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Redditi professionali, quelli di ingegneri e architetti sono tra i più bassi

Redditi professionali, quelli di ingegneri e architetti sono tra i più bassi

Rapporto Confprofessioni 2019: redditi medi pari a 25mila euro ma i forfettari non superano i 10mila euro

Vedi Aggiornamento del 17/12/2021
Foto: primagefactory ©123RF.com
di Alessandra Marra
25/11/2019 - I redditi medi delle professioni ordinistiche si attestano sui 36 mila euro ma esiste una forte discrepanza tra le diverse professioni; ad esempio il reddito medio di ingegneri e architetti è circa 25 mila euro ma se ci si sposta nel regime forfettario la media scende a 10 mila euro.   
 
Questi alcuni dati messi in luce dal Rapporto 2019 sulle libere professioni in Italia, curato dall'Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, coordinato dal professor Paolo Feltrin, e presentato giovedì scorso a Roma durante il Congresso nazionale dei professionisti italiani, promosso dalla Confederazione italiana libere professioni.
 

Redditi dei professionisti: ingegneri e architetti in calo

L'analisi sui redditi professionali, basata sui dati dell’Associazione degli Enti Previdenziali Privati (AdEPP), mostra una forte polarizzazione tra chi vede aumentare in modo significativo i propri redditi e chi vede assottigliarsi sempre più le proprie entrate. Si va dal reddito medi annuo di più di 150 mila euro dei notai (al primo posto nella classifica dei redditi) ai quasi 14 mila degli Agrotecnici e periti agrari (all’ultimo posto).
 
La classifica, comunque, vede le professioni tecniche agli ultimi posti con i geometri, con reddito medio annuo di 19 mila euro; architetti e ingegneri, con reddito medio annuo pari a 25 mila euro; i periti industriali, con reddito medio annuo di 35 mila euro.
 
Se si considerano solo i professionisti che hanno aderito al regime forfettario, i redditi medi diminuiscono drasticamente; dei 155.125 ingegneri architetti iscritti ad Inarcassa, ben 56.391 sono nel regime forfettario con redditi medi annui di 10.474 euro.
 
Tra le professioni tecniche che hanno aderito al forfettario, gli ingegneri e gli architetti hanno il reddito più basso (10.474 euro); i geometri che hanno aderito al forfettario hanno un reddito medio di circa 12 mila euro mentre i periti industriali registrano quasi 20 mila euro annui.
 
Se si considera la variazione percentuale (anni 2009-2017) del reddito medio di lavoro autonomo o d’impresa per le principali professioni ordinistiche, si nota una forte riduzione per: studi di architettura (-12,1%), studi di ingegneria (-12,8%) e servizi di ingegneria integrata -17.4%; positive, invece le attività di consulenza fornite da agrotecnici e periti agrari, che registrano un +13%, e i servizi forniti da consulenti e periti che registrano un +15%.  
 

Professionisti italiani, sempre ‘più vecchi’

L'indagine sottolinea un progressivo sbilanciamento dell'età anagrafica; negli ultimi 10 anni l'età media passa infatti dai 45 ai 47 anni. Una tendenza che trova puntuale riscontro nel gap generazionale.
 
Tra il 2011 e il 2018, la quota di professionisti under 34 passa da 234 mila a 257 mila unità, mentre gli over 55 salgono da 270 mila del 2011 a 421 mila nel 2018. Un fenomeno imputabile non solo al fisiologico invecchiamento della popolazione professionale.

Anche tra gli ingegneri e gli architetti si riscontra questa tendenza: sono 11.595 quelli con età fino a 30 anni e oltre 32 mila quelli da 51 a 60 anni.
 

Professionisti italiani: i dati generali

Dal Rapporto emerge che, con poco più di 1 milione 400 mila unità, l’aggregato dei liberi professionisti costituisce al 2018 oltre il 6% degli occupati in Italia e quasi il 27% del complesso del lavoro indipendente. 
 
Secondo i dati Istat elaborati dall'Osservatorio libere professioni, negli ultimi 10 anni il lavoro indipendente nel suo complesso ha registrato una contrazione del 7,5% (-430 mila lavoratori), mentre i liberi professionisti continuano a crescere. Un fenomeno che si registra anche in tutta Europa, dove la quota di professionisti è passata dai 4,8 milioni del 2009 agli oltre 5,7 milioni del 2018 (+19%).

Tra il 2011 e il 2018 la crescita occupazionale dei liberi professionisti si attesta al 17% e si riscontra in tutte le aree professionali, con punte che raggiungono il 53% nel settore socio-sanitario e del 38% per le professioni scientifiche.

Lo stesso trend si registra anche a livello territoriale, con incrementi superiori al 30% in Campania, Molise, Veneto e Marche, mentre Calabria e Liguria segnano un calo rispettivamente del 8% e del 4,5%.  
 
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