È il grido di allarme lanciato dai Segretari Generali di FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Enzo Pelle e Alessandro Genovesi, che aggiungono: “si tratta di adeguare urgentemente non solo il PNRR ma anche i contratti di servizio e gli appalti aggiudicati negli anni passati e ora in esecuzione”.
I sindacati spiegano che la fiammata inflattiva legata a un eccesso di domanda si somma a un rincaro senza precedenti dei costi delle materie prime e dell’energia, producendo fenomeni anche di speculazione evidenti tra gli addetti ai lavori.
Inoltre - continuano i sindacati delle costruzioni -, “aver assegnato con ritardo opere a prezzi spesso oggetto di scriteriati ribassi sta portando decine di interventi, sia di manutenzione che di nuove costruzioni, all’insostenibilità economica. Risultato: si stanno già fermando i cantieri e si rischia di perdere migliaia di posti di lavoro, in un settore strategico per il Paese, come quello delle costruzioni”.
FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil - pur apprezzando gli sforzi del Governo di aggiornamento dei valori economici per le opere da assegnare, a partire da quelle del PNRR - sostengono che è evidente che vi sia un tema di tempi nel riconoscimento effettivo dei nuovi costi e di aggiornamento costante degli stessi.
“Soprattutto vi è un tema: tolte le grandi stazioni appaltanti centrali, Provveditorati alle OO.PP., Anas, RFI, occorre un intervento sugli oltre 40 miliardi di lavori previsti a vario titolo dagli enti locali. Per questo serve una soluzione rapida e netta: un aggiornamento automatico delle somme aggiudicate e un paniere di beni e materiali da sottoporre a prezzi massimi calmierati, sul modello di quanto si va discutendo in materia di benzina, anche al fine di contrastare fenomeni speculativi”.
“Per queste ragioni - concludono Panzarella, Pelle e Genovesi -, nei prossimi giorni chiederemo un incontro al Governo al fine di evitare il fermo dei cantieri o che, per tenerli aperti, si scarichi sui lavoratori, sui loro salari, sulla loro sicurezza, l’assenza di interventi governativi. Fermare oggi i cantieri delle opere pubbliche vorrebbe dire condannare il Paese in termini di maggiore efficienza, innovazione, sostenibilità, tenuta della coesione sociale”.