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Equo compenso, Commercialisti: ‘evitare lo stallo della proposta di legge’

Equo compenso, Commercialisti: ‘evitare lo stallo della proposta di legge’

Il Consiglio nazionale auspica l’estensione delle disposizioni agli accordi con qualsiasi cliente-committente

Vedi Aggiornamento del 01/07/2022
Equo compenso, Commercialisti: ‘evitare lo stallo della proposta di legge’
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 01/07/2022
10/09/2021 - “Bisogna scongiurare il rischio che la proposta di legge sull’equo compenso finisca di fatto su un binario morto. Noi continuiamo a batterci per un ampliamento significativo dei suoi ambiti di applicazione e affinché non vada sprecata questa importante occasione per estendere tutele e garanzie, specie ai più giovani”.
 
“Per questo ci auguriamo che il Ministero dell’Economia possa fornire al più presto la relazione sulla quantificazione degli oneri derivanti dalle ipotesi di restyling della norma”. È l’appello lanciato dal Vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta.
 
L’auspicio della categoria è che “dopo aver conosciuto l’esatta entità degli oneri calcolati dal Ministero, il Parlamento possa impegnarsi con spirito unitario per ricercare le opportune coperture e far quindi uscire la proposta di legge dall’attuale situazione di stallo”.
 
Attraverso documenti e audizioni parlamentari, il Consiglio nazionale della categoria si è più volte espresso sulla necessità di ampliare l’ambito applicativo delle disposizioni di tutela dell’equo compenso, indicando in particolare l’opportunità di estendere tale disciplina, oggi vigente solo nella contrattazione massiva tra professionista e contraente forte, ossia banche e assicurazioni, ovvero tra professionista e Pubblica Amministrazione, anche a un qualsiasi accordo con un diverso cliente-committente, eliminando qualsiasi riferimento alla natura o alla dimensione di quest’ultimo”.
 


Ricordiamo che la proposta di legge sull’equo compenso delle prestazioni professionali (ddl Meloni) è ferma in Commissione Giustizia della Camera per la ridefinizione di alcuni passaggi sui quali non tutti i soggetti interessati concordano: i sindacati dei professionisti chiedono modifiche mentre gli Ordini professionali premono per l’approvazione.
 
In particolare, i sindacati sono critici rispetto all’ambito di applicazione previsto dal ddl, all’individuazione degli organi destinati all’aggiornamento e al controllo della corretta applicazione dei parametri, oltre alla previsione della class action e alla composizione di un Osservatorio che non prevede la presenza delle associazioni di rappresentanza dei liberi professionisti.
 
Gli Ordini professionali, invece, concordano sul complesso delle disposizioni e chiedono soltanto di applicare le norme a tutte le realtà economiche, e non solo alle imprese con più di 50 lavoratori o con ricavi annui superiori a 10 milioni di euro, come previsto dal ddl.
 
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