Fondo salva opere, Ance: ottimo strumento ma risorse insufficienti
NORMATIVA
Fondo salva opere, Ance: ottimo strumento ma risorse insufficienti
I costruttori in audizione in Senato chiedono l’adozione del decreto attuativo e l’intervento di CdP
03/10/2019 - Il Fondo salva opere è uno strumento utilissimo, ma dotato di risorse insufficienti e ancora non operativo. Lo ha affermato l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), che durante l’audizione in Senato sul ddl per la tutela del lavoro e la risoluzione delle crisi aziendali, ha chiesto di rendere subito operativo il Fondo con l'emanazione del decreto attuativo e l'intervento di cassa Depositi e Prestiti.
Al Fondo possono accedere sub-appaltatori, sub-affidatari e sub-fornitori di imprese aggiudicatrici di lavori pubblici in stato di crisi.
Il Mit dovrà verificare la sussistenza delle condizioni di regolarità contributiva del richiedente attraverso il Durc. In caso di irregolarità, l’erogazione sarà effettuata in favore degli enti previdenziali e assicurativi, compresa la cassa edile. L’accesso sarà comunque consentito nel caso in cui il beneficiario abbia ottenuto, rispetto ai debiti contributivi e fiscali, una dilazione o rateizzazione del pagamento ovvero abbia aderito a procedure di definizione agevolata.
Non è stato infatti ancora adottato, scrive l’Ance, il decreto ministeriale che deve regolare le modalità di erogazione dei rimborsi, nonostante la norma ne prevedesse l’adozione entro il 31 luglio scorso.
“Questo ritardo è inaccettabile” afferma l’Ance. I costruttori denunciano che le imprese della filiera, “a valle” degli appaltatori o contraenti generali colpiti da procedure concorsuali, versano in situazione di estrema criticità ormai da molti anni e non possono permettersi un’ulteriore dilazione nei tempi di pagamento di quanto loro dovuto per i lavori già svolti. Secondo l’Ance, le operazioni di “salvataggio” che il Governo sta mettendo in piedi a favore dei grandi gruppi imprenditoriali colpiti da procedure concorsuali non tutelano assolutamente le imprese della filiera che hanno realizzato i lavori “a valle”, poiché queste continueranno ad essere pagate con moneta concordataria, ossia in percentuali risibili.
Il Fondo salva opere, affermano i costruttori edili, è quindi l’unico strumento di ristoro di quanto loro dovuto per i lavori già svolti. Il problema è la dotazione finanziaria del Fondo, che l’Ance considera scarsa.
“Tale dotazione, scrive l’Ance nella memoria depositata in Senato - è di appena 12 milioni di euro nel 2019, 33,5 milioni nel 2020 e 18 milioni a regime”, mentre attualmente il fabbisogno ammonta almeno a 430 milioni, considerando solo le procedure concorsuali dei soggetti di più grande dimensione.
Per dotare il Fondo di maggiori risorse, Ance propone l’intervento di un soggetto terzo, come Cassa Depositi e Prestiti, che anticipi le risorse necessarie
Il Fondo salva opere oggi
Il Fondo salva opere è stato introdotto dal Decreto “Crescita”. In caso di crisi dell’impresa aggiudicataria di un appalto, è coperto il 70% dei pagamenti a favore delle Pmi subappaltatrici. Il Fondo viene alimentato con un contributo dello 0,5% del valore del ribasso offerto dall’aggiudicatario delle gare di appalti pubblici di importo pari o superiore a 200mila euro, a base d’appalto, in caso di lavori, e a 100mila euro in caso di servizi e forniture.Al Fondo possono accedere sub-appaltatori, sub-affidatari e sub-fornitori di imprese aggiudicatrici di lavori pubblici in stato di crisi.
Fondo salva opere, le modifiche in arrivo
Il ddl prevede qualche modifica. La prima è l’estensione ai subfornitori, subappaltatori e subaffidatari del contraente generale. Il Ministero delle infrastrutture potrà erogare le risorse anche in presenza di controversie giurisdizionali sui crediti che i beneficiari del Fondo vantano nei confronti dell’appaltatore.Il Mit dovrà verificare la sussistenza delle condizioni di regolarità contributiva del richiedente attraverso il Durc. In caso di irregolarità, l’erogazione sarà effettuata in favore degli enti previdenziali e assicurativi, compresa la cassa edile. L’accesso sarà comunque consentito nel caso in cui il beneficiario abbia ottenuto, rispetto ai debiti contributivi e fiscali, una dilazione o rateizzazione del pagamento ovvero abbia aderito a procedure di definizione agevolata.
Ance: ‘subito il decreto attuativo’
I costruttori valutano in modo positivo la volontà di estendere i beneficiari del Fondo, ma sottolineano che l’operatività dello stesso è ancora bloccata.Non è stato infatti ancora adottato, scrive l’Ance, il decreto ministeriale che deve regolare le modalità di erogazione dei rimborsi, nonostante la norma ne prevedesse l’adozione entro il 31 luglio scorso.
“Questo ritardo è inaccettabile” afferma l’Ance. I costruttori denunciano che le imprese della filiera, “a valle” degli appaltatori o contraenti generali colpiti da procedure concorsuali, versano in situazione di estrema criticità ormai da molti anni e non possono permettersi un’ulteriore dilazione nei tempi di pagamento di quanto loro dovuto per i lavori già svolti. Secondo l’Ance, le operazioni di “salvataggio” che il Governo sta mettendo in piedi a favore dei grandi gruppi imprenditoriali colpiti da procedure concorsuali non tutelano assolutamente le imprese della filiera che hanno realizzato i lavori “a valle”, poiché queste continueranno ad essere pagate con moneta concordataria, ossia in percentuali risibili.
Il Fondo salva opere, affermano i costruttori edili, è quindi l’unico strumento di ristoro di quanto loro dovuto per i lavori già svolti. Il problema è la dotazione finanziaria del Fondo, che l’Ance considera scarsa.
“Tale dotazione, scrive l’Ance nella memoria depositata in Senato - è di appena 12 milioni di euro nel 2019, 33,5 milioni nel 2020 e 18 milioni a regime”, mentre attualmente il fabbisogno ammonta almeno a 430 milioni, considerando solo le procedure concorsuali dei soggetti di più grande dimensione.
Per dotare il Fondo di maggiori risorse, Ance propone l’intervento di un soggetto terzo, come Cassa Depositi e Prestiti, che anticipi le risorse necessarie