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Compensi professionali, la Corte UE boccia le tariffe obbligatorie

Compensi professionali, la Corte UE boccia le tariffe obbligatorie

Condannata la Germania perché non ha dimostrato in modo coerente che gli onorari minimi per architetti e ingegneri garantiscono qualità

Vedi Aggiornamento del 11/02/2021
Foto: Suwat Supachavinswad ©123RF.com
Foto: Suwat Supachavinswad ©123RF.com
di Alessandra Marra
Vedi Aggiornamento del 11/02/2021
08/07/2019 - Le tariffe minime obbligatorie per i servizi di progettazione di architetti e ingegneri sono state bocciate dall’UE.
 
La Corte di giustizia dell'Unione Europea, infatti, con la sentenza ‘Causa C-377/17’ ha condannato la Germania che, mantenendo le tariffe obbligatorie, è andata in contrasto con la Direttiva 2006/123 e con l'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
 

Tariffe minime professionali: i motivi delle Germania

Gli onorari di architetti e di ingegneri in Germania sono disciplinati dalla Honorarordnung für Architekten und Ingenieure (HOAI) che stabilisce una correlazione tra prestazioni e tariffe economiche, sia minime che massime. Secondo la Germania tali disposizioni nazionali disciplinano solo situazioni puramente interne, che non avrebbero potuto essere valutate alla luce della direttiva 2006/123 e dell’articolo 49 TFUE.
 
La Germania si era difesa anche sostenendo che le disposizioni della HOAI relative alle tariffe sono giustificate da motivi imperativi di interesse generale.
 
Infine, la Germania ha giustificato la restrizione sulle tariffe sostenendo che in tal modo è possibile garantire un elevato livello di prestazioni. Ha, infatti, presentato vari studi che avvalorano la sua posizione, secondo la quale, “in un mercato come il mercato tedesco, caratterizzato da un elevato numero di piccole e medie imprese, la fissazione di tariffe minime in materia di prestazioni di progettazione può costituire una misura appropriata al fine di garantire un elevato livello qualitativo”.
 

Tariffe obbligatorie: il responso dell’UE

La Corte UE sostiene che la direttiva 2006/123 si applica nel caso di situazioni puramente interne. Quindi anche nel caso delle Germania.
 
Inoltre, la Corte sostiene che non si possa ricorrere a ‘ragioni imperative di interesse generale’ se le misure sono discriminatorie, non necessarie e non proporzionate all'obiettivo perseguito.  In più, lo Stato deve dimostrare che non è possibile adottare misure di altro genere, in grado di non incidere negativamente sull'applicazione dell'articolo 15 direttiva 2006/123.
 
Pur riconoscendo che le tariffe minime possono servire a “raggiungere un obiettivo di qualità delle prestazioni di progettazione” la Corte UE sostiene che la normativa tedesca “non persegue l’obiettivo in modo coerente e sistematico, dato che l’esercizio stesso delle attività di progettazione non è riservato, in Germania, a persone che svolgono un’attività regolamentata, cosicché non esisterebbe, in ogni caso, nessuna garanzia che le prestazioni di progettazione siano effettuate da prestatori che hanno dimostrato la loro idoneità professionale a farlo”.
 
La Corte UE continua: “La circostanza che le prestazioni di progettazione possano essere fornite in Germania da prestatori che non hanno dimostrato la loro idoneità professionale a tale scopo comporta un’incoerenza nella normativa tedesca rispetto all’obiettivo di preservare un livello di qualità elevato delle prestazioni di progettazione perseguito dalle tariffe minime”.
 
Di conseguenza, la Corte ha concluso che le tariffe minime non sono idonee a garantire il conseguimento dell'obiettivo dell'elevato livello di qualità delle prestazioni di progettazione e ha condannato la Germania.
 
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