Cessione del credito, l'emendamento
L’emendamento proponeva di sopprimere il comma 3 dell’articolo 57 del Decreto “Aiuti”, cioè la norma che ha creato un cortocircuito nel tentativo di semplificazione del meccanismo della cessione dei crediti.Il Decreto “Aiuti”, lo ricordiamo, con l’articolo 14, comma 2 lettera b), ha riconosciuto alle banche la possibilità di cedere i crediti corrispondenti ai bonus edilizi a tutte le Partite Iva clienti, senza facoltà di ulteriore cessione.
Questa liberalizzazione è però limitata dall’articolo 57, comma 3, dello stesso Decreto “Aiuti”, che circoscrive la cessione ai crediti acquisiti sulla base delle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.
Il problema è che le banche hanno da smaltire anche molti crediti precedenti al 1° maggio e gli operatori del settore hanno da subito chiesto una modifica.
L’emendamento avrebbe dato alle banche la possibilità di cedere tutti i crediti giacenti, dando una prima risposta a professionisti e imprese che si sono ritrovati schiacciati dal blocco del mercato.
Cessione del credito, la modifica non passa
Il Comitato dei nove, cioè il comitato composto dai relatori e dai rappresentanti dei gruppi della Commissione che ha svolto l'esame del ddl in sede referente, ha però dichiarato l'emendamento inammissibile. Nella motivazione si legge che la proposta interviene in materia di cessione del credito e di sconto in fattura, analogamente ad altre proposte emendative già dichiarate inammissibili.Le modifiche alla normativa sulla cessione del credito dovranno trovare spazio in un altro provvedimento, come il Decreto "Aiuti-bis" in fase di definizione. In alternativa, la situazione potrebbe ancora cambiare durante l'esame del ddl in Parlamento soprattutto se si tiene conto che il Governo e le forze politiche sono compatte nel sostenere la modifica.