‘Sblocca cantieri’ al prossimo Consiglio dei Ministri
“Per me è pronto - ha detto del decreto il vicepremier Salvini - quello che mi interessa è che arrivi presto in Consiglio dei Ministri”.“Nel nome della responsabilità bisogna fidarsi. Più lenta va un'opera pubblica, più complicato è avere una autorizzazione, più è facile che si infili qualche malintenzionato. Le norme rigide a volte aiutano i furbetti. Bisogna far bene e far veloce", ha aggiunto Salvini.
Scettica l’opposizione. Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato, teme che la norma possa rimanere anche questa volta in una sorta di limbo a causa del confronto interno alle due fazioni di Governo.
Sulla necessità di far presto è intervenuto nei giorni scorsi anche Mario Occhiuto, delegato Anci a Lavori pubblici e Urbanistica e sindaco di Cosenza. “Il bisogno di un intervento emergenziale - ha affermato - nasce da una semplice considerazione dei tempi troppo lunghi per la realizzazione delle opere pubbliche: “quasi 4 anni per gli appalti minori (importi di lavori fino a 500mila euro), circa 7 anni per le opere di importo compreso tra i 500mila e i 50milioni di euro e fino a quasi 15 anni per gli appalti di valore più elevato”.
La prima parte del decreto dovrebbe contenere la modifica del Codice Appalti, con una serie di misure per evitare i massimi ribassi e semplificare le procedure delle gare sotto soglia. Potrebbe inoltre scomparire l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori.
Il decreto individuerà inoltre un primo elenco di opere da sbloccare, per le quali saranno nominati dei commissari straordinari.
Riforma del Codice Appalti, continua il confronto
Oltre ai diversi annunci del Governo sull’imminente arrivo del decreto urgente per far ripartire i lavori fermi, la riforma del Codice Appalti si gioca anche nel ddl delega approvato all’inizio di marzo.Fissati i princìpi, bisognerà scendere nel dettaglio delle norme. Le richieste formulate nel ciclo di audizioni in Senato continuano ad essere contrastanti.
C’è ad esempio il tema del ritorno all’appalto integrato, ritenuto inconcepibile dalla Rete delle Professioni Tecniche (RPT) e dall’Oice perché la separazione dei ruoli tra progettista e costruttore è considerata un elemento di garanzia di trasparenza. Il progettista, secondo l’Oice, lavora per e nell’interesse della stazione appaltante. L’effetto ottenuto dall’appalto integrato sarebbe quello di costringere a far lavorare il progettista sotto l’egida dell’impresa con minor prezzo e a discapito della qualità.
RPT ritiene inoltre che l’appalto integrato releghi il progetto ad un ruolo defilato. I lavori, sostengono i professionisti, vanno affidati solo sulla base di progetti esecutivi e la centralità del progetto può essere perseguita anche con strumenti moderni come i concorsi di progettazione, che danno l’opportunità alla stazione appaltante di scegliere il progetto in base al raggiungimento dei propri obiettivi.
Per l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), invece, tornare all’appalto integrato sul progetto definitivo consentirebbe alle imprese di proporre qualcosa di innovativo.
Sul subappalto, infine, gli imprenditori edili sono favorevoli alla liberalizzazione e semplificazione, mentre i rappresentanti delle imprese specialistiche sono favorevoli al mantenimento dei vincoli.
C’è infine scetticismo sulla centrale unica per la progettazione. Il decreto che regolerà il suo funzionamento è stato più volte annunciato, ma al momento non se ne conoscono i contenuti.
‘Sblocca lavori’ e soglie degli appalti
Mentre si discute sull’impostazione da dare al decreto legge urgente e alla legge delega, un altro disegno di legge, ribattezzato “Sblocca lavori” punta a rendere definitivi gli affidamenti diretti per i lavori di importo fino a 150mila euro. Al momento, lo ricordiamo, questa deroga è provvisoria e limitata al 2019.Su tutto l'andamento del settore pendono inoltre le richieste formulate in occasione dello sciopero generale indetto dalle maggiori sigle sindacali.