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​Rigenerazione urbana, Comuni insoddisfatti del ddl all’esame del Senato

​Rigenerazione urbana, Comuni insoddisfatti del ddl all’esame del Senato

L’Anci rileva forte complessità procedurale e regole di efficienza energetica totalmente avulse da policy e norme esistenti

Vedi Aggiornamento del 25/07/2023
Foto: progetto vincitore Bando Periferie Vicenza
di Rossella Calabrese
01/04/2021 - Un ripensamento sull’intero impianto del ddl ‘Misure per la rigenerazione urbana’ in discussione in Commissione Ambiente al Senato, semplificandolo e prevedendo un Fondo pluriennale e stabile di finanziamento diretto dei progetti di Comuni e Città Metropolitane”.
 
È quanto chiede l’Associazione dei Comuni Italiani (Anci), attraverso Mario Occhiuto, delegato all’Urbanistica e sindaco di Cosenza, e Alberto Villa, delegato alla Rigenerazione urbana e periferie, sindaco di Pessano con Bornago.
 
Il ddl - ricordiamo - prevede, tra le altre cose, incentivi per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana e l’acquisto di case efficienti, semplificazioni normative, Fondo da 500 milioni di euro dal 2021 al 2040, banca dati del patrimonio immobiliare inutilizzato.
 
Vai ai dettagli del disegno di legge
 
“Le azioni di rigenerazione urbana necessitano di regole semplici, risorse stabili e rimesse all’autonoma gestione delle città e dei Comuni, sulla base di un indirizzo di crescita e trasformazione urbana sostenibile, patrimonio comune dei Sindaci. Purtroppo - sottolineano i due delegati - tale esigenza appare completamente disattesa, sia nei contenuti che nella forma dal Testo unificato del ddl adottato dalla Commissione, per una serie di rilevanti criticità che abbiamo sintetizzato in un documento inviato oggi in Commissione.
 
 

Rigenerazione urbana, Comuni insoddisfatti del ddl 

“In particolare - proseguono i sindaci -:
- si considerano inspiegabilmente come ambito di rigenerazione solo le aree degradate e dismesse;
- si introduce una forte complessità procedurale con la previsione di ‘piani di rigenerazione’ a vari livelli di governo (nazionale, regionale/paesaggistico e comunali) con tempistiche assolutamente incongrue o indeterminate, in netta opposizione con le esigenze di semplificazione per realizzare investimenti di cui il Paese ha estremo bisogno;
- le previsioni tecniche di efficienza energetica del patrimonio sono totalmente avulse da policy e norme esistenti;
- si prevede un Fondo strutturale per il finanziamento degli interventi destinato alle Regioni, che solo successivamente, con loro bandi, provvedono ad assegnare tali risorse ai Comuni: un grave passo indietro rispetto alle scelte di finanziamento diretto operate con successo in questi anni (si pensi al Bando Periferie).
 
Le risorse del Fondo - concludono Occhiuto e Villa - devono finanziare progetti dei Comuni e delle Città Metropolitane che hanno già adeguato i propri piani urbanistici a leggi regionali in materia di rigenerazione urbana”.
 
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