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Cessione del credito, i video chiesti da Deloitte blindano la pratica o sfiduciano i tecnici?

Cessione del credito, i video chiesti da Deloitte blindano la pratica o sfiduciano i tecnici?

Perché la società chiede di integrare la documentazione mentre le banche faticano a cedere i crediti acquisiti

Vedi Aggiornamento del 14/11/2022
Foto: everythingpossible © 123rf.com
Foto: everythingpossible © 123rf.com
di Paola Mammarella
21/09/2022 - Sta facendo molto discutere la richiesta che Deloitte ha fatto ai tecnici: produrre video per asseverare il completamento del 30% dell’intervento e poter optare per la cessione del credito corrispondente al Superbonus.
 
Il mondo delle professioni ha appreso la notizia con sconcerto. Da una parte la richiesta rappresenta un onere burocratico in più, dall’altra sembra mettere in dubbio la veridicità delle asseverazioni redatte dai tecnici, che devono sottoscrivere un’assicurazione professionale e sono soggetti a sanzioni in caso di dichiarazioni infedeli.
 
Ma in un mercato sempre più ristretto, in cui le banche continuano ad avere responsabilità e faticano a cedere i crediti acquisiti, la richiesta di Deloitte è davvero fuori luogo o serve a rendere inattaccabile la pratica di cessione, in modo che possa procedere senza intoppi?
 
Dare una risposta univoca non è facile perché, a fronte di una normativa generale, il mercato si adegua trovando soluzioni pratiche alle difficoltà che emergono in itinere.
 

Cessione del credito e responsabilità solidale delle banche

Le banche giocano un ruolo fondamentale nella cessione del credito perché acquistano i crediti dai fornitori che hanno praticato lo sconto in fattura, o dai privati committenti degli interventi, e li rimettono sul mercato, cedendoli a soggetti terzi.
 
Questo meccanismo, però, sta incontrando delle difficoltà. Tra queste c’è la responsabilità solidale a carico del cessionario per eventuali condotte fraudolente del cedente. La Legge "Aiuti-bis", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di oggi e in vigore da domani, ha introdotto una semplificazione: nelle cessioni relative al Superbonus e in quelle successive al 12 novembre 2021 relative agli bonus edilizi, la responsabilità solidale del cessionario è limitata ai casi di dolo o colpa grave, ma presuppone comunque un’attività istruttoria della banca, dal momento che il cessionario deve dimostrare di aver svolto controlli con la dovuta diligenza.
 
Dal punto di vista delle banche, e delle società di consulenza chiamate a certificare la regolarità delle operazioni, appare quindi comprensibile la pretesa di documenti aggiuntivi in grado di blindare le pratiche per non andare incontro ad imprevisti.
 

Cessione del credito, banche in difficoltà

Oltre alla responsabilità, c’è un problema di numeri, messo in luce dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. 
 
Le banche, nel periodo che va da giugno 2020 a giugno 2022, hanno accettato cessioni di crediti fiscali pari a quasi 30 miliardi di euro e hanno ceduto a terzi poco più di 712 milioni di euro, pari al 2,39% del totale. Per incrementare questa percentuale, la Legge "Aiuti-bis" ha introdotto le nuove regole sulla responsabilità solidale, che in alcuni casi non sembrano risolutive. La norma stabilisce infatti che per le cessioni relative ai bonus edilizi diversi dal Superbonus, precedenti al 12 novembre 2021, la responsabilità solidale del cessionario è limitata ai casi di dolo o colpa grave solo se il cedente coincide con il fornitore e non è una banca.  Alla luce delle nuove regole, se una Partita Iva acquistasse un credito dalla banca, non potrebbe beneficiare della responsabilità solidale alleggerita. Le banche avrebbero quindi difficoltà a smaltire i crediti più vecchi e non avrebbero "spazio" per acquistare crediti nuovi, anche legati al Superbonus.  

Una parte della relazione della Commissione sul sistema bancario si concentra proprio sulla capienza fiscale spiegando che, al momento, cioè senza considerare l’eventuale sblocco delle cessioni a terzi, le banche hanno quasi esaurito la propria capienza fiscale. A fronte di una capienza fiscale complessiva stimata in poco più di 81 miliardi, le banche, tra pratiche in lavorazione, deliberate ed erogate, hanno assunto impegni per quasi 77 miliardi di euro. La relazione riporta infatti che “la capienza fiscale è sostanzialmente interamente impegnata”.
 
Prendendo in considerazione la scarsità di risorse disponibili e la responsabilità solidale, la richiesta di Deloitte può apparire comprensibile per operare in un mercato sempre più selettivo. D’altro canto è auspicabile che la normativa dia delle risposte ai professionisti e ai committenti che si sono impegnati nella realizzazione degli interventi facendo affidamento sulle regole in vigore.
 

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