01/07/2020 - La fase progettuale è quella in cui il committente, con l’aiuto tecnico - professionale del progettista, inizia a dare forma concreta a quella che inizialmente era solo un’immagine astratta della sua futura casa. A differenza di una nuova costruzione, nell’ambito di una ristrutturazione, la libertà progettuale potrebbe essere maggiormente limitata, perché si va ad operare su un contesto già esistente.
Per esempio, un committente desidera dotare la sua abitazione di un impianto di riscaldamento e/o raffrescamento a pavimento, intervento che prevede che prevede la demolizione dell’esistente massetto e la ricostruzione con tipologia radiante.
Per realizzare un massetto radiante sono necessari notevoli spessori.
Cosa accade nel caso in cui ci siano problemi di quota disponibile? Se gli spessori non sono sufficienti si dovrà rinunciare all’idea di avere un impianto di riscaldamento/raffrescamento a pavimento?
La soluzione c’è, ed è il
massetto radiante a basso spessore: un modo differente, rispetto al massetto tradizionale radiante, per rispondere ad esigenze particolari come la limitata disponibilità di altezza, ma non solo, tale soluzione è adottabile anche in quei contesti in cui gli spazi di cantierizzazione a disposizione sono molto esigui, come il centro città oppure per lavori ai piani alti.

Foto: ©Viega Italia
Autolivellante, tipologie e caratteristiche
Un massetto radiante a basso spessore può essere realizzato ad
umido o a
secco. La soluzione ad umido è quella con i
massetti autolivellanti. Un massetto autolivellante è costituito da
malte molto fluide la cui lavorabilità è tale da consentire lo spianamento con limitato o assente intervento manuale.
Il
massetto autolivellante può essere a base di anidrite (gesso), oppure a
base cementizia. Esso è abbinato ad un
sistema radiante a pavimento, composto da
pannelli radianti isolanti e
tubazioni,
di cui il massetto autolivellante costituisce la parte conclusiva e di chiusura. Quando l’autolivellante è gettato in opera, la sua consistenza fluida, gli permette di aderire perfettamente alla geometria dei pannelli radianti. Un sistema radiante può essere realizzato
a partire da soli 30 mm, escluso il rivestimento.
Come di ogni prodotto, anche di un massetto radiante a basso spessore realizzato con autolivellante, bisogna conoscere le peculiarità per apprezzarne i requisiti e conoscerne eventuali limiti di applicabilità.

Foto: ©Laterlite
Autolivellante, bassa inerzia termica e resistenza meccanica in ridotti spessori
Il ridotto spessore determina una
bassa inerzia termica, ovvero la capacità di rispondere velocemente a richieste di variazione di temperatura durante l’arco della giornata. Al contrario, nei
sistemi radianti tradizionali, composti da isolante e massetto cementizio, l’elevato spessore del massetto incamera il calore generato dal tubo scaldante e lo rilascia gradualmente alla superficie del pavimento, dando l’impressione di un “lentezza reattiva” del sistema.
Il tempo che un pavimento radiante impiega a raggiungere la temperatura superficiale è di circa un’ora, molto meno dei sistemi radianti tradizionali. Si evince che quanto più bassa sarà
l'inerzia termica, tanto minori saranno i consumi energetici, e maggiore sarà la velocità di reazione.
Ma un
massetto di basso spessore è anche resistente? Supporterà nel tempo la pavimentazione?
Il
massetto autolivellante riesce in poco spessore ad “equiparare” uno tradizionale perché una volta indurito è più compatto. La
compattezza conferisce
resistenza meccanica, che preserva le caratteristiche e l’integrità della pavimentazione.
Ma bisogna verificare, ad asciugatura avvenuta, se vi sia presenza di
bleeding, ovvero la presenza di polvere in superficie, fenomeno a cui un autolivellante potrebbe essere soggetto. Incollare una pavimentazione su uno strato di bleeding, non correttamente rimosso, può dare origine a fenomeni di distacco. Occorre quindi rimuovere lo strato di bleending, aspirare la polvere e applicare un
primer sulla superficie del massetto.

Foto: ©Rossato Group
Autolivellante, velocità di posa, lavorabilità e leggerezza
Un massetto autolivellante, grazie alla consistenza fluida, alla velocità di posa e alla lavorabilità consente di coprire
ampie superfici, ma allo stesso tempo
non permette la creazione di pendenze.
Al contempo è
molto più leggero rispetto ad un massetto tradizionale sabbia - cemento. Per questo motivo si presta ad essere utilizzato quando si interviene su abitazioni in cui il
solaio esistente non può essere sovraccaricato in modo eccessivo per via di un insieme di fattori, quali il ridotto spessore, le campate molto ampie, l’età del solaio stesso, ecc. Viene anche utilizzato sulla pavimentazione esistente se
il supporto presenta i requisiti per la sovrapposizione.
Il massetto radiante a basso spessore si scontra con il fattore
umidità. Che sia a base di anidride o cementizia, non deve presentare umidità o, almeno, non superare i valori definiti dalla normativa. Il massetto a base di anidride, costituito da gesso, deve essere posato in ambienti che abbiano un’umidità residua inferiore allo 0,5%. Il massetto autolivellante a base cementizia invece non deve essere utilizzato per sottofondi soggetti a continua
umidità di risalita.
Per questi motivi sia in fase progettuale che esecutiva si deve prevedere l’inserimento di una
barriera al vapore di idoneo spessore nel sistema radiante a pavimento, da interporre tra il massetto autolivellante e lo strato sottostante; in alternativa, dopo attenta valutazione tecnica, un idoneo
primer epossidico bicomponente antirisalita di umidità.
Su un
massetto autolivellante posso essere posati pavimenti resistenti all’umidità, come la
ceramica o la
pietra naturale e pavimenti non resistenti all’umidità, come il
parquet e i cosiddetti
pavimenti resilienti. In tutti i casi, per sistemi radianti a pavimento, la UNI-EN 1264-4 prescrive che prima di procedere alla posa del rivestimento bisogna eseguire il primo ciclo di accensione dell’impianto che deve essere eseguito solo dopo 4 giorni dalla completa asciugatura del massetto.