
Covid-19 e superbonus 110% hanno rallentato l’edilizia nel 2020
MERCATI
Covid-19 e superbonus 110% hanno rallentato l’edilizia nel 2020
Rapporto Camera-Cresme: l’emergenza sanitaria ha causato un calo 10,4% nelle manutenzioni straordinarie e il superbonus 110% ha differito molti lavori
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del 07/07/2022

27/11/2020 - L’emergenza sanitaria ha stoppato bruscamente l’edilizia nel 2020 causando un calo del 7,4% del valore della produzione nelle nuove costruzioni e del 10,4% nelle manutenzioni straordinarie; ma anche il superbonus 110% ha causato un rallentamento perché diverse attività di manutenzione straordinaria sono state differite in attesa del pieno avvio dell’operatività del nuovo incentivo.
Comunque, per il superbonus 110%, si stima un impatto potenziale sul mercato di 2,4 miliardi di euro, tutti nel 2021, e, nell’ipotesi di un prolungamento dei benefici a tutto il 2022, di 8 miliardi di euro, dei quali 1.614 nel 2021 e 6.455 nel 2022.
I dati emergono dal Rapporto 2020 “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione” realizzato dal Servizio Studi e dal Cresme, presentato ieri nell’Ufficio di Presidenza della Commissione Ambiente della Camera.
Il documento, che rappresenta l’aggiornamento dello studio pubblicato annualmente su richiesta della Commissione Ambiente, fornisce una stima dell’impatto economico delle misure di incentivazione fiscale spettanti per le spese sostenute per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Il documento di quest’anno fa anche riferimento agli effetti determinati dalla crisi provocata dall’emergenza sanitaria da Covid-19 e indica una prima stima dell’impatto potenziale sul mercato del superbonus 110% introdotto nel corso del corrente anno.
Fino alle novità del 2020: il bonus facciate, il superbonus 110%, lo sconto in fattura e la cessione del credito generalizzati. Il disegno di legge 2021, attualmente all’esame della Camera - prosegue il Rapporto - proroga i bonus per il 2021.
La crescita del settore si è però interrotta improvvisamente nel 2020, in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Secondo le stime del CRESME, nel 2020 il valore della produzione nelle costruzioni diminuirà del 7,4%, un dato migliore di quello dell’economia in generale, ma in forte contrazione rispetto a uno scenario che stava diventando, su vari fronti di attività, positivo.
Nel 2020, in particolare, per la manutenzione straordinaria si prevede una contrazione del 10,4%. Le ragioni di tale flessione - spiega il Rapporto - sono da imputare certamente alla crisi pandemica ma anche al fatto che nel 2020 è arrivato sul mercato il “superbonus 110%” rispetto al quale diverse attività di manutenzione straordinaria sono state comprensibilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all’operatività del nuovo incentivo.
In generale, dalle stime del CRESME emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, oltre 21 milioni di interventi. In 22 anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a oltre 346 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti pari a 28.762 milioni di euro veicolati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate (la previsione elaborata nel rapporto dello scorso anno per il 2019 era stata di 28.963 milioni di euro).
Nel 2020, a causa della crisi pandemica, la previsione costruita a partire dai dati dei primi 9 mesi dell’anno porta a stimare questo valore in 25.105 milioni di euro, con una flessione del 12,7% rispetto al 2019. L’analisi dei dati mensili, che rendicontano i pagamenti per i lavori effettuati, evidenzia che la flessione causata dalla pandemia è durata cinque mesi, da aprile ad agosto, con picchi di riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019 toccati a maggio (-57,9%) e giugno (-42,6%); mentre con settembre l’attività è tornata crescere del +6,5%.
Comunque, per il superbonus 110%, si stima un impatto potenziale sul mercato di 2,4 miliardi di euro, tutti nel 2021, e, nell’ipotesi di un prolungamento dei benefici a tutto il 2022, di 8 miliardi di euro, dei quali 1.614 nel 2021 e 6.455 nel 2022.
I dati emergono dal Rapporto 2020 “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione” realizzato dal Servizio Studi e dal Cresme, presentato ieri nell’Ufficio di Presidenza della Commissione Ambiente della Camera.
Il documento, che rappresenta l’aggiornamento dello studio pubblicato annualmente su richiesta della Commissione Ambiente, fornisce una stima dell’impatto economico delle misure di incentivazione fiscale spettanti per le spese sostenute per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Il documento di quest’anno fa anche riferimento agli effetti determinati dalla crisi provocata dall’emergenza sanitaria da Covid-19 e indica una prima stima dell’impatto potenziale sul mercato del superbonus 110% introdotto nel corso del corrente anno.
L’evoluzione normativa dei bonus fiscali
Il documento ripercorre la storia delle detrazioni dedicate ai lavori di miglioramento del patrimonio edilizio: l’introduzione nel 1998 per le ristrutturazioni edilizie, le proroghe annuali, l’innalzamento delle aliquote e l’estensione a nuove fattispecie di interventi, come la riqualificazione energetica, le misure antisismiche, il verde, gli arredi.Fino alle novità del 2020: il bonus facciate, il superbonus 110%, lo sconto in fattura e la cessione del credito generalizzati. Il disegno di legge 2021, attualmente all’esame della Camera - prosegue il Rapporto - proroga i bonus per il 2021.
L’impatto dell’emergenza sanitaria sul mercato dell’edilizia
Il Rapporto ricorda come il settore delle costruzioni sia entrato nel “settimo ciclo edilizio” o, meglio, nel “primo ciclo dell’ambiente costruito”. Le costruzioni hanno avviato la loro ripresa prima molto moderatamente, e poi con valori contenuti ma significativi nel 2018 e nel 2019, trainate dalla riqualificazione del patrimonio esistente e dalle opere pubbliche.La crescita del settore si è però interrotta improvvisamente nel 2020, in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Secondo le stime del CRESME, nel 2020 il valore della produzione nelle costruzioni diminuirà del 7,4%, un dato migliore di quello dell’economia in generale, ma in forte contrazione rispetto a uno scenario che stava diventando, su vari fronti di attività, positivo.
Nel 2020, in particolare, per la manutenzione straordinaria si prevede una contrazione del 10,4%. Le ragioni di tale flessione - spiega il Rapporto - sono da imputare certamente alla crisi pandemica ma anche al fatto che nel 2020 è arrivato sul mercato il “superbonus 110%” rispetto al quale diverse attività di manutenzione straordinaria sono state comprensibilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all’operatività del nuovo incentivo.
In generale, dalle stime del CRESME emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, oltre 21 milioni di interventi. In 22 anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a oltre 346 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti pari a 28.762 milioni di euro veicolati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate (la previsione elaborata nel rapporto dello scorso anno per il 2019 era stata di 28.963 milioni di euro).
Nel 2020, a causa della crisi pandemica, la previsione costruita a partire dai dati dei primi 9 mesi dell’anno porta a stimare questo valore in 25.105 milioni di euro, con una flessione del 12,7% rispetto al 2019. L’analisi dei dati mensili, che rendicontano i pagamenti per i lavori effettuati, evidenzia che la flessione causata dalla pandemia è durata cinque mesi, da aprile ad agosto, con picchi di riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019 toccati a maggio (-57,9%) e giugno (-42,6%); mentre con settembre l’attività è tornata crescere del +6,5%.