02/11/2018 - Moduli abitativi autosufficienti. Case stampate in 3D. Nuove tecnologie che avanzano, spesso al centro di grandi eventi e design week, lo spazio ideale in cui imprese e designer possono testare sul campo ciò che poi metteranno sul mercato e disegnare il futuro dell’edilizia. Il nuovo concetto di “abitare” porta con sé l’aria di una vera e propria rivoluzione.
La stessa denominazione del “prefabbricato” ha acquisito, negli ultimi anni, un’accezione completamente diversa dal passato, passando da un’immagine negativa di strutture realizzate in serie, prive di ogni stile e personalizzazione, a un’idea di struttura progettata ad hoc, per soddisfare il cliente e i bisogni ambientali.
Nell’ottica del cambiamento, gli edifici prefabbricati saranno uno dei temi toccati dal Fidec del 21 novembre. Il Forum Italiano delle Costruzioni sarà il grande evento che animerà il settore edile e trasformerà la realtà delle costruzioni, che richiamerà all’ordine l’intera filiera per dedicare un’attenzione collettiva alle urgenze del comparto. Sarà l’occasione per disegnare una nuova strada da percorrere con la consapevolezza di avere dei compagni di viaggio validi, pronti a sostenersi l’un l’altro. In questo contesto, rivoluzionare il settore delle costruzioni significa anche trovare nuove modalità di edificare, capaci di inserirsi con armonia nel territorio e nell’ambiente, con un impatto ridotto e tutte le comodità che l’idea di “casa” richiede.
Ma quali sono i benefici che un’abitazione off-site può portare? Innanzitutto il consumo di suolo. Modulari e autosufficienti, le strutture “prefabbricate” autonome non consumano terreno, perché non necessitano di fondazioni, né di un basamento in cemento. Nei casi più recenti, si tratta di costruzioni che possono essere spostate da un luogo all’altro: l’unico requisito di base è un terreno livellato. Composte da strutture leggere e assemblabili, possono essere costruite in fabbrica e poi assemblate in cantiere, dove possono essere aggiunti volumi così da ricavare nuove unità abitative senza sprecare ulteriori risorse.
Queste tipologie di case si adattano a diversi contesti e vengono, oggi, progettate per essere in grado di autogestire i propri consumi e autoalimentarsi tramite pannelli fotovoltaici e sistemi di accumulo energetico sufficienti a soddisfare il fabbisogno dell’edificio. Inoltre, vengono edificate velocemente e con un’attenzione particolare per le regolamentazioni antisismiche. Per questi fattori vengono considerate sintesi della nuova frontiera dell’abitazione, che deve essere confortevole, ma anche progettata per esercitare un basso, o, se possibile, nullo, impatto sull’ambiente.
Un grande interesse per le case modulari è stato mostrato, negli ultimi anni, da diverse fiere (che collaborano con Fidec). Da Bolzano a Bologna a Milano: sono le giuste occasioni per mettere il pubblico a contatto di un’ampia selezione di costruttori e progettisti impegnati nella rivoluzione delle tecnologie costruttive.
Fra i materiali più impiegati nelle strutture modulari spicca il legno. Il Politecnico di Torino, partner del Fidec, si è allineato con la tendenza delle case off-site. Dall’anno accademico 2018/2019, comincia un master destinato a laureati in ingegneria ed architettura di II livello con cui approfondire il tema delle costruzioni in materiale naturale, con una specifica attenzione per gli edifici prefabbricati.
Le analisi condotte dal politecnico localizzano l’Italia al quarto posto in Europa per la produzione di strutture di questo genere, con un valore della produzione che costituisce oggi il 7% del mercato nazionale dell’edilizia con un tasso di crescita del 10% l’anno e circa 3 mila fabbricati nuovi ogni anno. L’edilizia scolastica, il social housing e gli edifici multipiano con componenti strutturali in legno provano, infatti, che il sistema della ricerca e dell’impresa italiana in questo settore è uno dei più qualificati e innovativi.
Con gli anni, d’altra parte, la tecnologia ha raggiunto livelli avanguardistici, al punto da permettere la realizzazione di una casa off-site a partire da una stampante. 3D, chiaramente.
Italcementi, partner del Fidec con il marchio Calcestruzzi, in collaborazione con Arup, Cybe e con l’architetto Massimiliano Locatelli dello studio milanese CLS Architetti, ha realizzato 3D Housing 05, una casa nata grazie all’utilizzo di questa metodologia. Si tratta di una struttura sperimentale per il momento e a basso impatto ambientale di circa 100 metri quadrati. E' stata stampata con una speciale miscela di polveri cementizie, inerti e leganti. Parte dei costituenti può derivare dalle terre locali, a km zero.
Altro esempio nel nostro Paese. Diverso, ma ugualmente innovativo. Wasp, con i materiali messi a disposizione da RiceHouse, ha realizzato, con una stampante 3D a base di terra cruda locale unita a scarti della lavorazione del riso, la casa sostenibile Gaia.
Abitare - in sintesi - è un gesto ambientale. Sempre più conscio di ciò, il settore delle costruzioni sta rimodellandosi a misura di natura e potenzia, insieme, gli aspetti del comfort e della tecnologia. Per creare un nuovo modello di vita, più consapevole e più sostenibile, che però non richiede più le rinunce e i sacrifici che spaventano i più conservatori. Il Fidec sarà il momento in cui fare il punto sulla situazione e trovare l’ingresso giusto per salire sul treno del cambiamento.
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