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Cessione crediti limitata a un passaggio, le imprese temono squilibri finanziari, licenziamenti e calo dei lavori

Cessione crediti limitata a un passaggio, le imprese temono squilibri finanziari, licenziamenti e calo dei lavori

L’indagine del Centro studi di CNA sugli effetti del Decreto Sostegni ter

Aggiornato al 17/02/2022 Vedi Aggiornamento del 28/02/2022
Foto: Andriy Popov©123RF.com
Foto: Andriy Popov©123RF.com
di Paola Mammarella 16/02/2022
Vedi Aggiornamento del 28/02/2022
16/02/2022 - Dopo l’aumento dei fatturati, le imprese del settore costruzioni temono una contrazione significativa dei guadagni, la necessità di dover ridurre gli organici e la possibilità di trovarsi in situazioni di squilibrio finanziario per l’impossibilità di incassare il valore delle fatture emesse.

È quanto emerge dall’indagine, condotta da CNA sulle imprese iscritte, sull’impatto dei limiti alla cessione del credito introdotti dal Decreto Sostegni ter.
 

Cessione crediti, il campione dell’indagine

Le imprese coinvolte nell’indagine sono quelle che operano nel settore delle costruzioni (sezione Ateco F), dell’installazione di impianti (codice Ateco 43.2) e quelle che producono serramenti. Queste ultime sono ricomprese nei comparti rientranti nei codici Ateco 16.23 (carpenteria in legno per l'edilizia), 22.23 (articoli in plastica per l'edilizia), 25.12 (porte e finestre in metallo).

Si tratta di una realtà produttiva, per il 70% costituita da imprese artigiane, che, nel 2019, contava 509.444 imprese, 1,4 milioni di occupati e aveva generato 179 miliardi di euro di fatturato.

Hanno partecipato all’indagine, somministrata tra il 4 e l’8 febbraio 2022, circa 2mila imprese.


Cessione dei crediti, i rischi derivanti dai limiti

Il 75,2% delle imprese della filiera delle costruzioni si è resa disponibile a concedere lo sconto in fattura. L’applicazione dello sconto in fattura è risultata più diffusa tra le imprese del settore dei serramenti (81,7%) e tra quelle con fatturati più elevati (85,1%).

Nel settore delle costruzioni, lo sconto in fattura ha riguardato soprattutto i lavori agevolati con il Superbonus e il Bonus Facciate. Quanto al Superbonus, le imprese che lo hanno applicato con una certa frequenza (qualche volta, spesso o sempre) sono il 57,5%. Riguardo al Bonus Facciate, lo sconto in fattura ha interessato il 68,6% del comparto.

Nei settori dell’installazione di impianti e dei serramenti, le imprese hanno realizzato soprattutto le lavori agevolati con i bonus minori. Si tratta per l’esattezza dell’89,4% delle imprese dell’installazione di impianti e del 91,5% di quelle dei serramenti.

La quota di fatturato realizzata sui lavori per i quali le imprese hanno concesso lo sconto alla clientela è risultata pari al 50,7% nell’edilizia, al 40,2% nell’installazione di impianti e al 42,3% nei serramenti.

Le imprese si sono sobbarcate l’onere di accettare le procedure e gli adempimenti imposti dai cessionari affinchè il credito rispondesse ai requisiti di cedibilità e quello di aderire a consorzi e piattaforme dedicate.

Le imprese delle costruzioni attive soprattutto nell’ambito del Superbonus e del Bonus Facciate, si sono avvalse in maniera più considerevole della partnership con intermediari finanziari (istituti di credito per il  55,6% e Poste Italiane SpA per il 33,5%).

Le imprese dei settori operanti con i bonus minori si sono avvalse anche dei fornitori di beni e servizi (installazione di impianti per il 25,9% e serramenti per il 17%).

Al momento dell’entrata in vigore del Decreto Sostegni ter, avvenuta in data 27 gennaio 2022, più della metà delle imprese intervistate (50,9%) si è trovata nella condizione di dover smobilizzare crediti per lavori effettuati sui quali aveva concesso lo sconto in fattura alla clientela.  Dai risultati dell’indagine risulta che si tratta di importi difficilmente recuperabili. Quasi il 50% delle imprese riferisce di avere registrato una indisponibilità totale ed immediata dei cessionari ad acquisire i crediti futuri e quelli maturati.

Per il 24,6% degli intervistati, i cessionari hanno dato disponibilità ad acquisire solamente i crediti già concordati ma non quelli futuri e per il 12,8% i cessionari hanno chiesto la rinegoziazione delle condizioni precedentemente concordate.


Più di 100mila imprese, si legge nel report del Centro Studi di CNA, corrono il rischio di non poter incassare il valore delle fatture emesse e di trovarsi in condizioni di gravissimo squilibrio finanziario.

Il 42,5% degli intervistati sostiene che la nuova disciplina sulla cessione dei crediti renderà pressoché impossibile offrire ancora alla clientela lo sconto in fattura. Il 31,1% ritiene di poter trovare canali diversi per smobilizzare il credito, mentre il 18% continuerà ad applicare lo sconto solo nei limiti della propria capienza finanziaria.

Secondo il 77,5% delle imprese intervistate le restrizioni determineranno una frenata nella realizzazione dei lavori, e quindi una diminuzione del volume di affari. Non mancano peraltro le imprese che dovranno ridurre gli organici (7,2%) o rinviare gli investimenti già programmati (7,7%).

Le imprese del settore delle costruzioni stimano di potere accusare nel 2022 una riduzione del volume di affari del 38,8% rispetto al 2021.


Cessione dei crediti, CNA: servono controlli

Tirando le somme dell'indagine, CNA sostiene che occorre dare certezza a imprese e cittadini in merito all’utilizzo e all’effettivo funzionamento della cessione del credito. "Non servono misure di natura estemporanea, come, ad esempio la previsione di sistemi di qualificazione già disposti per la partecipazione agli appalti pubblici. Ne deriverebbe uno strumento inefficace rispetto all’obiettivo perseguito, i cui oneri ricadrebbero, in larga parte, su artigiani e piccole imprese. Occorre, piuttosto, lavorare sul versante dei controlli mediante l’incrocio delle banche dati e tramite l’intensificazione dell’attività ispettiva".

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