
Equo compenso, in arrivo lo stop ai bandi gratis
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Equo compenso, in arrivo lo stop ai bandi gratis
Un emendamento al Milleproroghe propone di rendere nulli i contratti stipulati senza applicare il Decreto Parametri
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del 17/06/2020

22/01/2020 - L’equo compenso prova a salire sul treno del Milleproroghe. Gli on. Pd Chiara Gribaudo e Andrea Orlando hanno presentato un emendamento (11.1) per la tutela dei professionisti che lavorano con le pubbliche Amministrazioni. Un altro emendamento sull'argomento (23.01) è stato presentato a firma solo dell'on. Orlando.
Per la quantificazione dei compensi, si legge nell’emendamento, bisognerà tenere conto anche “dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi e dei parametri indicati dai DM 140/2012 e DM 55/2014 e successive modifiche”.
In realtà, i parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi sono dettati dal DM 140/2012, mentre i parametri per la definizione dei corrispettivi da porre a base di gara sono contenuti nel DM 143/2013, poi aggiornato e sostituito dal DM 17 giugno 2016.
Forse l’emendamento intendeva affermare che per la quantificazione dei corrispettivi si dovrà fare riferimento ai parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi e ai parametri contenuti nel DM 143/2013 e DM 55/2014 (professioni forensi) e successive modifiche.
A prescindere da queste considerazioni, saranno considerati nulli, conclude l’emendamento, i contratti stipulati in violazione delle norme sulla determinazione dell’equo compenso.
L'emendamento 23.01 specifica che i bandi o le selezioni per servizi professinali effettuati dalle Pubbliche Amministrazioni non possono in alcun modo prevedere la clausola della gratuità nè corrispettivi di valore simbolico. Le clausole che violeranno questo obbligo saranno considerate nulle e i compensi dei professionisti verranno quantificati sulla base del Decreto Parametri.
Per queste categorie, sarà il Ministero dello Sviluppo economico a definire i parametri, sentite le associazioni più rappresentative del settore.
Questa formulazione non è sembrata soddisfacente, tanto che la Legge di Bilancio per il 2018 ha corretto il tiro, affermando che il compenso deve essere conforme al Decreto Parametri. Nonostante ciò, non sono mancate le gare “gratis” o “a 1 euro” bandite dalle Pubbliche Amministrazioni, sdoganate anche dal Tar.
A livello nazionale, il confronto sta andando avanti. Dopo l’insediamento di un tavolo tecnico lo scorso luglio e l’impegno del PD di estendere l’equo compenso a tutti i professionisti, a fine anno il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede ha messo il tema in cima alle sue priorità.
L'attenzione alla tutela del lavoro svolto dai professionisti è alta anche a livello locale. Le Regioni stanno approvando una serie di norme che subordina il rilascio dei permessi (per gli incarichi affidati dai privati) o la chiusura dei procedimenti tecnico-amministrativi (per gli incarichi affidati dalle PA) alla presentazione di documenti che attestino l’avvenuto pagamento dei professionisti. Al momento hanno legiferato in tal senso Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Veneto, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana e Marche.
Equo compenso, l’emendamento al Milleproroghe
L’emendamento 11.1 prevede che la Pubblica Amministrazione potrà conferire incarichi professionali, o affidare opere pubbliche nell’ambito delle quali previsti incarichi professionali, solo se il compenso pattuito sarà proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione.Per la quantificazione dei compensi, si legge nell’emendamento, bisognerà tenere conto anche “dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi e dei parametri indicati dai DM 140/2012 e DM 55/2014 e successive modifiche”.
In realtà, i parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi sono dettati dal DM 140/2012, mentre i parametri per la definizione dei corrispettivi da porre a base di gara sono contenuti nel DM 143/2013, poi aggiornato e sostituito dal DM 17 giugno 2016.
Forse l’emendamento intendeva affermare che per la quantificazione dei corrispettivi si dovrà fare riferimento ai parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi e ai parametri contenuti nel DM 143/2013 e DM 55/2014 (professioni forensi) e successive modifiche.
A prescindere da queste considerazioni, saranno considerati nulli, conclude l’emendamento, i contratti stipulati in violazione delle norme sulla determinazione dell’equo compenso.
L'emendamento 23.01 specifica che i bandi o le selezioni per servizi professinali effettuati dalle Pubbliche Amministrazioni non possono in alcun modo prevedere la clausola della gratuità nè corrispettivi di valore simbolico. Le clausole che violeranno questo obbligo saranno considerate nulle e i compensi dei professionisti verranno quantificati sulla base del Decreto Parametri.
Equo compenso, parametri anche per le professioni non regolamentate
L’emendamento al Milleproroghe propone di dare avvio ad un sistema di tutele per i professionisti non regolamentati in ordini e collegi.Per queste categorie, sarà il Ministero dello Sviluppo economico a definire i parametri, sentite le associazioni più rappresentative del settore.
Equo compenso, il lungo iter normativo
Il Decreto Fiscale del 2017 ha stabilito che deve essere considerato equo il compenso determinato sulla base del Decreto Parametri.Questa formulazione non è sembrata soddisfacente, tanto che la Legge di Bilancio per il 2018 ha corretto il tiro, affermando che il compenso deve essere conforme al Decreto Parametri. Nonostante ciò, non sono mancate le gare “gratis” o “a 1 euro” bandite dalle Pubbliche Amministrazioni, sdoganate anche dal Tar.
A livello nazionale, il confronto sta andando avanti. Dopo l’insediamento di un tavolo tecnico lo scorso luglio e l’impegno del PD di estendere l’equo compenso a tutti i professionisti, a fine anno il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede ha messo il tema in cima alle sue priorità.
L'attenzione alla tutela del lavoro svolto dai professionisti è alta anche a livello locale. Le Regioni stanno approvando una serie di norme che subordina il rilascio dei permessi (per gli incarichi affidati dai privati) o la chiusura dei procedimenti tecnico-amministrativi (per gli incarichi affidati dalle PA) alla presentazione di documenti che attestino l’avvenuto pagamento dei professionisti. Al momento hanno legiferato in tal senso Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Veneto, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana e Marche.