
Equo compenso, 150 milioni di euro annui per garantirlo ai professionisti
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Equo compenso, 150 milioni di euro annui per garantirlo ai professionisti
L’emendamento approvato dalla Commissione Giustizia della Camera apre la strada alla nuova legge
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del 02/08/2022

11/10/2021 - Per garantire l’equo compenso ai professionisti, si è deciso di stanziare 150 milioni di euro annui. Le somme, a decorrere dal 2022, verranno attinte dal Fondo per esigenze indifferibili di cui al comma 200 della Legge di Bilancio 2015.
Lo prevede uno dei due emendamenti al disegno di legge 3179 in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (ddl Meloni) approvati dalla Commissione Giustizia della Camera, quello presentato dalla deputata Carolina Varchi (FdI).
Stando alla relazione tecnica del Ministero dell’Economia, la cifra servirà a coprire i costi che l’Agenzia delle Entrate - Riscossione dovrebbe sostenere per gli incarichi legali esterni. A quel punto però, se la Pubblica Amministrazione riconosce il principio, allora esse dovrebbe valere anche per i professionisti di altre aree e per le prestazioni rese agli altri committenti.
L’altro emendamento approvato, presentato dalla deputata Chiara Gribaudo (PD), aumenta da 2 a 5 il numero dei referenti indicati dal Ministero dello Sviluppo economico per il sistema delle professioni non ordinistiche.
“Sul ddl ci sono forti preoccupazioni da parte di tanti professionisti - ha detto venerdì scorso Gribaudo a Firenze, dal palco dell’assemblea dell’Associazione nazionale commercialisti -, da un lato perché affida agli Ordini un ruolo che travalica le loro competenze, dall’altro perché comprende soltanto i rapporti convenzionali lasciando di fatto scoperti la maggior parte degli incarichi che i professionisti ricevono da pubbliche amministrazioni e dai grandi committenti. Con il paradosso di prevedere, nei casi di violazione della legge, sanzioni a carico del professionista sottopagato invece che del committente disonesto”.
Ricordiamo che a fine giugno 2021 ha iniziato il suo iter alla Camera il ddl presentato dai deputati Meloni (FdI), Morrone (Lega) e Mandelli (FI), sintesi di quelli già all’esame, presentati dagli stessi deputati. Il testo, tra le altre cose, limitava le regole alle prestazioni rese alle imprese con più di 60 lavoratori o più di 10 milioni di euro di ricavi.
Immediatamente sono emersi i dubbi di ProfessionItaliane, che chiedeva di “calare il provvedimento nella realtà del nostro Paese” e delle associazioni sindacali che contestavano l’attribuzione agli Ordini professionali del ruolo di rappresentanza, ricordando che gli Ordini “sono enti pubblici che si occupano della tutela dei clienti”.
Al coro di proteste, si sono poi uniti Confprofessioni che ha chiesto ritocchi al testo, il CoLAP, secondo cui il testo rischia di creare più problemi che benefici, e Asso Ingegneri ed Architetti: “gli Ordini non possono rappresentarci”.
Per questi motivi, all’inizio di agosto il testo è tornato in Commissione ma è stato ripreso in esame soltanto la scorsa settimana.
Lo prevede uno dei due emendamenti al disegno di legge 3179 in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (ddl Meloni) approvati dalla Commissione Giustizia della Camera, quello presentato dalla deputata Carolina Varchi (FdI).
Stando alla relazione tecnica del Ministero dell’Economia, la cifra servirà a coprire i costi che l’Agenzia delle Entrate - Riscossione dovrebbe sostenere per gli incarichi legali esterni. A quel punto però, se la Pubblica Amministrazione riconosce il principio, allora esse dovrebbe valere anche per i professionisti di altre aree e per le prestazioni rese agli altri committenti.
L’altro emendamento approvato, presentato dalla deputata Chiara Gribaudo (PD), aumenta da 2 a 5 il numero dei referenti indicati dal Ministero dello Sviluppo economico per il sistema delle professioni non ordinistiche.
“Sul ddl ci sono forti preoccupazioni da parte di tanti professionisti - ha detto venerdì scorso Gribaudo a Firenze, dal palco dell’assemblea dell’Associazione nazionale commercialisti -, da un lato perché affida agli Ordini un ruolo che travalica le loro competenze, dall’altro perché comprende soltanto i rapporti convenzionali lasciando di fatto scoperti la maggior parte degli incarichi che i professionisti ricevono da pubbliche amministrazioni e dai grandi committenti. Con il paradosso di prevedere, nei casi di violazione della legge, sanzioni a carico del professionista sottopagato invece che del committente disonesto”.
Il ddl Meloni per l’equo compenso dei professionisti
Dopo una interruzione di due mesi, il 5 ottobre la Commissione ha dato una accelerata al disegno di legge, che dovrebbe approdare il 12 ottobre in Aula. Domani, quindi, l’Assemblea sarà chiamata ad esprimersi sulla volontà di assicurare compensi equi a tutti i professionisti.Ricordiamo che a fine giugno 2021 ha iniziato il suo iter alla Camera il ddl presentato dai deputati Meloni (FdI), Morrone (Lega) e Mandelli (FI), sintesi di quelli già all’esame, presentati dagli stessi deputati. Il testo, tra le altre cose, limitava le regole alle prestazioni rese alle imprese con più di 60 lavoratori o più di 10 milioni di euro di ricavi.
Immediatamente sono emersi i dubbi di ProfessionItaliane, che chiedeva di “calare il provvedimento nella realtà del nostro Paese” e delle associazioni sindacali che contestavano l’attribuzione agli Ordini professionali del ruolo di rappresentanza, ricordando che gli Ordini “sono enti pubblici che si occupano della tutela dei clienti”.
Al coro di proteste, si sono poi uniti Confprofessioni che ha chiesto ritocchi al testo, il CoLAP, secondo cui il testo rischia di creare più problemi che benefici, e Asso Ingegneri ed Architetti: “gli Ordini non possono rappresentarci”.
Per questi motivi, all’inizio di agosto il testo è tornato in Commissione ma è stato ripreso in esame soltanto la scorsa settimana.