Manovra 2020, Confprofessioni: ‘è punitiva per i liberi professionisti’
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Manovra 2020, Confprofessioni: ‘è punitiva per i liberi professionisti’
Giudizio negativo su modifiche al regime forfettario, obbligo di Pos e assenza di aiuti alle Partite Iva
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del 22/03/2023
08/11/2019 - Le modifiche al regime forfettario apportate dalla bozza della Legge di Bilancio 2020 non danno stabilità alle politiche fiscali dei liberi professionisti e non agevolano l’aggregazione degli studi professionali; in più, nella Manovra 2020 mancano totalmente interventi per favorire le partite Iva.
Questo il parere di Confprofessioni, espresso ieri nel corso dell’audizione sulla Manovra 2020, che giudica il provvedimento insoddisfacente e altamente punitivo per i liberi professionisti. Il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha parlato di una “manovra che mette le mani nelle tasche di professionisti e partite Iva, che difetta di coraggio e visione strategica, ed esibisce un intento punitivo nei confronti di alcune categorie produttive, soprattutto dei liberi professionisti, aggravando gli squilibri sociali”.
In questo modo il Governo dimostra “ancora una volta il disinteresse della politica nei confronti della stabilità delle politiche fiscali” e dei progetti che i professionisti fanno di anno in anno.
La Manovra interviene anche sulla platea dei professionisti che rientrano nel regime forfettario, prevedendo alcune preclusioni all'accesso al regime forfettario; per la confederazione, seppure comprensibili nell'ottica di evitare distorsioni nell'utilizzo dello strumento (come quella che mira ad impedire il godimento delle agevolazioni del regime forfettario a lavoratori dipendenti e pensionati che contestualmente realizzano redditi significativi), dovrebbero essere almeno in parte rimodulate per evitare ulteriori problematiche applicative.
Infine, Confprofessioni sottolinea come tali interventi non risolvano la principale distorsione del regime forfettario che, ad oggi, favorisce la frammentazione degli studi professionali, con preoccupanti ricadute sulla produttività e sulla competitività del settore.
Se, infatti, nel primo semestre del 2019 le nuove partite IVA singole aperte con il regime forfettario segnano un incremento del 38,3%, sullo stesso periodo del 2018 si registra una caduta delle attivazioni di nuove partite IVA in associazioni professionali e società di persone (-16,4%) e in società di capitali (-8,6%). Occorre dunque intervenire su questo improprio disincentivo alla aggregazione delle attività professionali, eliminando l'incompatibilità per i professionisti che, realizzando compensi annui inferiori a 65.000 euro, partecipano ad associazioni professionali o a società tra professionisti (STP).
Secondo Confprofessioni, da quando è stato introdotto l'obbligo, ordini professionali e associazioni dei professionisti hanno ripetutamente sottolineato i costi connessi a questo obbligo (introdotto, peraltro, in coincidenza con l'obbligo di copertura assicurativa e con l'abolizione delle tariffe professionali).
I costi da considerare sono: installazione, canoni mensili, tariffe fisse per ogni operazione e prelievi percentuali sul valore della prestazione. Si tratta di cifre che a fine anno impattano pesantemente sui redditi dei professionisti, a fronte delle quali il credito d'imposta pari al 30% sulle spese sostenute risulta del tutto insufficiente.
Per la Confederazione sarebbe più utile “imporre alle banche e agli intermediari finanziari uno sforzo nell'abbassamento dei costi delle transazioni finanziarie; ed invece, nelle audizioni tenutesi alla Camera nei giorni scorsi i rappresentanti delle aziende che operano nei servizi finanziari hanno affermato con nettezza che non vi sono margini per alcuna riduzione dei costi di queste transazioni”.
Inoltre, risultano insufficienti gli strumenti di tutela dell'equità dei compensi professionali, che subiscono flessioni generalizzate anche a causa dell'insufficienza della normativa vigente in tema di equo compenso. Latitano interventi per favorire il welfare dei lavoratori autonomi e delle loro famiglie, anche promuovendo l'accesso a forme mutualistiche di sanità integrativa.
Infine, la Manovra ignora il diritto dei professionisti ad accedere ai benefici di Impresa 4.0 su di un piano di parità con le PMI, disallineandosi rispetto alle discipline previste a livello europeo. Anche i benefici concessi alla "nuova Sabatini", il credito d'imposta per ricerca e sviluppo, le agevolazioni per start-up innovative sono tuttora preclusi ai professionisti. Per questo Confprofessioni ha chiesto di intervenire su questo fronte nel corso della discussione del provvedimento.
Questo il parere di Confprofessioni, espresso ieri nel corso dell’audizione sulla Manovra 2020, che giudica il provvedimento insoddisfacente e altamente punitivo per i liberi professionisti. Il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha parlato di una “manovra che mette le mani nelle tasche di professionisti e partite Iva, che difetta di coraggio e visione strategica, ed esibisce un intento punitivo nei confronti di alcune categorie produttive, soprattutto dei liberi professionisti, aggravando gli squilibri sociali”.
Regime forfettario 2020: nessuna stabilità fiscale
Secondo Confprofessioni, “la riduzione del carico fiscale sui titolari di partita IVA con compensi compresi tra i 65.000 e i 100.000 euro, che sarebbe debuttata automaticamente nel 2020 come previsto dalla Legge di Bilancio 2019, viene cancellata con un colpo di spugna e nell'assoluta indifferenza per le aspettative di milioni di lavoratori”.In questo modo il Governo dimostra “ancora una volta il disinteresse della politica nei confronti della stabilità delle politiche fiscali” e dei progetti che i professionisti fanno di anno in anno.
La Manovra interviene anche sulla platea dei professionisti che rientrano nel regime forfettario, prevedendo alcune preclusioni all'accesso al regime forfettario; per la confederazione, seppure comprensibili nell'ottica di evitare distorsioni nell'utilizzo dello strumento (come quella che mira ad impedire il godimento delle agevolazioni del regime forfettario a lavoratori dipendenti e pensionati che contestualmente realizzano redditi significativi), dovrebbero essere almeno in parte rimodulate per evitare ulteriori problematiche applicative.
Infine, Confprofessioni sottolinea come tali interventi non risolvano la principale distorsione del regime forfettario che, ad oggi, favorisce la frammentazione degli studi professionali, con preoccupanti ricadute sulla produttività e sulla competitività del settore.
Se, infatti, nel primo semestre del 2019 le nuove partite IVA singole aperte con il regime forfettario segnano un incremento del 38,3%, sullo stesso periodo del 2018 si registra una caduta delle attivazioni di nuove partite IVA in associazioni professionali e società di persone (-16,4%) e in società di capitali (-8,6%). Occorre dunque intervenire su questo improprio disincentivo alla aggregazione delle attività professionali, eliminando l'incompatibilità per i professionisti che, realizzando compensi annui inferiori a 65.000 euro, partecipano ad associazioni professionali o a società tra professionisti (STP).
Obbligo di Pos per professionisti: analizzare i costi
A queste misure, già di per sé tanto gravose, si accompagna la norma, contenuta nel Decreto Fiscale (DL 124/2019) attualmente all'esame della Camera dei Deputati per la conversione, relativa alle sanzioni contro professionisti ed esercizi che non dispongano di strumenti per i pagamenti elettronici.Secondo Confprofessioni, da quando è stato introdotto l'obbligo, ordini professionali e associazioni dei professionisti hanno ripetutamente sottolineato i costi connessi a questo obbligo (introdotto, peraltro, in coincidenza con l'obbligo di copertura assicurativa e con l'abolizione delle tariffe professionali).
I costi da considerare sono: installazione, canoni mensili, tariffe fisse per ogni operazione e prelievi percentuali sul valore della prestazione. Si tratta di cifre che a fine anno impattano pesantemente sui redditi dei professionisti, a fronte delle quali il credito d'imposta pari al 30% sulle spese sostenute risulta del tutto insufficiente.
Per la Confederazione sarebbe più utile “imporre alle banche e agli intermediari finanziari uno sforzo nell'abbassamento dei costi delle transazioni finanziarie; ed invece, nelle audizioni tenutesi alla Camera nei giorni scorsi i rappresentanti delle aziende che operano nei servizi finanziari hanno affermato con nettezza che non vi sono margini per alcuna riduzione dei costi di queste transazioni”.
Manovra 2020: mancano norme per favorire i professionisti
Da anni Confprofessioni segnala alle istituzioni l'urgenza di interventi di sostegno allo sviluppo dei liberi professionisti, settore strategico per il Paese: mancano norme per favorire lo sviluppo infrastrutturale degli studi professionali, a cominciare dall'incentivazione dei processi di aggregazione tra giovani professionisti. Rispetto a queste esigenze di sostegno allo sviluppo delle attività professionali, l'odierna manovra di bilancio concede pochissimo.Inoltre, risultano insufficienti gli strumenti di tutela dell'equità dei compensi professionali, che subiscono flessioni generalizzate anche a causa dell'insufficienza della normativa vigente in tema di equo compenso. Latitano interventi per favorire il welfare dei lavoratori autonomi e delle loro famiglie, anche promuovendo l'accesso a forme mutualistiche di sanità integrativa.
Infine, la Manovra ignora il diritto dei professionisti ad accedere ai benefici di Impresa 4.0 su di un piano di parità con le PMI, disallineandosi rispetto alle discipline previste a livello europeo. Anche i benefici concessi alla "nuova Sabatini", il credito d'imposta per ricerca e sviluppo, le agevolazioni per start-up innovative sono tuttora preclusi ai professionisti. Per questo Confprofessioni ha chiesto di intervenire su questo fronte nel corso della discussione del provvedimento.