02/03/2021 - Una P.A. realmente al servizio di cittadini e imprese, con dirigenti pubblici messi in condizione di prendere decisioni, che non richieda documenti che già possiede e che semplifichi i pagamenti. Una P.A. con uno smart working efficiente e con stazioni appaltanti qualificate.
Sono le richieste che
FINCO - la Federazione delle industrie di prodotti, impianti, servizi ed opere specialistiche per le costruzioni e la manutenzione che raggruppa 40 associazioni per un totale di oltre 15.000 imprese - ha sottoposto al Presidente del Consiglio
Mario Draghi, come contributo alla redazione del
Recovery Plan.
“Abbiamo appena indirizzato un’articolata missiva al Presidente del Consiglio con i nostri contributi sul tema del Recovery Fund - afferma Carla Tomasi, Presidente Finco -, ma riteniamo prioritario affermare la
assoluta necessità di una cultura del servizio pubblico oggi in larga parte mancante, che veda il cittadino, le imprese e i contribuenti finalmente e davvero al centro”.
“Questo è un punto nodale, prodromico ad ogni possibilità di reale ripresa del Paese e di efficace utilizzo di tali fondi. I
dirigenti pubblici, centrali e sul territorio, vanno poi
messi in condizione di lavorare, ma anche
di prendere decisioni e di firmarle”.
La P.A. non deve chiedere documenti che possiede già
FINCO condivide le affermazioni del Presidente anche riguardo alla “farraginosità degli iter e la moltiplicazione dei passaggi burocratici come causa di inaccettabili ritardi amministrativi e fenomeni illeciti” e ribadisce la necessità di rendere finalmente davvero operativo un semplice ma perentorio dispositivo:
la Pubblica Amministrazione non deve poter richiedere a cittadini e imprese
alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna.
Versamento unico con ripartizione a carico della P.A.
“Al contempo - prosegue Tomasi - nessun adempimento delle medesime Amministrazioni può comportare per cittadini e imprese l’erogazione di somme distinte, su conti correnti diversi, con marche da bollo etc.:
il versamento a carico del contribuente dovrà essere unico, con evidenza nella ripartizione della relativa destinazione, ma tale ripartizione dovrà essere un atto endoprocedimentale all’interno della P.A, cui spetterà il compito di destinare le somme in relazione alle eventuale plurime competenze amministrative”.
Lo stress della produzione ‘documentale’ deve, in sostanza, passare dal rapporto contribuente/P.A. a quello interno dell’Amministrazione. Secondo FINCO poi, “la situazione si è aggravata con lo
smart working, che spesso è smart per chi lo pratica ma non per chi dovrebbe fruire dei relativi servizi, e comunque è applicabile ad una ridotta tipologia di mansioni e settori, in particolare nel comparto costruzioni”.
FINCO: ‘è questa la tipologia di semplificazione necessaria’
Questa è la tipologia di semplificazione necessaria - aggiunge FINCO -, non quella prevista dal Decreto Legge 76/2020 c.d. “Semplificazione” che affida in via diretta gli appalti dei lavori fino a 150 mila euro, con cinque inviti fino a 350 mila euro, 10 inviti fino a un milione, 15 inviti - sia pure a rotazione - fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni di euro, in quanto essa configura, secondo Finco, una “
sottrazione al mercato e alla trasparenza, non una semplificazione”.
“E ciò - conclude Carla Tomasi - per l’incapacità (o non volontà) delle stazioni appaltanti di unificarsi, attrezzarsi e soprattutto qualificarsi rispetto all’attuale livello.
Se è giusto pretendere qualificazione da parte delle imprese - e noi siamo assolutamente su questa linea -
lo è a maggior ragione pretenderlo dalle stazioni appaltanti pubbliche. In particolare, ciò diventa ineludibile laddove i LLPP vengano eseguiti a prevenzione e protezione di grandi rischi civili di massa, quali ad esempio, quello sismico, quello idrogeologico e quello relativo alla circolazione stradale”.