Codice Appalti, progettisti critici sul testo approvato
PROGETTAZIONE
Codice Appalti, progettisti critici sul testo approvato
Cnappc: ‘qualità dell’opera considerata marginale’. Fondazione Inarcassa: ‘a rischio l’attuazione del PNRR’. OICE: ‘grave errore rinunciare alla centralità del progetto’. Filca-Cisl invece soddisfatta
20/12/2022 - Non si sono fatte attendere le reazioni ai contenuti del nuovo Codice Appalti, approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri.
Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ritiene che la qualità dell’opera da realizzare sia considerata un aspetto secondario e marginale; secondo Fondazione Inarcassa, il testo rischia di pregiudicare l’attuazione del PNRR; per OICE è un grave errore rinunciare alla centralità del progetto, con rischio di aumenti dei costi e dei ritardi; più positiva Filca-Cisl che, soddisfatta per l’approvazione in Consiglio dei Ministri, prepara interventi per migliorare il testo.
“Servirebbero - continua - capacità programmatorie e progettuali in termini di innovazione e di qualità. Gli estensori del testo del nuovo Codice hanno ritenuto, al contrario, che la fase progettuale e, soprattutto, il risultato della qualità dell’opera da realizzare, siano aspetti del tutto secondari e marginali dimostrando di non avere compreso che la fase della progettazione è fondamentale all’interno del processo: non basta accelerare le procedure, ma occorre che le diverse fasi rispondano ad un obiettivo primario, cioè quello di raggiungere la qualità dell’opera in coerenza con gli obiettivi europei”.
“Il progetto assume, quindi, un ruolo fondamentale nel processo di ideazione, definizione ed esecuzione di un’opera pubblica. Trascurare questo aspetto costituisce un ritorno al passato, eliminando con un colpo di spugna importanti norme già contenute nel Dlgs 50/2016”.
“E ancora, il ridimensionamento dell’affidamento dei servizi di progettazione attraverso i concorsi in due fasi, strumento indispensabile per selezionare la qualità, va in netta controtendenza con i risultati in termini quantitativi e qualitativi registrati negli ultimi anni: la scelta dei concorsi, accogliendo le proposte più volte avanzate dal mondo delle professioni tecniche, doveva essere confermata e perfezionata affermando così principi già acquisiti ed altamente innovativi” - conclude Miceli.
“Abbiamo denunciato ripetutamente che il maggior problema del Paese è il tempo necessario alla macchina pubblica per valutare, approvare, pubblicare e deliberare - commenta Franco Fietta, Presidente Fondazione Inarcassa. È già stato dimostrato che il 54,3% del tempo necessario per completare un’opera è occupato da procedimenti burocratici ed autorizzativi. Malgrado queste evidenze, il nuovo Codice continua ad intervenire ostinatamente sulla progettazione tecnica abortendone, addirittura, un intero livello”.
“Si è sempre sostenuta la centralità del progetto - continua Fietta -, ora invece lo si limita quasi fosse un problema. Abbiamo assistito all’approvazione di numerosi decreti che hanno inciso profondamente sulla fase progettuale e siamo già in ritardo nell’attuazione del PNRR. Eppure, si insiste a ridurre i livelli progettuali, anche attraverso un ampliamento indiscriminato dell’istituto dell’appalto integrato. Il risultato, ampiamente prevedibile, sarà un peggioramento della qualità progettuale, un arretramento sui temi della sicurezza e del rispetto dei vincoli; un incremento del contenzioso e delle varianti”.
“La fusione dei livelli di progettazione - secondo Fietta - è un’idea molto pasticciata, di difficile attuazione in tempi congrui, che non trova sponda in tutte le altre norme correlate. Temiamo anche che si dimostri lesiva del principio dell’equo compenso, nel caso valuteremo le azioni più opportune”.
“È grave - conclude Miceli - che le norme del nuovo Codice privilegino segmenti forti del sistema, basati sul processo organizzato in grado di dare risposte seriali e ripetitive, penalizzando l’ambito professionale impegnato nella ricerca di soluzioni progettuali di qualità”.
Anche secondo Fondazione Inarcassa, “l’appalto integrato nega al progettista la posizione di consulente della pubblica amministrazione, portandolo sul lato dell’impresa; così non si garantisce la qualità del progetto e la rispondenza dello stesso a criteri esclusivi di interesse pubblico. È un istituto valido per casi eccezionali, come il ponte di Genova, ma non è certamente la soluzione per tutte le occasioni. Nella maggioranza degli appalti, la definizione della spesa e della qualità dell’opera non possono essere svendute all’appaltatore”.
“Nel nuovo codice - afferma Giorgio Lupoi, presidente dell’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria - ci sono molte novità positive, ma sulla liberalizzazione dell’appalto integrato e sulla trasparenza il Governo, nel dare seguito alle richieste degli enti locali senza interloquire realmente con il nostro settore, sta facendo un grave errore”.
“Non è un problema di categoria ma un semplice problema di buon senso e lo avremmo detto, se ce lo avessero permesso, non con una call sul web, ma sedendo ad un tavolo di confronto reale: la scelta di campo proposta dal Governo di liberalizzazione dell’appalto integrato è semplicemente illogica per le opere che non abbiano carattere di complessità come peraltro aveva scritto il Consiglio di Stato”.
“Anche la signora Maria saprebbe comprendere che un buon progetto è alla base di una buona realizzazione e che il tempo necessario alla progettazione della seconda fase si può contenere solo se questa è eseguita dal soggetto che ha svolto la prima fase. Non è affatto vero che così facendo si taglieranno i tempi, è verso esattamente il contrario perché l’interesse delle imprese sarà quello di recuperare i ribassi con le varianti”.
“Se il testo rimarrà questo, l’appalto integrato liberalizzato finirà per ritardare la realizzazione delle opere e farà aumentare i costi in un momento in cui abbiamo già il caro materiali”.
“L’impianto normativo in molte sue disposizioni è apprezzabile e condivisibile - secondo Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl -: penso ai chiarimenti in merito all’intervento sostitutivo delle Stazioni Appaltanti nei casi di inadempienza contributiva e retributiva delle imprese affidatarie (art. 11), al calcolo totale degli importi anche in caso di suddivisione in lotti nella realizzazione di un’opera (art. 14), allo scorporo dei costi della manodopera e della sicurezza dal ribasso (art. 41)”.
“Nel Codice - prosegue Pelle - rimangono fermi quei principi positivi sui contratti per tutta la catena dell’appalto, con il riferimento all’applicazione dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, sul mantenimento delle stesse condizioni di lavoro in caso di subappalto, sulla prevalenza dell’opera e sulla non cessione integrale del contratto. Inoltre, si conferma la centralità dell’azione del sistema bilaterale edile nella certificazione contributiva, Durc, e nel calcolo della congruità della manodopera nell’esecuzione di un lavoro”.
“Noi - sottolinea Pelle - crediamo che sia ancora possibile rafforzare la digitalizzazione, strumento di semplificazione e trasparenza, e chiediamo il riferimento alla stesura di un Bando Tipo per Lavori correlato anche da un Contratto Tipo per tutti gli affidamenti, che potrebbe essere l’occasione per ampliare quei processi di digitalizzazione già messi in atto, anche attraverso il dialogo sociale con le parti interessate”.
“Inoltre, riteniamo importante il riferimento alle clausole sulla revisione dei prezzi, fondamentali per evitare di paralizzare il tessuto produttivo. Sul tema abbiamo proposto una soluzione digitale, con l’introduzione di sistemi per aggiornamenti periodici dei prezzi, attraverso una sorta di paniere di beni fondamentali”.
“L’allineamento del Codice con la normativa europea in materia di subappalto e subaffidamento - aggiunge il segretario generale della Filca - merita un’attenzione particolare: siamo impegnati per modificarla anche a livello comunitario, ma sul tema è positivo che il Codice affidi una valutazione alle stazioni appaltanti”.
Una posizione decisamente meno critica rispetto a quella espressa da Filca Cisl pochi giorni fa insieme agli altri sindacati.
Anche Fondazione Inarcassa avrebbe auspicato una maggiore concertazione e attenzione alle istanze di quei liberi professionisti che devono progettare, dirigere e collaudare le opere pubbliche”.
Fica Cisl dichiara che seguirà con attenzione il percorso di conversione in legge, per rivendicare ulteriori miglioramenti.
Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) ritiene che la qualità dell’opera da realizzare sia considerata un aspetto secondario e marginale; secondo Fondazione Inarcassa, il testo rischia di pregiudicare l’attuazione del PNRR; per OICE è un grave errore rinunciare alla centralità del progetto, con rischio di aumenti dei costi e dei ritardi; più positiva Filca-Cisl che, soddisfatta per l’approvazione in Consiglio dei Ministri, prepara interventi per migliorare il testo.
Codice Appalti, in secondo piano la qualità del progetto
“Esiste una grave sottovalutazione della centralità del progetto nel processo di sviluppo delle procedure nelle opere pubbliche con il rischio, molto concreto, che le risorse del PNRR possano essere intercettate e non essere impegnate nella originaria strategia di ripresa del Paese su cui l’Europa ha avviato il Recovery Fund per raggiungere importanti obiettivi in tema di transizione ecologica ed energetica del nostro sistema”. Così Francesco Miceli, Presidente del CNAPPC.“Servirebbero - continua - capacità programmatorie e progettuali in termini di innovazione e di qualità. Gli estensori del testo del nuovo Codice hanno ritenuto, al contrario, che la fase progettuale e, soprattutto, il risultato della qualità dell’opera da realizzare, siano aspetti del tutto secondari e marginali dimostrando di non avere compreso che la fase della progettazione è fondamentale all’interno del processo: non basta accelerare le procedure, ma occorre che le diverse fasi rispondano ad un obiettivo primario, cioè quello di raggiungere la qualità dell’opera in coerenza con gli obiettivi europei”.
“Il progetto assume, quindi, un ruolo fondamentale nel processo di ideazione, definizione ed esecuzione di un’opera pubblica. Trascurare questo aspetto costituisce un ritorno al passato, eliminando con un colpo di spugna importanti norme già contenute nel Dlgs 50/2016”.
“E ancora, il ridimensionamento dell’affidamento dei servizi di progettazione attraverso i concorsi in due fasi, strumento indispensabile per selezionare la qualità, va in netta controtendenza con i risultati in termini quantitativi e qualitativi registrati negli ultimi anni: la scelta dei concorsi, accogliendo le proposte più volte avanzate dal mondo delle professioni tecniche, doveva essere confermata e perfezionata affermando così principi già acquisiti ed altamente innovativi” - conclude Miceli.
“Abbiamo denunciato ripetutamente che il maggior problema del Paese è il tempo necessario alla macchina pubblica per valutare, approvare, pubblicare e deliberare - commenta Franco Fietta, Presidente Fondazione Inarcassa. È già stato dimostrato che il 54,3% del tempo necessario per completare un’opera è occupato da procedimenti burocratici ed autorizzativi. Malgrado queste evidenze, il nuovo Codice continua ad intervenire ostinatamente sulla progettazione tecnica abortendone, addirittura, un intero livello”.
“Si è sempre sostenuta la centralità del progetto - continua Fietta -, ora invece lo si limita quasi fosse un problema. Abbiamo assistito all’approvazione di numerosi decreti che hanno inciso profondamente sulla fase progettuale e siamo già in ritardo nell’attuazione del PNRR. Eppure, si insiste a ridurre i livelli progettuali, anche attraverso un ampliamento indiscriminato dell’istituto dell’appalto integrato. Il risultato, ampiamente prevedibile, sarà un peggioramento della qualità progettuale, un arretramento sui temi della sicurezza e del rispetto dei vincoli; un incremento del contenzioso e delle varianti”.
“La fusione dei livelli di progettazione - secondo Fietta - è un’idea molto pasticciata, di difficile attuazione in tempi congrui, che non trova sponda in tutte le altre norme correlate. Temiamo anche che si dimostri lesiva del principio dell’equo compenso, nel caso valuteremo le azioni più opportune”.
Codice Appalti, scarsa attenzione all’equo compenso
Secondo il CNAPPC, per quanto concerne il calcolo delle competenze professionali, vi è un ritorno al passato perché “non vi è traccia del ‘Decreto Parametri’ (DM 17 giugno 2016) che dovrebbe essere lo strumento principale di riferimento per il calcolo delle competenze nell’affidamento dei servizi di Architettura ed Ingegneria e che andrebbe aggiornato così come previsto dalla normativa vigente”.“È grave - conclude Miceli - che le norme del nuovo Codice privilegino segmenti forti del sistema, basati sul processo organizzato in grado di dare risposte seriali e ripetitive, penalizzando l’ambito professionale impegnato nella ricerca di soluzioni progettuali di qualità”.
Codice Appalti, i rischi dell’appalto integrato
Secondo il Presidente del CNAPPC Miceli, “avere riportato in auge l’appalto integrato, cioè affidando progettazione esecutiva ed esecuzione all’impresa, conferma il nostro giudizio critico sul nuovo Codice, anche nella considerazione che l’esperienza fin qui svolta ha dimostrato molte criticità. L’appalto integrato ha prodotto per gran parte enormi conteziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti: riproporlo ed estenderlo è un grave errore”.Anche secondo Fondazione Inarcassa, “l’appalto integrato nega al progettista la posizione di consulente della pubblica amministrazione, portandolo sul lato dell’impresa; così non si garantisce la qualità del progetto e la rispondenza dello stesso a criteri esclusivi di interesse pubblico. È un istituto valido per casi eccezionali, come il ponte di Genova, ma non è certamente la soluzione per tutte le occasioni. Nella maggioranza degli appalti, la definizione della spesa e della qualità dell’opera non possono essere svendute all’appaltatore”.
“Nel nuovo codice - afferma Giorgio Lupoi, presidente dell’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria - ci sono molte novità positive, ma sulla liberalizzazione dell’appalto integrato e sulla trasparenza il Governo, nel dare seguito alle richieste degli enti locali senza interloquire realmente con il nostro settore, sta facendo un grave errore”.
“Non è un problema di categoria ma un semplice problema di buon senso e lo avremmo detto, se ce lo avessero permesso, non con una call sul web, ma sedendo ad un tavolo di confronto reale: la scelta di campo proposta dal Governo di liberalizzazione dell’appalto integrato è semplicemente illogica per le opere che non abbiano carattere di complessità come peraltro aveva scritto il Consiglio di Stato”.
“Anche la signora Maria saprebbe comprendere che un buon progetto è alla base di una buona realizzazione e che il tempo necessario alla progettazione della seconda fase si può contenere solo se questa è eseguita dal soggetto che ha svolto la prima fase. Non è affatto vero che così facendo si taglieranno i tempi, è verso esattamente il contrario perché l’interesse delle imprese sarà quello di recuperare i ribassi con le varianti”.
“Se il testo rimarrà questo, l’appalto integrato liberalizzato finirà per ritardare la realizzazione delle opere e farà aumentare i costi in un momento in cui abbiamo già il caro materiali”.
Codice Appalti, Filca-Cisl soddisfatta per l’approvazione
“L’impianto normativo in molte sue disposizioni è apprezzabile e condivisibile - secondo Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl -: penso ai chiarimenti in merito all’intervento sostitutivo delle Stazioni Appaltanti nei casi di inadempienza contributiva e retributiva delle imprese affidatarie (art. 11), al calcolo totale degli importi anche in caso di suddivisione in lotti nella realizzazione di un’opera (art. 14), allo scorporo dei costi della manodopera e della sicurezza dal ribasso (art. 41)”.“Nel Codice - prosegue Pelle - rimangono fermi quei principi positivi sui contratti per tutta la catena dell’appalto, con il riferimento all’applicazione dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, sul mantenimento delle stesse condizioni di lavoro in caso di subappalto, sulla prevalenza dell’opera e sulla non cessione integrale del contratto. Inoltre, si conferma la centralità dell’azione del sistema bilaterale edile nella certificazione contributiva, Durc, e nel calcolo della congruità della manodopera nell’esecuzione di un lavoro”.
“Noi - sottolinea Pelle - crediamo che sia ancora possibile rafforzare la digitalizzazione, strumento di semplificazione e trasparenza, e chiediamo il riferimento alla stesura di un Bando Tipo per Lavori correlato anche da un Contratto Tipo per tutti gli affidamenti, che potrebbe essere l’occasione per ampliare quei processi di digitalizzazione già messi in atto, anche attraverso il dialogo sociale con le parti interessate”.
“Inoltre, riteniamo importante il riferimento alle clausole sulla revisione dei prezzi, fondamentali per evitare di paralizzare il tessuto produttivo. Sul tema abbiamo proposto una soluzione digitale, con l’introduzione di sistemi per aggiornamenti periodici dei prezzi, attraverso una sorta di paniere di beni fondamentali”.
“L’allineamento del Codice con la normativa europea in materia di subappalto e subaffidamento - aggiunge il segretario generale della Filca - merita un’attenzione particolare: siamo impegnati per modificarla anche a livello comunitario, ma sul tema è positivo che il Codice affidi una valutazione alle stazioni appaltanti”.
Una posizione decisamente meno critica rispetto a quella espressa da Filca Cisl pochi giorni fa insieme agli altri sindacati.
Codice Appalti, i prossimi step
Il CNAPPC chiede di istituire subito un tavolo di confronto con il Governo tra le varie componenti produttive e le rappresentanze degli Ordini professionali per mettere in essere alcuni importanti ed indispensabili correttivi.Anche Fondazione Inarcassa avrebbe auspicato una maggiore concertazione e attenzione alle istanze di quei liberi professionisti che devono progettare, dirigere e collaudare le opere pubbliche”.
Fica Cisl dichiara che seguirà con attenzione il percorso di conversione in legge, per rivendicare ulteriori miglioramenti.