Di una ‘manutenzione straordinaria’ del superbonus si sta ragionando in queste ore, in vista della Legge di Bilancio per il prossimo anno.
L’ipotesi di un superbonus al 100%, circolata nei giorni scorsi, è oggi soppiantata da un superbonus 90% per i condomìni (la norma vigente prevede una aliquota del 110% fino al 31 dicembre 2023) e per le abitazioni unifamiliari (la norma vigente prevede la fine del superbonus il 31 dicembre 2022).
Queste ultime però saranno beneficiarie solo se utilizzate come prima casa e se il reddito del proprietario sia sotto una certa soglia (probabilmente 15.000 euro), che potrà aumentare in funzione del quoziente familiare.
È “poco sensato che queste norme possano servire a migliorare la seconda o terza casa - ha detto il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, all'Ansa -. Meglio rigenerare i centri urbani e favorire chi non può permettersi di accedere ai bonus, prediligendo il palazzo di periferia piuttosto che la villa di campagna”.
Superbonus, i costi fino ad oggi
Ricordiamo che, con il Decreto Rilancio che ha istituito il superbonus a maggio 2020 e con le norme successive, a livello nazionale sono stati stanziati 14,5 miliardi di euro.Successivamente, al superbonus sono stati destinati ulteriori 18,51 miliardi di euro: 13,95 miliardi di euro del PNRR e 4,56 miliardi di euro del Fondo complementare, per un totale di 33,3 miliardi di euro.
Questo consistente budget è stato sforato a fine agosto quando, in base ai dati Enea, solo per gli interventi di efficientamento energetico, il costo a carico dello Stato si è attestato a 47 miliardi di euro.
E i numeri continuano a crescere: a fine settembre 2022, Enea ha stimato un costo di 56 miliardi a carico dello Stato, a fronte di investimenti pari a 51 miliardi di euro. Un trend insostenibile che rende necessaria un’azione di ridimensionamento.