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DL Semplificazioni, ok al doppio lavoro per docenti e ricercatori universitari

DL Semplificazioni, ok al doppio lavoro per docenti e ricercatori universitari

Professionisti tecnici: ‘emendamento sconcertante, privo di qualsiasi fondamento, dannoso per il mondo delle professioni’. Oice: 'scelta beffarda e iniqua'

Vedi Aggiornamento del 27/01/2021
Foto: Andriy Popov©123RF.com
Foto: Andriy Popov©123RF.com
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 27/01/2021
02/09/2020 - Docenti e ricercatori universitari potranno acquisire liberamente incarichi dai privati ed enti pubblici. Lo prevede un emendamento al Decreto Semplificazioni, approvato dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.
 
Un emendamento che la Rete delle Professioni tecniche (RPT) considera “sconcertante e privo di qualsiasi fondamento” perché potrebbe causare danni non solo al mondo dei liberi professionisti, che vedrebbero ridursi ulteriormente le chance di lavoro, ma anche all’Università.
 

DL semplificazioni, apertura al doppio lavoro per i docenti universitari

L’emendamento, proposto dalla Lega, fornisce un’interpretazione dell’articolo 6, comma 10, della Legge 240/2010 sull’organizzazione e la qualità delle Università e del mondo accademico.
 
Il testo dell’emendamento approvato stabilisce che “ai professori ed ai ricercatori a tempo pieno è liberamente consentito, indipendentemente dalla retribuzione, lo svolgimento di attività extraistituzionali realizzate in favore di privati, enti pubblici ovvero per fini di giustizia, purché prestate, quand'anche in maniera continuativa, non in regime di lavoro subordinato e in mancanza di un'organizzazione di mezzi e di persone preordinata al loro svolgimento”.
 

RPT: norma dannosa per liberi professionisti e Università

Secondo i professionisti tecnici, l’emendamento approvato “nulla ha a che fare con la semplificazione e va nella direzione di aumentare il divario nella società in termini di garanzie e tutele”.
 
RPT lamenta inoltre che l’approvazione dell’emendamento è avvenuta “nello stesso tempo in cui vengono bocciati emendamenti, proposti dalle professioni, indirizzati a migliorare leggi esistenti e ad introdurre strutturali processi di semplificazione”.
 
“L’attuale emergenza sanitaria - sottolinea RPT - ha mostrato con totale evidenza la profonda differenza tra chi ha un lavoro pubblico e chi svolge una attività professionale in forma autonoma. Per i primi la pandemia non ha prodotto alcun cambiamento nel regime economico, di tutele e di sicurezze sociali. Per i secondi, cui è stato negato anche l’accesso al contributo a fondo perduto, si sono aperti scenari assolutamente critici, per non dire drammatici, che li hanno gettati nel panico dell’insicurezza e della mancanza di risorse”.
 
Oltre al problema di sottrarre possibilità di lavoro alle libere professioni per darlo a chi, invece, gode già di diverse tutele, RPT pone l’accento su altri danni che potrebbero essere causati dalla misura.
 
I professionisti tecnici ritengono che la norma in questione non garantirà “il rapporto tra l’esigenza che chi insegna abbia concrete esperienze sul campo da trasferire agli studenti ed il rispetto per le attività professionali svolte in maniera autonoma”.
 
RPT denuncia che, più che di interpretazione autentica di una norma, l’emendamento “serva a garantire impunità rispetto a determinati comportamenti scorretti registrati nel passato e che, in ultima analisi, finisca col mascherare l’ennesima sanatoria”.
 

OICE: mentre le gare crollano, si regalano quote di mercato ai professori universitari

Il presidente di Oice, Gabriele Scicolone, ha commentato con disappunto l’approvazione dell’emendamento. “Stiamo analizzando - scrive in una nota Scicolone -  i primi dati sull’andamento delle gare di progettazione di agosto che, dopo  il calo di luglio, registrano come era da attendersi un’ulteriore riduzione del 25% del numero delle gare e un vero drammatico crollo dell’importo, vicino all’80% rispetto al mese precedente.

In questa situazione di contrazione del mercato, figlia anche della norma che a metà luglio ha fissato a 150mila euro la soglia per gli affidamenti diretti, appare surreale che si vada a garantire a chi non opera sul mercato di acquisire liberamente - cioè senza vincoli di alcun genere - incarichi di consulenza, ovviamente in via fiduciaria e diretta, togliendoli dal mercato. Si tratta di una scelta che appare beffarda e iniqua rispetto a tutti gli studi e società che, con fatica e spirito indomito, cercano di sopravvivere in questo difficile periodo, ma anche controproducente per gli effetti negativi che potrà recare alla didattica.

Chiediamo al Governo che si faccia di tutto per impedire che la norma diventi legge e, se del caso, di cancellarla al più presto partendo dalla disposizione del 2010 che oggi appare a sua volta anacronistica e penalizzante per chi fa la professione organizzata. Ad ognuno il suo ruolo: chi insegna insegni, chi fa professione sia messo in condizione di svolgerla”.
 
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