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Caro materiali, pubblicati gli aumenti dei costi dei materiali da costruzione

Caro materiali, pubblicati gli aumenti dei costi dei materiali da costruzione

Sulla base delle variazioni rilevate dal MIMS, le imprese potranno chiedere entro il 9 dicembre 2021 la compensazione per i maggiori costi sostenuti. FederlegnoArredo e Assistal contro il decreto

Aggiornato al 25/11/2021
Foto: ruhmal © 123rf.com
Foto: ruhmal © 123rf.com
di Rossella Calabrese Aggiornato al
24/11/2021 - È stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il DM 11 novembre 2021 del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) con gli aumenti dei prezzi dei principali materiali da costruzione registrato nel primo semestre del 2021.
 
Le variazioni, calcolate rispetto alla media dei prezzi del 2020 e riportate nella tabella allegata al DM, sono state approvate a maggioranza dalla ‘Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione’ composta da rappresentanti del Ministero, delle stazioni appaltanti e degli operatori di settore.
 
Sulla base del decreto, gli operatori economici titolari di contratti pubblici potranno chiedere alle stazioni appaltanti la compensazione per i maggiori costi sostenuti a seguito degli aumenti, indicando la quantità dei materiali impiegati.
 

Domande di compensazione entro il 9 dicembre 2021

Le stazioni appaltanti dovranno provvedere al pagamento dei relativi oneri e, qualora dovessero dichiarare di non disporre delle risorse sufficienti, potranno usufruire dell’apposito Fondo da 100 milioni di euro costituito presso il MIMS.

​Le imprese hanno tempo fino al 9 dicembre 2021 (15 giorni a partire dalla data di pubblicazione del DM) per richiedere le compensazioni, come previsto dal decreto Sostegni-bis che ha istituito il Fondo.
 
La maggiore variazione di prezzo - sottolinea il MIMS - riguarda l’acciaio, con un aumento che supera il 40%. Per alcuni materiali, come le lamiere in acciaio di qualsiasi spessore lisce, piane e striate e per i nastri in acciaio per manufatti o barriere stradali, l’aumento arriva rispettivamente al 59,37% e al 76,43%. In forte aumento anche il costo del legno e del rame.
 

 
FederlegnoArredo: ‘
a rischio aziende e bioedilizia’

“Apprendiamo con grande disappunto che il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili ha pubblicato il decreto sul fondo di compensazione per il caro materiali nei bandi pubblici e ha deciso di escludere il legno strutturale, i cui aumenti nel 2021 hanno toccato quota 250% e che rappresenta l’elemento principe per l’edilizia sostenibile che assorbe anidride carbonica anziché produrla.
 
Chiediamo pertanto al ministero un incontro urgente per trovare una soluzione ed evitare così che aziende, lavoratori e cantieri siano a rischio chiusura, e al contempo sia penalizzato il settore della bioedilizia, strategico per la transizione ecologica”.
 
Lo dichiarano il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin e il presidente di Assolegno, Angelo Luigi Marchetti.
 
Come già dichiarato in questi giorni non volevamo pensare che il ministero e il Governo, che hanno fatto della transizione ecologica la loro bandiera, avrebbero escluso dalla lista proprio il materiale sostenibile per eccellenza. Purtroppo, i fatti ci costringono a dire che hanno tirato dritto e si sono dimenticati del loro Dna ammainando la bandiera della sostenibilità”.
 
 

Assistal: ‘imprese lasciate sole dal Governo’

“Il Ministero non ha saputo o, peggio, voluto ascoltare le imprese e il risultato è stato una misura completamente inutile per la salvaguardia del settore delle costruzioni”. Lo ha affermato Angelo Carlini, Presidente di Assistal.
 
“In primo luogo, contestiamo il documento prodotto dalla Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione nella sostanza, perché le irricevibili affermazioni del Ministro Giovannini laddove dichiara di aver riconosciuto variazioni fino al 76%, sono perfettamente contraddette dal contenuto oggettivo del Decreto, che da un lato definisce una lista carente di moltissimi dei materiali di uso comune nel mercato della costruzione degli impianti e dei servizi energetici, e dall’altro, quei pochi individuati riportano percentuali non riscontrabili nella realtà.
 
Facciamo riferimento alle tubazioni in acciaio nero senza saldatura che per il MIMS hanno avuto un incremento del 23%, mentre le nostre imprese ne hanno registrato il 73%. Stesso discorso per la tubazione in polietilene ad alta densità, 20% contro 47%, tubazione in PVC rigido 21% contro 65%, tubo in polipropilene corrugato per impianti elettrici, 21% contro 98%, fili di rame conduttori, 32% contro 55% e tubi di rame per impianti idrosanitari, 16% contro 55%”.
 
“Da questi dati, risulta evidente che se l’intento era quello di aiutare le imprese, si è scelta la strada sbagliata: il Governo non può ritenere di aver fatto tutto il possibile e nel frattempo, chiedere alle nostre imprese di essere la forza motrice per la realizzazione del PNRR. Ad oggi, le imprese non riescono a sostenere i contratti già conclusi e non partecipano alle nuove gare, di conseguenza non potrà esserci nessuna ripresa e nessuna attuazione del Piano; si profilano danni irreparabili per le imprese, per l’occupazione, per lo Stato italiano che non raggiunge gli obiettivi di ripartenza economica tanto decantati”.
 
“Vista la gravità della situazione - conclude Carlini -, se non riceveremo da parte del Governo e del Parlamento risposte concrete, tempestive e risolutive, siamo pronti a mettere in campo ogni iniziativa volta a tutelare le imprese ed i lavoratori; alzeremo i toni del confronto, daremo la massima pubblicità a questa insostenibile situazione, proprio perché è a rischio lo sviluppo di un settore strategico, della occupazione che genera e degli obiettivi di benessere sociale che dovrebbero ispirare in primis il Legislatore e il Governo”.
 
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