Bando Periferie, imprese e società civile chiedono di non sospendere i fondi
LAVORI PUBBLICI
Bando Periferie, imprese e società civile chiedono di non sospendere i fondi
Comuni, costruttori, Legambiente e associazioni chiedono al Governo un piano per la rigenerazione urbana
04/09/2018 - Sindaci, costruttori, ambientalisti e associazioni impegnate nel recupero urbano chiedono al Parlamento di liberare le risorse già approvate e impegnate con il Bando Periferie.
L’appello arriva con un comunicato congiunto di Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (Ance), Legambiente, Fondazione Riuso per la rigenerazione urbana e Associazione Aree Urbane Dismesse (Audis).
Oggi pomeriggio, dopo l’audizione in commissione Bilancio della Camera (nella foto), l’Anci ha tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’audizione.
“La condizione delle periferie - si legge nel comunicato - dovrebbe essere al centro delle politiche sociali, ambientali, energetiche, sulla sicurezza e per lo sviluppo economico: non c’è formazione politica che non l’abbia affermato in campagna elettorale”.
“Eppure la Camera nelle prossime settimane potrebbe confermare l’emendamento già approvato al Senato che sospende i fondi per la riqualificazione delle periferie in cento città italiane, a progetti avviati o approvati, tutti co-finanziati da privati”.
Si tratta, ricordiamo, dell’emendamento al ddl Milleproroghe che potrebbe togliere 1 miliardo di euro destinati a progetti già avviati in 96 dei 120 Comuni vincitori del Bando Periferie, per destinarli ad altri interventi
I progetti a rischio, ricordano i promotori dell’appello, riguardano “strade, risanamenti edilizi, sicurezza idrogeologica e sismica, giardini, parchi giochi, scuole, infrastrutture indispensabili a ridare decoro ai luoghi più poveri e abbandonati in città grandi, medie e piccole. Al nord, al centro, al sud indipendentemente dal colore politico di chi li governa”.
E spiegano che la sospensione dei fondi costituirebbe la “rottura di accordi che erano garantiti dallo Stato e nei quali gli Enti Locali e i privati si sono impegnati con risorse umane, tecniche ed economiche. La rottura unilaterale degli accordi non può che avere pesanti conseguenze immediate e future, con una ulteriore perdita di fiducia di tutti verso i progetti di collaborazione tra pubblico e privato nella rigenerazione delle nostre città”.
“Al recupero delle periferie - sintetizzano - è dunque necessario dare massima priorità, superando contrapposizioni di bandiera che rischiano di far perdere di vista l’obiettivo principale: il benessere della collettività”.
Anci, Ance, Legambiente, Fondazione Riuso e Audis chiedono quindi al Governo un nuovo impegno “che non deve essere solo economico ma fattivo, controllando spese, tempi e risultati dei progetti, risolvendo le inefficienze burocratiche, che abbiamo più volte segnalato nei programmi precedenti, per avviare un percorso virtuoso che rigeneri le periferie facendole esempi di efficienza per tutta la città”.
E offrono la propria disponibilità a collaborare ad “un piano che è strategico per il futuro delle nostre città, dei cittadini e del Paese”.
L’appello arriva con un comunicato congiunto di Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (Ance), Legambiente, Fondazione Riuso per la rigenerazione urbana e Associazione Aree Urbane Dismesse (Audis).
Oggi pomeriggio, dopo l’audizione in commissione Bilancio della Camera (nella foto), l’Anci ha tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’audizione.
“La condizione delle periferie - si legge nel comunicato - dovrebbe essere al centro delle politiche sociali, ambientali, energetiche, sulla sicurezza e per lo sviluppo economico: non c’è formazione politica che non l’abbia affermato in campagna elettorale”.
“Eppure la Camera nelle prossime settimane potrebbe confermare l’emendamento già approvato al Senato che sospende i fondi per la riqualificazione delle periferie in cento città italiane, a progetti avviati o approvati, tutti co-finanziati da privati”.
Si tratta, ricordiamo, dell’emendamento al ddl Milleproroghe che potrebbe togliere 1 miliardo di euro destinati a progetti già avviati in 96 dei 120 Comuni vincitori del Bando Periferie, per destinarli ad altri interventi
I progetti a rischio, ricordano i promotori dell’appello, riguardano “strade, risanamenti edilizi, sicurezza idrogeologica e sismica, giardini, parchi giochi, scuole, infrastrutture indispensabili a ridare decoro ai luoghi più poveri e abbandonati in città grandi, medie e piccole. Al nord, al centro, al sud indipendentemente dal colore politico di chi li governa”.
E spiegano che la sospensione dei fondi costituirebbe la “rottura di accordi che erano garantiti dallo Stato e nei quali gli Enti Locali e i privati si sono impegnati con risorse umane, tecniche ed economiche. La rottura unilaterale degli accordi non può che avere pesanti conseguenze immediate e future, con una ulteriore perdita di fiducia di tutti verso i progetti di collaborazione tra pubblico e privato nella rigenerazione delle nostre città”.
Nuovi fondi per la rigenerazione delle città
Ma Sindaci, costruttori, ambientalisti e associazioni guardano oltre il Bando Periferie e chiedono e di destinare nuovi finanziamenti alla vera rigenerazione delle città, con progetti innovativi e compatibili con l’ambiente, con selezioni più rapide che premino la qualità, ma soprattutto favorendo quei progetti capaci di incidere in modo efficace sul tessuto urbano delle zone periferiche, in particolare con interventi di demolizioni e ricostruzione migliorando la qualità della vita di chi ci abita.“Al recupero delle periferie - sintetizzano - è dunque necessario dare massima priorità, superando contrapposizioni di bandiera che rischiano di far perdere di vista l’obiettivo principale: il benessere della collettività”.
Anci, Ance, Legambiente, Fondazione Riuso e Audis chiedono quindi al Governo un nuovo impegno “che non deve essere solo economico ma fattivo, controllando spese, tempi e risultati dei progetti, risolvendo le inefficienze burocratiche, che abbiamo più volte segnalato nei programmi precedenti, per avviare un percorso virtuoso che rigeneri le periferie facendole esempi di efficienza per tutta la città”.
E offrono la propria disponibilità a collaborare ad “un piano che è strategico per il futuro delle nostre città, dei cittadini e del Paese”.