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Codice Appalti, proroga delle deroghe o sospensione?

Codice Appalti, proroga delle deroghe o sospensione?

In Parlamento chiesto l’allungamento delle misure introdotte da Sblocca Cantieri e DL Semplificazioni. Antitrust propone la sospensione totale, ma sindacati e Anac temono ‘legge della giungla’ e blocco delle gare

Vedi Aggiornamento del 16/06/2022
Foto: Anirut Rassameesritrakool ©123RF.com
di Paola Mammarella
25/03/2021 - Le deroghe al Codice Appalti sembrano ormai indispensabili per la realizzazione delle opere con tempi spediti. Al Governo arrivano da più fronti proposte in tal senso. In gioco ci sono i cantieri da aprire per far fronte alla crisi economica, tra cui quelli delle 58 infrastrutture prioritarie, ma anche la volontà di semplificare i procedimenti amministrativi per spendere in modo efficiente le risorse del Recovery Fund.
 
Se nel dibattito parlamentare è stato proposto di prorogare ulteriormente le agevolazioni dello Sblocca Cantieri e del Decreto Semplificazioni, dall’Antitrust è arrivata un’idea molto più radicale: sospendere il Codice Appalti per poi procedere ad una riforma organica. La proposta dell'Antitrust sta suscitando una levata di scudi dei sindacati e dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), ma anche di alcuni addetti ai lavori.
 

Codice Appalti, continuare con le semplificazioni dello Sblocca Cantieri

Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, intervenuto martedì in Commissione Lavori Pubblici del Senato, ha spiegato che una commissione ad-hoc, costituita con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) si sta occupando della possibilità di prorogare le deroghe al Codice Appalti contenute nei decreti Sblocca Cantieri e Semplificazioni.
 
Lo Sblocca Cantieri, lo ricordiamo, ha introdotto temporaneamente norme molto impattanti sui contratti pubblici: ha elevato dal 30% al 40% il tetto al subappalto, ha sospeso l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta, ha previsto la possibilità di affidare i contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla base del progetto definitivo (ad esclusione dei lavori che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali di opere e impianti), ha liberalizzato l’appalto integrato.
 
Alcune di queste deroghe, che dovevano essere temporanee, sono state già prorogate dal Milleproroghe fino al 30 giugno 2021, ma il Governo potrebbe decidere di andare oltre.
 

Il Decreto Semplificazioni ha inoltre disposto l’affidamento diretto degli incarichi di progettazione fino a 75mila euro e dei lavori fino a 150mila euro, nonché la nomina di commissari per le opere complesse. Si tratta di deroghe che saranno in vigore fino al 31 dicembre 2021, ma anche in questo caso, il Governo potrebbe ritenere necessario un allungamento di questi termini.
 
Il Ministro Giovannini, rispondendo ad alcune domande sui tempi di realizzazione delle 58 opere prioritarie previste dallo Sblocca Cantieri, ha affermato che “i cantieri all’opera il giorno dopo è un’aspettativa irrealistica per le 58 opere, perché vi sono impedimenti strutturali”.
 
Il Governo sta quindi valutando l’estensione delle proroghe, anche se nell’immediato non si conosce la portata di tali misure.
 

Codice Appalti, l’ipotesi di sospensione totale

Una idea decisamente forte è arrivata dall’Antitrust, che nell’ambito delle proposte in materia di legge sulla concorrenza, ha chiesto al Governo la sospensione del Codice Appalti.
 
Secondo l’idea dell’Antitrust, i contratti pubblici sarebbero regolati solo dalle Direttive comunitarie. Un’ipotesi giuridicamente singolare dal momento che solo i regolamenti europei sono direttamente applicabili nell’ordinamento interno, mentre le Direttive hanno bisogno di un decreto di recepimento.
 
In questa fase emergenziale, verrebbero eliminati immediatamente vincoli sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina dei commissari esterni.
 
La sospensione sarebbe temporanea, mentre nel medio periodo si dovrebbe procedere ad una revisione del Codice. Il nuovo testo, a parere dell’Antitrust, dovrebbe dare più spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti.
 
Il periodo di sospensione potrebbe durare per il tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan ed essere limitato a queste opere oppure avere una portata generalizzata. Anche in questo caso si aprono più scenari.
 
Ricordiamo che la proposta di sospensione del Codice Appalti non è nuova. Matteo Salvini nel 2019, quando ricopriva la carica di vicepremier, ha proposto un'idea analoga e nei giorni scorsi, parlando alla Scuola di formazione politica della Lega, l'ha ribadita affermando che, per concretizzare i progetti del Recovery Plan, non si deve solo “cancellare ma anche macerare, maciullare, frantumare, azzerare il Codice degli Appalti”. Una richiesta di moratoria del Codice Appalti è arrivata anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella.
 

Codice Appalti, i no alla sospensione

Oggi, come allora, la proposta di sospensione genera preoccupazione. L’Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica - ESCo e Facility Management, aderente a Confindustria (Assistal) ritiene che negli ultimi trent’anni è stato raggiunto un equilibrio normativo, che verrebbe stravolto con il riferimento troppo generico alle norme comunitarie, e che il Codice dei Contratti rappresenta la sintesi di anni e anni di confronto per il miglioramento della regolazione del mercato. 

I sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno diramato una nota per dire "no alla legge della giungla" affermando che, pur essendo interessati a spendere presto e bene le risorse del Recovery Fund, "non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele, come di fatto ha proposto l’Antitrust". “Supponiamo davvero di fare a meno del Codice - continua la nota - come verrebbero assegnati i lavori? Tutti a trattativa privata? Con quale criterio? Ognuno farebbe come meglio crede, con buona pace della legalità”. Per l’accelerazione delle opere pubbliche, sostengono i sindacati, sono state previste deroghe mirate. A detta dei sindacati, il Codice va migliorato, senza liberalizzare il subappalto e il dumping contrattuale.

L'idea è stata bocciata anche dall'Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Il presidente, Giuseppe Busia, ha dichiarato all'Ansa: "Non possiamo immaginare una semplice sospensione, totale e immediata, del Codice degli appalti e il ricorso alle sole direttive europee per l'utilizzo dei fondi Next Generation EU", anzi, "tale scelta, lungi dal portare un'accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l'improvvisa assenza di riferimenti certi".

Critica anche l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Per il l Presidente Gabriele Scicolone
nella segnalazione ci sono condivisibili proposte in tema di sburocratizzazione, "ma la proposta di sospendere il codice e affidare appalti e concessioni soltanto con le  direttive UE  non ci trova in alcun modo favorevoli. Cancellando in un solo secondo pacchetti di regole fondamentali come quelle sulla progettazione e sull’esecuzione del contratto, si va incontro ad un certo blocco degli appalti. Altro che velocizzazione degli affidamenti!” Scicolone ha ribdito che "soprattutto per gli interventi del Pnrr occorre assicurare qualità progettuale".

"Non ci convince affatto quanto propone l’Antitrust sulla liberalizzazione dell'appalto integrato e ancora di più sulla necessità di smontare la regola della centralità del progetto esecutivo. L’esperienza dimostra infatti che, nonostante la farraginosità delle fasi approvative, vero tema da affrontare, avere messo in gara progetti esecutivi ha assicurato l'aumento della qualità dei progetti, la riduzione delle varianti in fase esecutiva e quasi annullato i ritardi sui tempi. Il ritorno all'appalto integrato libero non consentirebbe affatto risparmi di tempo e finirebbe per essere una falsa semplificazione a beneficio delle riserve e degli aumenti, oltre che un asservimento del progetto esecutivo alle logiche delle imprese e non della qualità degli interventi di cui dovrà beneficiare la collettività.”
 
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