04/10/2022 - Il condominio
Grande Gorraz, disegnato dall'
architetto Laurent Chappis, è occasione per raccontare un pezzo dell’Italia della ricostruzione. Attraverso la
misura del Superbonus 110% è stato possibile mettere in atto uno straordinario intervento per il risparmio energetico e l'abbattimento di emissioni di CO
2, con una riduzione percentuale tra ante e post operam di circa l’80%.
Il complesso del Grand Gorraz è parte del piano di urbanizzazione della conca di Pila, località del comune di Gressan a 18 chilometri da Aosta. È composto da otto edifici residenziali (G1, G2, G3, G4, G6, G7, G8) e da una struttura alberghiera (G5). Il complesso si sviluppa in modo lineare lungo il pendio integrando al proprio interno la strada ed i parcheggi.
Vista aerea del complesso oggi ©Gabetti Lab
La
struttura portante degli edifici è in cemento armato con elementi modulari, mentre per le grandi luci, come per la “galleria” stradale, si è ricorso a solai a nervature incrociate con orditura triangolare.
Le
superfici in cemento armato sono
lasciate a vista ed il
rivestimento esterno in scandole di legno, che pare essere stato un rimando tattile ai boschi di conifere delle aree circostanti.
Particolare del condominio Grand Gorraz ©Gabetti Lab
Per essere un’architettura pensata negli anni ’50, si tratta di un progetto che non ha eguali. Progettare in quota un intervento di questa tipologia e dimensioni ha reso necessario il
contributo di tecnologie per l’epoca all’avanguardia, come:
- la ventilazione meccanica all’interno del fabbricato;
- i terrazzi riscaldati;
- i tetti giardino a quasi 1800 metri di quota.
Seppur negli anni il complesso ha dimostrato di saper rispondere in maniera più che adeguata alle condizioni climatiche invernali particolarmente rigide, oggi necessita di interventi più organici, con il duplice scopo di
ridurre sensibilmente i consumi energetici di gestione del fabbricato e di utilizzare
tecnologie che minimizzino la manutenzione futura al fine di consegnare alle generazioni future un’importante testimonianza di architettura contemporanea.
Il progetto di riqualificazione con il 110%
Dopo il via libera della Soprintendenza dei beni culturali della Valle D’Aosta (il fabbricato era stato tutelato dal punto di vista paesaggistico e come immobile ed area di notevole interesse pubblico), il processo di rigenerazione ha potuto prendere il via.
Gabetti Lab (con i progettisti Luca Pallù, lo Studio Enquadro, il general contractor Enel X e lo studio di amministrazione Nato) è la società che sta curando l'intervento, iniziato dall’edificio denominato G8, e che continuerà con il G1, per arrivare poi agli edifici centrali del complesso.
Il
contratto di appalto dell’operazione è di 27 milioni di euro e riguarda 4 corpi di fabbrica (G1/2/7/8) per un totale di 929 unità immobiliari (unità abitative e pertinenze). Il contratto è comprensivo di fornitura e posa di tutte le opere, IVA, costi di progettazione, direzione lavori e sicurezza, assicurazioni, asseverazioni tecniche e visto di conformità fiscale (quest’ultimi obbligatori ai fini superbonus).
Dalla verifica al progetto: il metodo
A seguito di un rilievo plano-altimetrico effettuato con la
tecnologia del laserscanner, sono state verificate le volumetrie presenti ed estrapolate tutte le superfici per procedere alle successive fasi della progettazione. Parallelamente è stato
analizzato l’aspetto energetico, facendo ampio
uso della termografia.
Dalle analisi eseguite, il
punto più critico rilevato è quello rappresentato dalle
murature perimetrali, realizzate in calcestruzzo armato da 15 cm e rivestite solamente in scandole lignee. In particolare, i
nodi tra parete e serramenti e le zone di transizione tra porzioni rivestite in scandole ed in calcestruzzo a vista, sono risultati particolarmente problematici e contribuiscono all’aumento delle spese di gestione ed al progressivo degrado della struttura.
Successivamente è stato
sviluppato un modello tridimensionale della struttura a cui sono state applicate le stratigrafie ed i ponti termici rilevati in loco. Questo processo ha permesso di
analizzare il sistema edificio-impianto e di ricercare le maggiori criticità
individuando conseguentemente
le migliori soluzioni per gli interventi da concretizzare.
L’intervento di riqualificazione ha interessato l’edificio nella sua totalità, si riportano di seguito alcuni esempi.
Gli interventi proposti: la facciata ventilata
«Quando il processo di riqualificazione è iniziato abbiamo proposto tecnologie avanzate che potessero tutelare il fabbricato esistente e dall’altra migliorarne la durabilità mantenendo intatta la struttura e la sua memoria», ha detto l’architetto Luca Pallù.
Alla luce di questa affermazione è stata utilizzata la
facciata ventilata, una tecnologia che da un lato ha reso possibile un congruo isolamento delle murature e, dall’altro, la conservazione dell'apparato ligneo di rivestimento in scandole.
Come si evince dal dettaglio costruttivo che segue, per la realizzazione della stratigrafia della facciata ventilata sono stati
applicati a secco sulla superficie esterna dell'edificio
pannelli da 18 cm di isolante in lana di vetro, distanziati dalla struttura.
Un telaio metallico, totalmente indipendente dallo strato di isolamento termico,
sostiene le scandole. In questo modo le scandole potranno essere sostituite anche localmente qualora si ammalorassero. In ultimo, dietro di esse si creerà uno sottile strato di ventilazione che permetterà di accelerare l’asciugatura dopo gli eventi atmosferici, prevenendo così il degrado.
Dettaglio Facciata ventilata ©Gabetti Lab
Il ripristino delle scandole
Le scandole sono l'elemento caratterizzante di questa architettura. L'arch. Pallù ha affermato: "abbiamo dovuto trovare delle maestranze che sapessero lavorarle. Siamo partiti consultando degli esperti del legno e sono state cambiate le scandole, da quelle in cedro a quelle in larice. Nell’architettura rurale venivano usate solo tagliate con l’accetta, ma con lo scandolista abbiamo studiato un profilo nuovo, ma simile, realizzando un gocciolatoio per far defluire meglio l’acqua e non tenerle umide a causa dell’alta quota rendendole più durevoli".
Dettaglio delle scandole prima dell'intervento ©Gabetti Lab
Gli interventi proposti: gli infissi
Gli infissi utilizzati sono della tipologia alluminio-legno e dotati di triplo vetro e doppia camera.
Per riuscire ad accedere agli incentivi fiscali è necessario che la trasmittanza termica dell’accoppiamento vetro e telaio sia inferiore ad 1 [W/m²K]. Pertanto, per rispettare il limite imposto dalla normativa vigente, è stato necessario modificare i profili oggi in commercio realizzando di fatto una nuova tipologia di serramento che oggi è in fase di deposito industriale.
“Al fine di verificare la bontà del progetto e quindi dei nodi tra serramento e muratura perimetrale, è stato anche montato un
infisso con funzione di prototipo. Su questo elemento sono state applicate le tecnologie studiate in fase di progettazione e successivamente è stato condotto un
blower door test con l’ausilio del fumo e della termocamera per verificarne il funzionamento in opera”, ha precisato l’arch. Pallù.
Dettaglio costruttivo del nuovo prototipo di infisso ideato per il progetto ©Gabetti Lab
Gli interventi proposti: il giardino pensile
Tutti i tetti pensili sono stati completamente ripristinati rimuovendo gli strati di impermeabilizzazione, il drenaggio ed il terreno. Per la nuova stratigrafia è stata utilizzata la
tecnologia del “tetto rovescio” che prevede l’inserimento di uno strato isolante che sormonta lo strato impermeabile.
Per il
drenaggio delle acque meteoriche e l’impermeabilizzazione, sono stati utilizzati nuovi materiali più prestanti sia dal punto di vista energetico che della compattezza e della resistenza. Il tutto è stato poi ricoperto da terreno vegetale, opportunamente vagliato e seminato per ripristinare il verde originario.
Dettaglio costruttivo giardino pensile ©Gabetti Lab