Professionisti, arriva la flat tax a 85mila euro e incrementale
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Professionisti, arriva la flat tax a 85mila euro e incrementale
Nella bozza del ddl di bilancio 2023 anche tetto al contante a 5mila euro, stop alle sanzioni sul POS e controlli sulle Partite Iva
Aggiornamento del 28 novembre 2022: la soglia di esenzione dall'obbligo di POS sale a 60 euro
24/11/2022 - Tassazione più leggera e maggiori controlli. Si possono riassumere così le novità per professionisti e autonomi, contenute nella bozza di legge di bilancio che ha iniziato a circolare.
Se da una parte salgono il tetto di reddito per avvalersi della flat tax e quello per l’utilizzo del contante, e viene ammorbidito l'obbligo di utilizzo del POS, dall’altro saranno condotti controlli sull’apertura delle Partite Iva, che promettono di essere più approfonditi rispetto al passato.
Il tetto di ricavi e compensi annuali, sotto il quale i lavoratori autonomi e le Partite Iva pagano una tassa forfetaria con aliquota unica del 15%, salirà dagli attuali 65mila a 85mila euro.
La bozza prevede inoltre che il regime forfetario cessi dall’anno in cui il professionista registri ricavi o compensi superiori a 100mila euro. In questo caso, il professionista dovrà pagare l’Iva a partire dalle operazioni che comportano il superamento si questo limite.
Questa causa di esclusione dalla flat tax si aggiungerà alle altre già esistenti:
- superamento del tetto dei ricavi o compensi;
- superamento del limite di 20mila euro per spese per lavoro accessorio;
- residenza in un Paese extra UE o che non assicuri lo scambio di informazioni sui redditi;
- partecipazioni a società controllanti che esercitano attività riconducibili a quella professionale;
- prestazione dell’attività nei confronti di precedenti datori di lavoro;
- redditi da lavoro dipendente superiori a 30mila euro nell’anno precedente.
I professionisti e gli autonomi che non scelgono il regime forfetario potranno pagare un’imposta sostitutiva calcolata con un’aliquota del 15% sulla base imponibile, comunque non superiore a 40mila euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa o di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5% di quest’ultimo ammontare.
Il testo alleggerisce l’obbligo di accettare pagamenti elettronici e introduce un periodo transitorio in cui non saranno applicate multe.
L’obbligo di POS, lo ricordiamo, è in vigore dal 30 giugno 2022 e prevede sanzioni pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione, a carico di chi non accetta i pagamenti con POS, bancomat o carta di credito.
Si è esonerati dalle sanzioni solo in caso di impossibilità tecniche. A questa esenzione se ne aggiungeranno altre, che saranno definite dal Ministro delle imprese e made in Italy, con un decreto da emanare entro il 30 giugno 2023, e riguarderanno le transazioni di importo inferiore a 30 euro.
La novità più importante è contenuta nell’ultimo comma dell’articolo: fino all’emanazione del decreto, quindi almeno per sei mesi, saranno sospesi i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni. L’impatto della misura, se confermata, sarebbe notevole, soprattutto se si considerano i tempi, normalmente lunghi, per l’adozione dei decreti ministeriali attuativi.
In caso di irregolarità o di mancata presentazione negli uffici preposti, l’Agenzia emetterà un provvedimento di cessazione della partita Iva.
Se l’Agenzia delle Entrate ravvisa elementi di rischio o errori nei documenti, emana un provvedimento di chiusura della Partita Iva. Il soggetto colpito dal provvedimento può chiedere l’apertura di una nuova partita Iva come imprenditore individuale, lavoratore autonomo o rappresentante legale di società, associazione od ente solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50mila euro.
Se prima del provvedimento di chiusura, sono state commesse irregolarità fiscali non ancora sanate, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50mila euro.
Il professionista colpito dal provvedimento di chiusura della Partita Iva deve inoltre pagare una sanzione pari a 3mila euro e l’intermediario che trasmette la dichiarazione deve rispondere in solido.
24/11/2022 - Tassazione più leggera e maggiori controlli. Si possono riassumere così le novità per professionisti e autonomi, contenute nella bozza di legge di bilancio che ha iniziato a circolare.
Se da una parte salgono il tetto di reddito per avvalersi della flat tax e quello per l’utilizzo del contante, e viene ammorbidito l'obbligo di utilizzo del POS, dall’altro saranno condotti controlli sull’apertura delle Partite Iva, che promettono di essere più approfonditi rispetto al passato.
Flat tax fino a 85mila euro
Il tetto di ricavi e compensi annuali, sotto il quale i lavoratori autonomi e le Partite Iva pagano una tassa forfetaria con aliquota unica del 15%, salirà dagli attuali 65mila a 85mila euro.La bozza prevede inoltre che il regime forfetario cessi dall’anno in cui il professionista registri ricavi o compensi superiori a 100mila euro. In questo caso, il professionista dovrà pagare l’Iva a partire dalle operazioni che comportano il superamento si questo limite.
Questa causa di esclusione dalla flat tax si aggiungerà alle altre già esistenti:
- superamento del tetto dei ricavi o compensi;
- superamento del limite di 20mila euro per spese per lavoro accessorio;
- residenza in un Paese extra UE o che non assicuri lo scambio di informazioni sui redditi;
- partecipazioni a società controllanti che esercitano attività riconducibili a quella professionale;
- prestazione dell’attività nei confronti di precedenti datori di lavoro;
- redditi da lavoro dipendente superiori a 30mila euro nell’anno precedente.
Flat tax incrementale
I professionisti e gli autonomi che non scelgono il regime forfetario potranno pagare un’imposta sostitutiva calcolata con un’aliquota del 15% sulla base imponibile, comunque non superiore a 40mila euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa o di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5% di quest’ultimo ammontare. Tetto al contante da 1.000 a 5.000 euro
La Legge di Bilancio 2023 eleva da 1.000 a 5.000 euro la soglia oltre la quale è vietato effettuare pagamenti in contanti. Il nuovo limite sarà in vigore dal 1° gennaio 2023.Obbligo di POS, stop alle sanzioni fino a giugno 2023
Leggi l'aggiornamento con le novità della BOZZA DEL 27 NOVEMBREIl testo alleggerisce l’obbligo di accettare pagamenti elettronici e introduce un periodo transitorio in cui non saranno applicate multe.
L’obbligo di POS, lo ricordiamo, è in vigore dal 30 giugno 2022 e prevede sanzioni pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione, a carico di chi non accetta i pagamenti con POS, bancomat o carta di credito.
Si è esonerati dalle sanzioni solo in caso di impossibilità tecniche. A questa esenzione se ne aggiungeranno altre, che saranno definite dal Ministro delle imprese e made in Italy, con un decreto da emanare entro il 30 giugno 2023, e riguarderanno le transazioni di importo inferiore a 30 euro.
La novità più importante è contenuta nell’ultimo comma dell’articolo: fino all’emanazione del decreto, quindi almeno per sei mesi, saranno sospesi i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni. L’impatto della misura, se confermata, sarebbe notevole, soprattutto se si considerano i tempi, normalmente lunghi, per l’adozione dei decreti ministeriali attuativi.
Partite Iva, in arrivo maggiori controlli
La bozza prevede che l’Agenzia delle Entrate effettui specifiche analisi del rischio connesso al rilascio di nuove partite Iva. I professionisti saranno invitati ad esibire la documentazione per dimostrare l’assenza dei profili di rischio.In caso di irregolarità o di mancata presentazione negli uffici preposti, l’Agenzia emetterà un provvedimento di cessazione della partita Iva.
Se l’Agenzia delle Entrate ravvisa elementi di rischio o errori nei documenti, emana un provvedimento di chiusura della Partita Iva. Il soggetto colpito dal provvedimento può chiedere l’apertura di una nuova partita Iva come imprenditore individuale, lavoratore autonomo o rappresentante legale di società, associazione od ente solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50mila euro.
Se prima del provvedimento di chiusura, sono state commesse irregolarità fiscali non ancora sanate, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50mila euro.
Il professionista colpito dal provvedimento di chiusura della Partita Iva deve inoltre pagare una sanzione pari a 3mila euro e l’intermediario che trasmette la dichiarazione deve rispondere in solido.