DL Semplificazioni, non passa la norma sul doppio lavoro dei docenti universitari
PROFESSIONE
DL Semplificazioni, non passa la norma sul doppio lavoro dei docenti universitari
Liberi professionisti soddisfatti; per gli accademici è ‘schiaffo del Governo a professori e ricercatori’
07/09/2020 - Strada sbarrata per il doppio lavoro di docenti e ricercatori universitari. Dopo l’approvazione dell’emendamento al Decreto Semplificazioni, che avrebbe consentito a docenti e ricercatori universitari a tempo pieno di acquisire liberamente incarichi da privati ed enti pubblici, la disposizione è stata stralciata dal testo approvato in Senato.
Secondo la Ragioneria, la norma avrebbe causato maggiori costi a carico delle Università, e quindi della finanza pubblica, senza considerare che avrebbe potuto dare luogo a “richieste emulative da parte di altri settori del pubblico impiego”.
La norma, continua la nota, “avrebbe fortemente penalizzato non solo i professionisti ma soprattutto i tantissimi professori e ricercatori universitari sia a tempo pieno che definito che svolgono con sacrificio, con serietà e nel rispetto delle leggi le proprie attività professionali conciliandole con quelle fondamentali della didattica”.
Secondo gli aderenti a questo movimento, lo stralcio della norma, già approvata dalle Commissioni, è “uno schiaffo ai professori universitari e ai ricercatori, il Governo l’ha data vinta alle lobbies”. Lettera 150 lamenta che “l’Italia resta l’unico Paese europeo che mette lacci e lacciuoli agli universitari. Le attività di consulenza di cui alla norma stralciata non vanno confuse, come invece alcuni paventavano, con l’esercizio della libera professione, che sarebbe rimasta preclusa ai docenti e ricercatori universitari. Tra l’altro si trattava di un intervento a costo zero per le casse dello Stato e che anzi avrebbe sortito l’effetto positivo di mettere a disposizione della comunità l’ineguagliabile patrimonio di competenze e conoscenze del mondo universitario. Il Governo ha dimostrato che la valorizzazione delle competenze sta solo nella retorica di una mediocre politica”.
Doppio lavoro docenti universitari, la bocciatura della Ragioneria
Sulla decisione di stralciare la norma dal Decreto Semplificazioni ha pesato la bocciatura della ragioneria Generale dello Stato. La Ragioneria ha sottolineato che la disposizione avrebbe incentivato il ripristino del rapporto di lavoro a tempo pieno per tutti coloro che in precedenza avevano scelto il tempo definito proprio per conciliare l’attività lavorativa con quella extraistituzionale.Secondo la Ragioneria, la norma avrebbe causato maggiori costi a carico delle Università, e quindi della finanza pubblica, senza considerare che avrebbe potuto dare luogo a “richieste emulative da parte di altri settori del pubblico impiego”.
Doppio lavoro docenti universitari, professionisti soddisfatti
I liberi professionisti, che nei giorni scorsi hanno manifestato la loro netta contrarietà alla misura, si sono detti soddisfatti. In una nota congiunta, Comitato Unitario permanente degli ordini e dei Collegi professionali (CUP) e Rete delle Professioni Tecniche (RPT) hanno spiegato che la norma “avrebbe creato una nuova forma di libera professione, priva completamente di regole e tutele per la committenza, con grave lesione della parità di condizioni nel mercato professionale, a discapito soprattutto dei giovani professionisti”.La norma, continua la nota, “avrebbe fortemente penalizzato non solo i professionisti ma soprattutto i tantissimi professori e ricercatori universitari sia a tempo pieno che definito che svolgono con sacrificio, con serietà e nel rispetto delle leggi le proprie attività professionali conciliandole con quelle fondamentali della didattica”.
Docenti di Lettera 150: ‘schiaffo del Governo’
Di parere contrario i docenti e i ricercatori universitari aderenti a Lettera 150, movimento nato da un appello di circa 150 professori universitari in favore della rapida predisposizione di un piano di fuoriuscita in condizioni di sicurezza dal blocco del Paese per contrastare l’epidemia da Covid-19.Secondo gli aderenti a questo movimento, lo stralcio della norma, già approvata dalle Commissioni, è “uno schiaffo ai professori universitari e ai ricercatori, il Governo l’ha data vinta alle lobbies”. Lettera 150 lamenta che “l’Italia resta l’unico Paese europeo che mette lacci e lacciuoli agli universitari. Le attività di consulenza di cui alla norma stralciata non vanno confuse, come invece alcuni paventavano, con l’esercizio della libera professione, che sarebbe rimasta preclusa ai docenti e ricercatori universitari. Tra l’altro si trattava di un intervento a costo zero per le casse dello Stato e che anzi avrebbe sortito l’effetto positivo di mettere a disposizione della comunità l’ineguagliabile patrimonio di competenze e conoscenze del mondo universitario. Il Governo ha dimostrato che la valorizzazione delle competenze sta solo nella retorica di una mediocre politica”.