La prima bozza al momento disponibile, un testo su cui il confronto è in corso, contiene proposte che mirano alla tutela del suolo e incentivano il recupero del patrimonio costruito a scapito delle nuove costruzioni.
Tassa sul consumo di suolo
Il ddl punta ad introdurre un contributo per la tutela del suolo e la rigenerazione urbana. Il contributo si aggiungerà agli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione e ripagherà la perdita del valore ecologico, ambientale e paesaggistico dell’area su cui si costruisce.Secondo la bozza del ddl, il contributo sarà pari a tre volte il contributo relativo agli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione, nel caso in cui l’area sia coperta da superfici naturali o seminaturali, ovvero pari a due volte il medesimo contributo, nel caso in cui l’area sia coperta da superfici agricole in uso o dismesse. Il contributo, invece, non sarà dovuto per interventi su aree edificate e da riqualificare. In alternativa al contributo sarà consentita la cessione compensativa di un’area da destinare a verde.
I proventi saranno destinati ad interventi per minimizzare il rischio idrogeologico e sismico, alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento dei centri storici e alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio comunale.
Riduzione del consumo di suolo 15% in 3 anni
Per il raggiungimento dell’obiettivo del consumo di suolo pari a zero entro il 2050, a livello regionale sarà definita la progressiva riduzione del consumo di suolo, che dovrà essere pari almeno al 15% ogni 3 anni rispetto al consumo rilevato nei 3 anni precedenti. Dovranno essere prese in considerazione sia la componente di impermeabilizzazione irreversibile, sia quella reversibile.I Comuni dovranno fornire i dati sulle previsioni non attuate che comportano consumo di suolo contenute negli strumenti di pianificazione locale. Le Regioni, entro 12 mesi, dovranno articolare o criteri, parametri e percentuali di riduzione del consumo di suolo su scala comunale o per gruppi di comuni, tenendo conto delle caratteristiche territoriali, delle funzioni ecosistemiche dei suoli e della eventuale necessità di realizzazione di infrastrutture.
Nei Comuni che non comunicheranno i dati richiesti non saranno consentiti interventi edilizi né l'approvazione di strumenti urbanistici attuativi che comportino consumo di suolo e saranno considerati nulli tutti gli atti che comportano nuovo consumo di suolo.
Consumo di suolo, fino ad ora nulla di fatto a livello nazionale
Ricordiamo che alla fine del 2019, il PD ha reso noto il suo obiettivo di approvare una legge nazionale contro il consumo di suolo entro la metà del 2020. A livello nazionale, le proposte per arginare il consumo di suolo si avvicendano da diversi anni senza giungere a compimento.A livello regionale si contano varie iniziative sul tema, ad esempio la legge del Veneto, che consente la commercializzazione dei crediti edificatori. Al momento la norma è sotto la lente della Corte Costituzionale, dopo la segnalazione del Governo su alcuni profili di illegittimità.
Ci sono poi la legge della Puglia, che prevede un contributo straordinario di urbanizzazione (CSU) variabile a seconda che l’intervento preveda il consumo di suolo o il riutilizzo del patrimonio esistente, quella della Lombardia, che vuole rendere il recupero più vantaggioso delle nuove costruzioni, la legge del Piemonte sul riutilizzo del patrimonio edificato, la legge sul territorio e il paesaggio della Provincia di Bolzano. Anche l'Abruzzo è al lavoro per la stesura della nuova legge urbanistica, che riserverà particolare attenzione al consumo di suolo.
Rigenerazione urbana, 75 milioni di euro in 15 anni
Il ddl prevede l’istituzione di un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana, con una dotazione di 75 milioni di euro dal 2020 al 2034. Il Fondo sarà destinato a favorire il riuso delle aree già urbanizzate e produttive, la presenza di aree verdi, il contenimento del consumo di suolo, la riduzione dei consumi idrici ed energetici e la tutela dei centri urbani dallo spopolamento e dalle distorsioni causate dalla presenza turistica.Il Fondo sosterrà anche l’accessibilità, la mobilità sostenibile e la partecipazione attiva degli abitanti alla progettazione e gestione dei programmi di intervento.
La misura intende probabilmente proseguire il percorso iniziato con la Legge di Bilancio per il 2020, che ha riservato quasi 854 milioni di euro al programma per la “Rinascita urbana”, con iniziative di edilizia sociale senza consumo di suolo e di rigenerazione urbana secondo i princìpi ispiratori della Smart City.
Demolizione opere abusive
Un articolo prevede che, ogni dicembre, i Comuni trasmettano alla Prefettura l’elenco delle opere non sanabili, non demolite dal responsabile dell’abuso, per le quali siano trascorsi gli ulteriori 270 giorni a disposizione delle Amministrazioni per la conclusione del procedimento. Le Prefetture confischeranno gli edifici e ne disporranno la demolizione.I lavori di abbattimento e rimozione delle macerie potranno essere affidati anche con trattativa privata ad imprese ritenute idonee.
I Comuni hanno sempre lamentato la mancanza di fondi per la demolizione delle opere abusive. La Legge di Bilancio 2018 ha stanziato 10 milioni di euro per finanziare gli abbattimenti, 5 milioni per il 2018 e 5 per il 2019, più 500mila euro per l’istituzione di una banca dati centralizzata sull'abusivismo edilizio presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dopo la ripartizione dei primi 5 milioni di euro, i Comuni hanno sollecitato l'adozione del provvedimento di assegnazione, senza il quale le risorse non possono essere spese.