Centrale per la progettazione dal 2019
La Centrale, su richiesta delle amministrazioni centrali e degli enti locali territoriali interessati, si occuperà della progettazione delle opere pubbliche. La sua istituzione servirà prevalentemente a sostenere i piccoli enti, privi delle professionalità necessarie alla redazione del progetto esecutivo da mandare in gara. Ricordiamo infatti che, in base al Codice Appalti (D.lgs. 50/2016) è obbligatorio mettere a base di gara il progetto esecutivo, ma molti Comuni si sono trovati in difficoltà e hanno lamentato un rallentamento nella realizzazione delle opere pubbliche.La Centrale potrà svolgere i seguenti compiti:
- progettazione di opere pubbliche e, quindi, prestazioni relative alla progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva di lavori, collaudo, coordinamento della sicurezza della progettazione, nonché direzione dei lavori e incarichi di supporto tecnico-amministrativo alle attività del responsabile del procedimento e del dirigente competente alla programmazione dei lavori pubblici;
- gestione delle procedure di appalto in tema di progettazione per conto della stazione appaltante interessata;
- predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività;
- valutazione dei progetti sottoposti all’esame della “Centrale” dagli enti interessati alla realizzazione dell’opera.
Centrale per la progettazione, in arrivo 500 assunzioni
Per il funzionamento della centrale il disegno di legge autorizza l’assunzione a tempo indeterminato, a partire dall’anno 2019, presso l’Agenzia del demanio, con destinazione alla Centrale, di un massimo di 500 unità con prevalenza di personale di profilo tecnico per una percentuale almeno pari al 70%, a livello impiegatizio e quadro nonché con qualifica dirigenziale.In fase di prima attuazione e per garantire l’immediata operatività, l’Agenzia provvederà al reclutamento del personale di ruolo, nella misura massima di 100 unità, anche mediante apposita selezione nell’ambito del personale dipendente. Sarà inoltre possibile chiedere il distaccamento da altre pubbliche amministrazioni.
I Fondi per il rilancio degli investimenti
Il disegno di legge prevede l’istituzione di un Fondo Investimenti per le Amministrazioni centrali con una dotazione di 51,3 miliardi di euro così ripartiti: 2.800 milioni di euro per l'anno 2019, di 3.000 milioni di euro per l'anno 2020 e di 3.500 milioni per ciascuno degli anni dal 2021 al 2033.Per gli enti territoriali la bozza prevede un Fondo da 47,3 miliardi di euro di cui 3.000 milioni di euro per l'anno 2019, di 3.400 milioni di euro per l’anno 2020, di 2.000 milioni per l’anno 2021, di 2.600 milioni per l’anno 2022, di 3.000 milioni per l’anno 2023, di 3.400 milioni per l’anno 2024, di 3.500 milioni per ciascuno degli anni dal 2025 al 2026, di 3450 milioni di euro per l’anno 2027, di 3.250 milioni per ciascuno degli anni dal 2028 al 2033. Le risorse, spiega la bozza, saranno utilizzate in particolare per l’edilizia pubblica, inclusa la sua manutenzione e sicurezza, per la manutenzione della rete viaria, per il dissesto idrogeologico, la prevenzione rischio sismico, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e il trasporto pubblico locale.
Mancando un riferimento espresso alle coperture, non è chiaro se il disegno di Legge di Bilancio per il 2019 prevede nuovi stanziamenti o se si attingerà alle risorse non utilizzate del Fondo Infrastrutture istituito, sotto il Governo Renzi, con la Legge di Bilancio per il 2017 (L.232/2016) e a quelle stanziate dalla Legge di Bilancio per il 2018 (L. 205/2017) ma non ancora ripartite. Il testo del ddl destina in modo generico il Fondo per le Amministrazioni centrali ad investimenti pubblici, mentre il Fondo per gli Enti territoriali dovrebbe finanziare quasi esclusivamente interventi infrastrutturali.
I Fondi per la manutenzione delle strade provinciali
Per le Province delle Regioni a Statuto ordinario è allo studio uno stanziamento di 3 miliardi e 750 milioni di euro (250 milioni di euro annui per gli anni dal 2019 al 2033), a valere sull'istituendo Fondo investimenti per gli enti territoriali, da destinare a piani di sicurezza a valenza triennale per la manutenzione di strade e scuole. Per assicurare l’elaborazione dei piani di sicurezza, la bozza specifica che le assunzioni di personale, consentite già dalla Legge di Bilancio 2018, devono riguardare figure ad alto contenuto tecnico-professionale: ingegneri, architetti, geometri, tecnici della sicurezza ed esperti in contrattualistica pubblica e codice degli appalti.Le risorse previste per la manutenzione delle strade e delle scuole nelle Province, dovrebbero sommarsi a quelle del Fondo Delrio per la manutenzione stradale che, lo ricordiamo, ha ripartito 1,6 miliardi di euro stanziati dalla Legge di Bilancio per il periodo 2018-2023.
Ricordiamo che il monitoraggio operato dall’Unione Province d’Italia (UPI) sullo stato di conservazione delle infrastrutture viarie (ponti, viadotti e gallerie) a seguito della richiesta che il Ministero delle Infrastrutture, all’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova, ha evidenziato un fabbisogno di 3 miliardi di euro e l'urgenza di avere a disposizione 730 milioni di euro per la messa in sicurezza di 1.918 opere a rischio.
Infine, la bozza conferma l’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni qualche giorno fa sulla possibilità che le Regioni utilizzino 2,5 miliardi di euro per il 2019, derivanti da avanzi di amministrazione, per interventi di messa in sicurezza antisismica, dissesto idrogeologico, trasporti e edilizia residenziale e sanitaria.