Codice Appalti: affidamento diretto fino a 150mila euro
In attesa di una riforma più organica del Codice Appalti (D.lgs. 50/2016), fino al 31 dicembre 2019 le Stazioni Appaltanti potranno procedere all'affidamento di lavori di importo pari o superiore a 40mila euro e inferiore a 150mila euro mediante affidamento diretto previa consultazione, ove esistenti, di tre operatori economici.Per i lavori di importo compreso tra 150mila e 350mila euro si potrà utilizzare la procedura negoziata previa consultazione di almeno dieci operatori economici.
Si tratta di una deroga temporanea, pensata per velocizzare l’avvio dei cantieri e dare respiro alle imprese, che sta però suscitando qualche preoccupazione per le possibili ricadute sulla concorrenza e sui controlli. Di fatto spariranno le gare per l’affidamento di lavori di importo compreso tra 40mila euro (l’attuale tetto per l’affidamento diretto) e 150mila euro. Mancando le procedure di gara, non ci sarà neanche il faro dell'Anticorruzione.
Le deroghe riguarderanno solo i lavori. Il comma 912 non menziona infatti i servizi e le forniture. Per i servizi di ingegneria e architettura dovrebbero quindi rimanere in piedi le soglie previste dal Codice Appalti.
Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici
Per evitare che gli investimenti in opere pubbliche possano subire ritardi a causa della mancanza di tecnici nelle Pubbliche Amministrazioni, il ddl di Bilancio istituisce la Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici. Un apparato centralizzato nell’ambito dell’Agenzia del Demanio che opererà, assicura la norma, "in piena autonomia e con indipendenza di giudizio nelle valutazioni tecniche".La Struttura potrà fornire supporto alle Amministrazioni, previa stipula di una convenzione, per favorire lo sviluppo e l’efficienza della progettazione e degli investimenti pubblici, contribuire alla valorizzazione, innovazione tecnologica, efficientamento energetico e ambientale nella progettazione e nella realizzazione di edifici e beni pubblici, alla progettazione degli interventi di realizzazione e manutenzione, ordinaria e straordinaria, di edifici e beni pubblici, anche in relazione all’edilizia statale, scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria, alla predisposizione di modelli innovativi progettuali ed esecutivi per edifici pubblici e opere similari e connesse o con elevato grado di uniformità e ripetitività.
La Struttura costerà 100 milioni di euro all’anno. Al suo interno lavoreranno 300 unità di personale “in piena autonomia e con indipendenza di giudizio nelle valutazioni tecniche”.
Il funzionamento della struttura sarà definito, con un dpcm che dovrà coordinarsi con il Codice Appalti, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio. Date le tempistiche per l’approvazione del dpcm, il funzionamento della struttura sarà tarato sul Codice Appalti del 2016 e potrebbe quindi essere a breve rivisto dopo la riforma delle norme sui contratti pubblici.
La Struttura ha preso il posto della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche, ipotizzata nelle prime versioni del disegno di legge di Bilancio per il 2019. I vecchi testi prevedevano che la centrale diventasse subito operativa dal 1° gennaio e avevano già individuato nel dettaglio le funzioni del nuovo apparato tecnico-amministrativo. La norma approvata ha invece un approccio più soft e generico.