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Edilizia, Ance: la crisi non è ancora finita

Edilizia, Ance: la crisi non è ancora finita

Costruttori edili: ‘di questo passo ci vorranno 25 anni per uscire dalla crisi, nel 2045!’ Spiragli grazie ai bonus casa e allo Sblocca Cantieri

Vedi Aggiornamento del 21/04/2020
di Paola Mammarella
17/01/2020 - Dopo la recessione dell’ultimo decennio, l’economia italiana non riesce a recuperare i livelli pre-crisi, contrariamente a quanto accaduto negli altri Paesi dell’Unione Europea. Sono queste le premesse dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, illustrato dal Presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Gabriele Buia, dal Vicepresidente Rudy Girardi e dal Direttore del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio.
 

Edilizia, il ruolo delle costruzioni per uscire dalla crisi

Secondo lo studio dell’Ance, si rischia di vivere un nuovo decennio all’insegna di una stagnazione fisiologica fino a rischiare una nuova recessione. Questa cronica debolezza dell’economia italiana nel tempo è dovuta, sostiene l’Ance, a scelte di politica economica ispirate al sostegno dei consumi piuttosto che degli investimenti.
 
Nonostante la crisi, le costruzioni ancora oggi offrono un contributo rilevante al Pil (8%) e sono in grado di generare, in virtù della loro lunga e complessa filiera collegata a quasi il 90% dei settori economici. La crescita del settore costruzioni farebbe quindi recuperare mezzo punto di Pil l’anno, portando ad un riallineamento con gli altri Paesi UE.


Costruzioni, nel 2019 ripresa insufficiente

Secondo l’Ance, le lievi variazioni positive riscontrate nei livelli produttivi settoriali non possono assolutamente essere sufficienti a garantire lo sviluppo che serve in questo momento al settore. L’associazione dei costruttori edili ha stimato per il 2019 una crescita degli investimenti in costruzioni del 2,3%. Il risultato è legato al proseguimento dell’andamento positivo del comparto residenziale e non residenziale privato e ai primi segnali positivi nelle opere pubbliche.
 
L’Ance però considera questo incremento “assolutamente trascurabile” se comparato con la contrazione dei livelli produttivi di oltre un terzo, che ha determinato la chiusura di circa 130mila imprese e la perdita di 640mila posti di lavoro.
 
L’Ance sottolinea che nell’ultimo trimestre del 2019 c’è stato un rallentamento rispetto al resto dell’anno. Una conferma arriva dai dati relativi ai permessi di costruire (-0,9% nuove abitazioni concesse e -7,9% superficie concesse relative ai nuovi fabbricati non residenziali).
 

Edilizia, l’andamento del 2019

Secondo le rilevazioni dell’Ance, gli investimenti in nuove abitazioni nel 2019 sono cresciuti del 5,4% in termini reali rispetto al 2018. Sulla base dei dati Istat sull’attività edilizia tra il 2016 ed il 2018, l’Ance stima che il numero di permessi, Scia e Dia ritirati per la costruzione di nuove abitazioni e ampliamenti sia aumentato del 25%.
 
Gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo rappresentano il 37% del valore degli investimenti in costruzioni. Rispetto al 2018, per gli investimenti in tale comparto l’Ance valuta una crescita dello 0,7% in termini reali. Le stime tengono conto della proroga dei bonus sulla casa (bonus ristrutturazioni, ecobonus) e dei primi effetti determinati dal sismabonus e dall’ecobonus nei condomìni. L'Ance ha trattato il tema della riqualificazione degli edifici in chiave antisismica anche in un'audizione alla Camera sul DL Milleproroghe chiedendo la proroga al 31 dicembre 2030 del sismabonus per i lavori e per l'acquisto. "La programmazione e la pianificazione di interventi di consolidamento strutturale di interi edifici - ha spiegato l'Ance - necessita di un più ampio periodo temporale di applicabilità degli incentivi fiscali, che, soprattutto attraverso il meccanismo della loro cessione a terzi sotto forma di credito d’imposta, costituiscono uno strumento “finanziario” alternativo al mutuo bancario, consentendo la realizzazione di lavori complessi che, altrimenti, non verrebbero mai eseguiti".
 
Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali segnano un aumento del 2,5% in termini reali nel 2019. La stima tiene conto dei dati particolarmente positivi dei permessi di costruire relativi all’edilizia non residenziale a partire dal 2015. Nei primi tre mesi del 2019, Ance registra una prima battuta di arresto: -7,9%, in termini di nuove superfici concesse. Nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, si tratta di un primo segnale negativo che potrebbe incidere sui livelli produttivi del 2020. Segnale confermato anche dai dati sul credito riferiti all’edilizia strumentale, con una riduzione del 30% dei mutui erogati.


Opere pubbliche, primi segnali positivi

Per le opere pubbliche, il 2019 segna un primo incremento del 2,9% in quantità. L’Osservatorio attribuisce il merito alle misure messe in campo dal Governo, come lo sblocco degli avanzi di amministrazione degli enti locali e il piano di investimenti per i piccoli comuni.
 
I bandi di gara per lavori pubblici hanno registrato nel 2019 un incremento negli importi banditi (+25,7% su base annua), a fronte di una battuta di arresto del numero (-4,8%).
 

Edilizia, cosa accadrà nel 2020?

Ance per il 2020 prevede un aumento degli investimenti in costruzione dell’1,7% in termini reali. Secondo i costruttori edili, per gli investimenti nella nuova edilizia abitativa ci sarà il proseguimento della tendenza positiva, seppur di intensità più contenuta rispetto agli anni precedenti: +2,5% rispetto al 2019.
 
Per investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo, la previsione è di un rafforzamento (+1,5%). La stima tiene conto dell’impatto sui livelli produttivi dell’avvio dei primi interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico legati al sisma-eco bonus su interi condomini, ma anche dell’introduzione del bonus facciate.
 
La previsione per il non residenziale privato, invece, è solo di un lieve aumento dello 0,4% su base annua.
 
Per le opere pubbliche, Anche stima un aumento del 4% nel confronto con il 2019. La previsione si basa sulle misure contenute nella legge di Bilancio 2020, come la stabilizzazione, fino al 2024, dello stanziamento annuale di 500 milioni di euro per i Comuni, ma anche sullo sblocco degli interventi infrastrutturali che dovrebbe derivare dallo Sblocca cantieri.
 
A pesare negativamente potrebbero invece essere, secondo l’Ance, i ritardi nell’attuazione della programmazione dei grandi soggetti attuatori, quali Anas e Ferrovie dello Stato, e del Fondo Sviluppo e coesione, le difficoltà economiche di alcune grandi imprese e le croniche difficoltà che rallentano la spesa delle risorse stanziate e comportano tempi di attuazione degli investimenti in opere pubbliche estremamente lunghi.
 
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