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Equo compenso, battuta d’arresto per il ddl Meloni

Equo compenso, battuta d’arresto per il ddl Meloni

Il testo è tornato in Commissione. I sindacati dei professionisti chiedono modifiche; gli Ordini premono per l’approvazione

Vedi Aggiornamento del 02/08/2022
di Rossella Calabrese
03/08/2021 - La proposta di legge sull'equo compenso delle prestazioni professionali (ddl Meloni) è tornata in commissione Giustizia della Camera e sarà all’esame dell’Aula non prima di giovedì. Il motivo del riesame è la ridefinizione di alcuni passaggi della legge sui quali non tutti i soggetti interessati si sono dimostrati concordi.
 
Il ritorno del ddl in commissione Giustizia è stato accolto con viva soddisfazione dall’Inarsind, l’Associazione sindacale che rappresenta ingegneri e architetti liberi professionisti, che auspica “un riesame complessivo del testo in direzione delle osservazioni fin qui avanzate insieme alle associazioni sindacali dei liberi professionisti e ancor più recentemente autorevolmente ribadite dal Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella”.
 
I professionisti - ricorda Inarsind - sono critici rispetto all’ambito di applicazione previsto dal Ddl, all’individuazione degli organi destinati all’aggiornamento e al controllo della corretta applicazione dei parametri, oltre alla previsione della class action e alla composizione di un Osservatorio che non prevede la presenza delle associazioni di rappresentanza dei liberi professionisti.
 


Di diverso avviso sono gli Ordini professionali. “Sorprende il continuo rinvio dell’approvazione di una legge che ha già un suo riferimento legislativo nel Jobs Act degli autonomi del 2017 e che oggi dovrebbe occuparsi di come ampliare questa tutela a beneficio di 2,3 milioni di professionisti” - afferma ProfessionItaliane, che riunisce gli Ordini aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche (RPT) e al Comitato Unitario Professioni (CUP).
 
La battaglia per l’equo compenso - spiega ProfessionItaliane - “nasce per superare il vuoto creatosi dopo l’abolizione dei minimi tariffari nel 2006 ed evitare le conseguenze di una deregolamentazione che ha portato, in questi anni, molte Pubbliche Amministrazioni a mettere a bando per 1 euro la consulenza dei professionisti e tante grandi imprese a dettare le regole del mercato”.
 
“Crediamo che il lavoro dei professionisti meriti maggiore rispetto. Dopo le liberalizzazioni, l’impegno delle rappresentanze istituzionali dei professionisti è stato sempre quello di arrivare ad un sistema chiaro e condiviso di remunerazione delle prestazioni. In questo senso gli Ordini rappresentano la migliore garanzia nell’individuazione e proposizione dei parametri di riferimento per la determinazione dei compensi dei professionisti” - affermano gli Ordini.
 


Per ProfessionItaliane si tratta di “un riconoscimento proprio degli Ordini che, in funzione della loro natura sussidiaria, potranno assicurare non solo ai professionisti, ma anche alle imprese e alle pubbliche amministrazioni, parametri individuati in modo oggettivo e trasparente”.
 
“È auspicio di ProfessionItaliane - prosegue la nota - che si trovi un accordo politico all’interno delle forze di maggioranza per fare in modo che il testo, già frutto dell’unificazione di più proposte, ritrovi il necessario slancio per essere approvato entro la fine della Legislatura, con un'estensione ampia a tutte le realtà economiche, e non limitato solo alle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell'incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro”.
 
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