree il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%). È un consumo di suolo ad oltranza, che continua ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica. La superficie naturale è infatti diminuita di 52 kmq negli ultimi 365 giorni.
In altre parole, costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona. Anche se la velocità si stabilizza ad una media di 2 metri quadrati al secondo, quella registrata è solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese. Tutto questo ha un prezzo: la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all’anno.
I dati arrivano dal Rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentati ieri alla Camera dei Deputati.
Ministro Sergio Costa: ‘ripartiamo dalla norma precedente’
“Ripartiamo dalla norma precedente e andiamo avanti, con modifiche: bilancio ecologico, questione lottizzazioni, concetto di spreco di suolo, maggior attenzione alle zone protette ed inserimento di zone a rischio frane e terremoti” - ha affermato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nel suo intervento.“Prima di cementificare, si provveda a considerare il costo sociale per il cittadino - ha aggiungo Costa -. Occorre ripensare al paradigma ambientale. Siamo in ritardo ma ancora in tempo”. Il Ministro ha, infine, sottolineato l’urgenza di agire: “Se non ora, ieri!”.
Consumo di suolo, il Rapporto ISPRA-SNPA
In questa edizione, l’Istituto aggiorna i dati e approfondisce gli studi analizzando anche il territorio compromesso dai cantieri all’interno delle aree vincolate. Quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017, avviene all’interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. Di questo, il 64% si deve alla presenza di cantieri e ad altre aree in terra battuta destinate, in gran parte, alla realizzazione di nuove infrastrutture, fabbricati - non necessariamente abusivi - o altre coperture permanenti nel corso dei prossimi anni. I nuovi edifici, già evidenti nel 2017, soprattutto nel Nord Italia, rappresentano il 13,2% del territorio vincolato perso nell’ultimo anno.Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana - dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale - ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.
Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75 mila ettari sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ettari di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia. I Parchi nazionali del Vesuvio, dell’Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.
In linea generale, nell’ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). La densità maggiore rispetto alla media nazionale si trova nelle aree costiere, dove l’intensità del fenomeno è più alta rispetto al resto del territorio (2,33 contro 1,73 m2 /ha), nelle aree a pericolosità idraulica e nelle aree a vincolo paesaggistico (coste, laghi e fiumi).
A livello provinciale, al centro e nel Nord Italia si concentrano le province con l’incremento più alto nel 2017. Sissa Trecasali (Parma), con una crescita che supera i 74 ettari, è il comune italiano che ha costruito di più nell’ultimo anno, principalmente a causa della realizzazione della nuova Tirreno-Brennero.
Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell’immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all’anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’erosione).
Infine, l’ISPRA ipotizza tre scenari al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo):
- il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050;
- il secondo stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno;
- nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.