Dopo mesi di attesa e di rallentamenti legati alla lentezza delle procedure, gli interventi del Superbonus 110% stanno finalmente iniziando a partire, per questo occorre dare certezza alla misura ed evitare brusche frenate che non fanno altro che generare confusione negli operatori e nei cittadini col rischio di bloccare le iniziative future e in corso di approvazione e generare, tra l’altro, migliaia di contenziosi.
La filiera dell’edilizia chiede dunque che la misura sia prorogata e semplificata al più presto per consentire lo svolgimento degli interventi più complessi, che riguardano in particolar modo i condomini, e che solo nelle ultime settimane stanno cominciando a partire.
Chiedono, inoltre, al Mef di confermare la validità dello strumento snellendo le procedure e confermando le attuali disposizioni fino almeno a tutto il 2023. Eventuali passi indietro sui bonus per l’edilizia e in particolare sul superbonus - spiegano imprese, professionisti e amministratori di condominio - danneggerebbero una indispensabile misura necessaria per centrare gli obiettivi di sostenibilità e di messa in sicurezza degli edifici in cui vivono e lavorano milioni di famiglie.
* Ance, Federcostruzioni, Anaci, Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ISI Associazione Ingegneria Sismica Italiana, Consiglio Nazionale dei Geologi, Consiglio Nazionale dei Geometri, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Consiglio Nazionale Periti Industriali, Oice
Inarsind: ‘mancata proroga del superbonus sarebbe gravissima’
“E’ di queste ore la notizia che il Governo non avrebbe più intenzione di prorogare al 2023 gli incentivi previsti dal Superbonus 110%. Sarebbe uno stop gravissimo”. Si esprime così Inarsind, l’associazione di tutela sindacale di Ingegneri e architetti liberi professionisti, che spiega: “Comprendiamo che una correzione del provvedimento che ponesse i cittadini nella condizione di dovere corrispondere almeno un parte del costo degli interventi, dopo mesi di slogan “tutto gratis”, possa mettere in difficoltà il Governo, ma lo stop al 2022 determinerebbe ben più gravi conseguenze a cittadini, professionisti e imprese, senza escludere i contenziosi tra le parti per tutto ciò che sarebbe destinato a restare appeso”.
“La mancata proroga - insiste Inarsind - interverrebbe in un momento in cui buona parte, forse la maggiore, delle procedure avviate si troverebbero a metà del guado: in avanzato stato di progettazione, appena presentate e/o iniziate, ma assai difficilmente in grado di arrivare al termine entro giugno-dicembre 2022”.
“Occorre tenere conto delle incertezze - approfondisce l’Inarsind - modifiche, precisazioni, chiarimenti di cui la norma è stata appesantita nel suo procedere, senza essere stati in grado di costruirne un testo unico. Dopo che l’avvio ha scontato, oltre le incertezze normative, anche le difficoltà connesse alla pandemia, peraltro non ancora scomparse, nell’ultimo periodo il procedere dei lavori incontra problemi per il reperimento di materiali, a cui non è forse estranea una certa speculazione, e personale. Ma correggere è corretto, stoppare il tutto sarebbe una sciagura”.