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Ponti, dal MIT di Boston un sistema di monitoraggio che utilizza gli smartphone

Ponti, dal MIT di Boston un sistema di monitoraggio che utilizza gli smartphone

Gli accelerometri presenti nei telefonini degli automobilisti percepiscono le vibrazioni delle strutture e aiutano a valutarne la salute

Vedi Aggiornamento del 08/10/2018
di Alessandra Marra
31/08/2018 - Gli smartphone degli automobilisti possono contribuire alla sicurezza dei ponti grazie a sensori in grado di percepire le vibrazioni delle infrastrutture.
 
Ad affermarlo una ricerca condotta da un team del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, pubblicata su una delle principali riviste scientifiche internazionali, i «proceedings» dell’IEEE, che potrebbe rappresentare una svolta per la sicurezza delle infrastrutture.
 

Sicurezza ponti: monitorarli con i cellulari

La ricerca dimostra come usando gli accelerometri presenti negli smartphone, si possano misurare le vibrazioni dei ponti, e da queste capire il loro stato di "salute strutturale". Gli smartphone, infatti, sono dotati di tre accelerometri, ovvero sistemi micro-elettro-meccanici, in grado di misurare lo spostamento del telefonino sui tre assi, altezza, lunghezza e profondità, e di registrare una serie di altri dati più o meno importanti.
 
L’idea dei ricercatori consiste nel creare una rete di sensori mobili per il monitoraggio dei ponti. Una rete che, essendo creata direttamente dai telefonini degli automobilisti, sarebbe molto più pervasiva ed economica rispetto ad una fissa.
 
Secondo la ricerca “i dati registrati da uno smartphone, presente su un veicolo in movimento, e opportunamente registrati e analizzati contengono informazioni significative e solide. Una conferma che le frequenze modali di un ponte possono essere individuate dagli smartphone e che questi dati, una volta aggregati, migliorano in precisione fino a poter competere con quelli raccolti da altri sensori”.   
 

Monitoraggio ponti con gli smartphone, esperti: non sostituisce le ispezioni

Questo approccio, concludono i ricercatori, non punta a sostituire il metodo classico di monitoraggio dello stato di salute dei ponti, ovvero le ispezioni fatte sul posto da personale qualificato.
 
Tuttavia, permette di avere un flusso di dati continuo e costante sulle condizioni di una struttura, che possono formare un archivio di riferimento che può aiutare gli esperti a prendere le decisioni migliori.

I ricercatori, però, avvertono che l’approccio funziona a patto di inserire il processo in una dimensione di "big data", per annullare gli inevitabili errori e inesattezze di strumenti così piccoli e rudimentali.
 
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