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Coronavirus, cosa accade all’impresa che chiude il cantiere?

Coronavirus, cosa accade all’impresa che chiude il cantiere?

In caso di ritardo nella consegna, prima di chiedere un risarcimento o il pagamento della penale, committenti e giudici devono tenere conto della situazione di emergenza

Vedi Aggiornamento del 01/04/2020
Foto: ondem©123RF.com
di Paola Mammarella
20/03/2020 - In tempo di emergenza sanitaria, le imprese edili sono sotto il fuoco incrociato delle misure di contenimento dei contagi e delle clausole contrattuali con i committenti.
 
Se, come previsto dalla normativa emergenziale, le imprese possono continuare a lavorare solo in condizioni di sicurezza, dall’altra devono rispettare le scadenze pattuite.
 
Lavorare in sicurezza vuol dire rispettare la distanza di un metro tra i lavoratori, condizione pressocché impossibile in un cantiere, oppure dotarsi di tutti i dispositivi di protezione individuale, che però scarseggiano.
 

Coronavirus e lavori edili

I lavori edili non rientrano tra le attività che devono automaticamente chiudere in attesa della fine dell’emergenza. Nei giorni scorsi, infatti, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha elaborato una serie di linee guida per sostenere le imprese e aiutarle a fronteggiare i casi pratici che si potessero presentare.
 
Poco dopo, però, l’Ance ha gettato la spugna, dichiarando di essere costretta a chiudere tutti i cantieri per l’impossibilità di lavorare in sicurezza e le difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali.
 

Coronavirus: lavori edili e clausole contrattuali

Questa chiusura unilaterale può causare una serie di problemi con i committenti, che potrebbero pretendere la prosecuzione dei lavori e non tollerare eccessivi ritardi nei lavori o, peggio ancora, la sospensione delle attività.
 
Per affrontare questa situazione, tutelando sia la salute sia le imprese, Ance ha chiesto al Governo di stabilire in modo chiaro la sospensione delle clausole sulle penali per inadempimento della prestazione.
 
All’appello si è aggiunta anche l'Oice. L’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria ha affermato che, nella particolare situazione di crisi, imprese e professionisti vorrebbero essere tranquillizzati sul rischio che possa essere loro richiesto il pagamento dei danni.
 

Edilizia e coronavirus, il Decreto ‘Cura Italia’

L’articolo 91 del Decreto “Cura Italia” (DL 18/2020) contiene disposizioni in materia di ritardi o inadempimenti contrattuali derivanti dall’attuazione delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria.  La norma stabilisce che, prima di determinare la responsabilità dell’impresa ai sensi degli articoli 1218 e 1223 del Codice Civile, bisogna valutare le condizioni di emergenza in cui si è trovata ad operare.
 
L’articolo 1218 del Codice Civile regola la responsabilità contrattuale del debitore (in questo caso dell’appaltatore) stabilendo che se questi non esegue esattamente la prestazione dovuta, è tenuto al risarcimento del danno, a meno che non provi che l’inadempimento o il ritardo non sono stati determinati dalla sua negligenza, ma sono dipesi da un’impossibilità sopravvenuta. L’articolo 1223 del Codice Civile, spiega come quantificare il risarcimento del danno.
 
Secondo l’Ance, che ha esaminato i contenuti del decreto “Cura Italia”, sembra che il rispetto delle norme per il contenimento dei contagi debba sempre essere tenuto in considerazione dalla Stazione Appaltante prima di applicare eventuali decadenze o penali. In caso di contenzioso, la palla passerà ai giudici, che dovranno seguire lo stesso schema di valutazione.
 
Oice ha già espresso la sua delusione, definendo la disposizione uno “scudo in sede giurisdizionale”, mentre sarebbe stato più idoneo escludere espressamente le penali.
 

Edilizia e coronavirus, le linee guida del Ministero

Per far luce sulle condizioni che giustificano la sospensione dei lavori senza ripercussioni, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) ha emanato delle linee guida esemplificative, che spiegano come tutelare la sicurezza nei cantieri e, in caso di impossibilità, chiudere in attesa di tempi migliori.
 

Il Coronavirus cambia le nostre abitudini e ridefinisce tempi e strumenti del nostro lavoro. Come si stanno modificando le attività dei progettisti? Cosa non riusciamo a fare e cosa, invece, facciamo meglio? PARTECIPA AL SONDAGGIO

 

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