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Il nuovo regime forfettario favorisce davvero i liberi professionisti?

Il nuovo regime forfettario favorisce davvero i liberi professionisti?

Dubbi di Inarsind sull’equità fiscale: i dipendenti pubblici potranno svolgere il doppio lavoro invogliati dalle condizioni agevolate

Vedi Aggiornamento del 24/10/2019
Foto: goodluz©123RF.com
di Alessandra Marra
31/01/2019 - Il nuovo regime forfettario con tassa unica al 15% potrebbe favorire maggiormente i lavoratori dipendenti rispetto a coloro i quali esercitano soltanto la libera professione.
 
A lanciare l’allarme INARSIND, il Sindacato degli Ingegneri e degli Architetti Liberi Professionisti, che evidenzia luci e ombre (soprattutto in tema di equità fiscale) del nuovo regime di tassazione per le partite IVA.
 

Nuovo regime forfettario: favorisce dipendenti o professionisti?

INARSIND, pur evidenziando i lati positivi del nuovo regime forfettario (come l’innalzamento del tetto dei ricavi a 65.000 euro e lo snellimento di alcuni adempimenti), mette in luce alcune ‘anomalie’ della misura.
 
Una misura poco equa per INARSIND è nascosta nell’eliminazione del tetto dei 30.000 euro lordi per i dipendenti. Il regime forfettario 2019 potrà essere utilizzato da tutti i lavoratori dipendenti, a prescindere dall’importo del loro reddito mentre in precedenza i contribuenti titolari di partita IVA nel regime forfettario potevano essere contemporaneamente lavoratori dipendenti solo se il reddito da lavoro subordinato non fosse stato superiore a 30.000 euro lordi.
 
Come scrive in una nota Salvo Garofalo, Consigliere nazionale INARSIND, tale restrizione rappresentava un elemento di equità fiscale, evitando che il regime forfettario potesse essere sfruttato da chi un reddito vero lo aveva (compresi alti funzionari, dirigenti, etc) che, guadagnando oltre 30.000 euro all’anno, non avevano e non hanno alcuna necessità di agevolazioni di questo tipo.
 
Per INARSIND, la Legge di Bilancio 2019 rischia di violare i principi di uguaglianza, equità e capacità contributiva previsti dalla nostra Costituzione agli articoli 3 e 53, dando la possibilità a chi ha già un lavoro vero (anche dipendente della PA) di svolgerne un altro magari invogliato dalle condizioni agevolate.
 
In tal modo il dipendente “forfettario” farà concorrenza anche ai liberi professionisti che, per mancanza di incarichi, possibilmente percepiranno il reddito di cittadinanza (sempre pagato dai contribuenti) visto che purtroppo sono molti i professionisti tecnici che hanno un’ISEE inferiore a 9.600 euro l’anno.
 
INARSIND è da sempre stata per il principio “una testa un lavoro” mentre ora con la finanziaria si incentiva il secondo lavoro che andrebbe vietato (già alla stipula dei contratti, almeno nella P.A) anche nei casi più “innocenti” come le ripetizioni fatte dai docenti (che sono ugualmente dipendenti dello Stato) anche queste tassate al 15%. In pratica chi ha un reddito da lavoro dipendente anche da 200.000 euro/anno potrà accedere al regime forfettario, e ciò creerà l’ennesima sperequazione del nostro sistema fiscale, sempre meno credibile agli occhi di cittadini, imprese e professionisti.
 

Regime forfettario 2019: in arrivo false partite IVA?

Per INARSIND, un altro effetto collaterale potenzialmente generato dal nuovo regime forfettario è quello dell’incentivo alle false partite IVA; l’innalzamento del limite dei ricavi oltre i 30.000 euro determina, come conseguenza, la convenienza al passaggio dal lavoro dipendente alla falsa partita IVA.
 
Tale effetto, in verità, è già attenuato dalla norma che nega le agevolazioni alle le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta.  
 
Ma questo, ad esempio, non vieterà ad datore di lavoro poco scrupoloso di liquidare un dipendente (ormai troppo costoso sul mercato) per sostituirlo con una nuova partita Iva agevolata visto che i primi studi effettuati dimostrano che, a parità di reddito netto, un lavoratore autonomo costerebbe al suo “committente/datore di lavoro” oltre il 40% in meno di un lavoratore dipendente di pari livello.
 
In caso di nuova assunzione questo parametro peserà ancora di più e inciderà ancora di più anche a livello di concorrenza perché chi paga il 40% in meno i propri collaboratori sarà certamente più competitivo rispetto a chi li paga correttamente da dipendenti, creando una disparità che favorisce chi opera in modo meno scrupoloso.
 

Regime forfettario e società tra professionisti

INARSIND, inoltre, ritiene che il nuovo sistema possa scoraggiare le associazioni tra professionisti, le STP e lo sviluppo di società di capitali di servizi professionali e questo, per la competitività del settore. Oltretutto non si capisce perché uno studio associato di 3 o 4 elementi, che in media fatturano meno di 65.000 euro ciascuno, debba essere costretto a frazionarsi per potere usufruire delle stesse agevolazioni dissolvendo quel minimo di aggregazione che gli consentiva una migliore organizzazione del lavoro e quindi una maggiore competitività.
 
In ultimo, si crea un’ulteriore alterazione della concorrenza fra colleghi dal momento che chi usufruisce del regime “forfettario” non imporrà l’IVA sulle fatture al proprio committente mentre il collega fuori da tale regime non potrà esimersi di applicare l’IVA (da restituire in gran parte allo Stato) praticando necessariamente un onorario più alto del 22% nei confronti del committente privato o della P.A.  per i quali l’Iva è un costo indetraibile.
 

Regime forfettario 2019: cosa prevede

Ricordiamo che il nuovo regime è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2019 estende il regime forfettario, con imposta sostitutiva unica al 15%, ai contribuenti che hanno conseguito nell’anno precedente ricavi, ovvero percepito compensi, fino a un massimo di 65.000 euro.
 
Non permette di dedurre analiticamente le spese sostenute nell'esercizio dell'attività, ad eccezione dei contributi previdenziali. Sono previsti, però, dei forfait da applicare ai ricavi (coefficienti di redditività) che variano a seconda dei diversi tipi di attività.
 
Infine, coloro che optano per il nuovo regime forfettario hanno minori adempimenti burocratici; ad esempio sono esentati dall’obbligo di fatturazione elettronica.
 
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